I terroristi talebani hanno tentato di ucciderla. Sopravvivendo all’attacco terroristico, è diventata un simbolo. Nel 2014 il Premio Nobel per la Pace. Una voce che continua a denunciare le ingiustizie contro i bambini. Buon viaggio con la nuova puntata di “Vite Straordinarie – Ritratti fuori dal comune”
Arrivare prima di altri e fare la differenza. In fondo è questa la ricetta vincente di quegli innovatori che battono sentieri inesplorati per spingersi oltre, realizzando vere e proprio Vite Straordinarie. Certo, ci vogliono competenze specifiche, visione allargata, dedizione estrema, coraggio da vendere e una squadra che poi riesca a tirare la volata. Ma le storie che state per leggere e ascoltare su StartupItalia in questo mese di agosto racchiudono tutto questo e molto di più. Parte la rubrica estiva “Vite Straordinarie – Ritratti fuori dal comune” con le storie di Brian Chesky, Serena Williams, Daniel Ek, Elon Musk, Paul Graham, Sam Altman, Licypriya Kangujam, Maya Gabeira, Samantha Cristoforetti, Masih Alinejad, Jeff Bezos, Malala Yousafzai. Dal 7 agosto ogni lunedì, mercoledì e venerdì come cover story un longform scritto dalla redazione centrale di StartupItalia e con le firme di Alessandro Di Stefano, Chiara Buratti, Gabriella Rocco e Carlo Terzano. Ogni ritratto è accompagnato dalle illustrazioni di Giulio Pompei. E poi c’è un podcast da ascoltare con la voce del direttore editoriale Giampaolo Colletti. Leggi qui sotto la nuova puntata o ascoltata su Spotify. Per saperne di più leggi il pezzo di lancio.
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«Ci rendiamo conto dell’importanza della luce quando piombiamo nelle tenebre». Attivista e blogger pakistana, a soli diciassette anni Malala Yousafzai è stata la vincitrice più giovane di sempre del Premio Nobel per la Pace. La motivazione che nel 2014 ha spinto il comitato norvegese a conferire un tale riconoscimento a Malala e all’attivista indiano Kailash Satyarthi si escplicita come una frase di giustizia universale. “Per la lotta contro la sopraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’istruzione”. La sua è una storia che ha fatto il giro del mondo: a soli tredici anni Malala scrive sul proprio blog per la BBC: qui documenta le ingiustizie e la violenza del regime dei talebani pakistani, contrari ai diritti delle donne e al diritto all’istruzione per i bambini. Nel 2012 è vittima di un attacco da parte di un gruppo di terroristi: a bordo dello scuolabus su cui si trovava, le sparano, ferendola gravemente alla testa. Ricoverata nell’ospedale militare di Peshawar, sopravvive divenendo un simbolo di resistenza.
Per i diritti di tutti
L’attivista è apprezzata da anni per il suo impegno nella tutela dei diritti, di tutti i diritti, tra cui quello all’istruzione per bambine e ragazze. Un anno prima del Nobel, in occasione del suo sedicesimo compleanno, Malala ha parlato al Palazzo di Vetro dell’ONU a New York, indossando lo scialle appartenuto all’ex prima ministra del Pakistan, Benazir Bhutto, uccisa in un attentato terroristico nel 2007. Il suo appello è un grido disperato contro le ingiustizie: diritto all’istruzione per le bambine e i bambini di tutto il mondo. «I miei genitori mi hanno dato il nome della Giovanna d’Arco pashtun, Malalai di Maiwand. La parola Malala vuol dire “colpita da un lutto”, “triste”, ma per aggiungere allegria al nome i miei genitori mi chiamano sempre Malala, la ragazza più felice del mondo».
La voce di Malala, amplificata anche grazie alla forza dei social, è un faro fondamentale nel dibattito globale. «Io non parlo per me stessa, ma per dare voce a coloro che meritano di essere ascoltati. Coloro che hanno lottato per i loro diritti. Per il loro diritto a vivere in pace». Nata nel 1997 a Mingora, nel Pakistan Settentrionale, è figlia dell’insegnante e attivista Ziauddin Yousafzai, noto per il suo impegno contro i talebani, contrari ai diritti all’istruzione delle donne. Prima del Nobel è stata nominata anche per l’International Children’s Peace Prize.
La missione di Malala
Secondo Ihsanullah Ihsan, portavoce dei talebani che non sono riusciti a ucciderla, la ragazza «è il simbolo degli infedeli e dell’oscenità». Purtroppo sono tantissime le ingiustizie dimenticate. O peggio ancora, mai raccontate. Sopravvivendo Malala si è però fatta carico di una missione: grazie alla sua potenza comunicativa non smette di denunciare le tragedie e i drammi umani nel suo Paese e ovunque nel mondo. Malala vive a Birmingham, in Inghilterra. Da lì continua la propria battaglia. Nell’agosto 2017 è stata ammessa all’Università di Oxford, dove ha conseguito la laurea in Philosophy, Politics, and Economics. Se in origine utilizzava il blog, nel corso degli anni il suo impegno si è espresso anche sui social network, dove ha preso più volte posizioni su questioni di politica internazionale. Nel settembre 2017, ad esempio, ha criticato su Twitter la leader politica birmana Aung San Suu Kyi per il silenzio di fronte alle violenze delle quali è vittima la minoranza musulmana Rohingya.
Politicamente si dice pacifista e socialista. Nel 2021 si è sposata con Asser Malik. Oltre a essere stata nominata e ad aver vinto una lunga serie di riconoscimenti per il suo impegno proficuo per la parità di genere, Malala ha scritto tre libri, editi in Italia da Garzanti: “Io sono Malala. La mia battaglia per la libertà e l’istruzione delle donne” (2013), con Christina Lamb “La matita magica di Malala” (2017) e con Liz Welch “Siamo tutti profughi. I miei viaggi e i miei incontri con le ragazze di tutto il mondo in fuga dalla guerra” (2019). Nel 2022 ha prodotto il suo primo film con la sua società Extracurricular dedicato alle sommozzatrici dell’isola di Jeju in Corea del Sud. Il documentario, diretto da Sue Kim, racconta la storia delle cosiddette “sirene della Corea”, matriarche rimaste in poche a combattere per proteggere l’oceano dall’incombente minaccia ambientale. A lei è, invece, dedicato il film “Malala (He Named Me Malala)” per la regia di Davis Guggenheim (2015). Una pellicola che riporta i suoi pensieri e le sue azioni. «Sedermi a scuola a leggere libri insieme a tutte le mie amiche è un mio diritto, vedere ogni essere umano sorridere di felicità è il mio desiderio. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne. Sono le nostre armi più potenti». Questo è il pensiero di Malala. Narrazioni che diventano azioni potentissime.