Ai Quartieri Spagnoli c’è stato un miracolo, ma forse in fondo ce n’è uno al giorno, come solo qui accade. Così scrive Antonio Prigiobbo, fondatore di NAStartUp. Nel suo guest post il viaggio in una città piena di risorse, spesso sconosciute. Ma come sprigionare il potenziale di un territorio? Una formula vincente c’è
Ai Quartieri Spagnoli c’è stato un Miracolo e forse ce n’è uno ogni giorno, come solo quelli che qui sanno essere: spettacolari, incredibili, insomma quelli Napoletani (San Gennaro docet). In particolare questo è un Miracolo PopArtcipato (che farà parlare e scrivere molto). Ad aver cambiato la vita, di giorno e di notte su e a “I Quartieri” – come li chiamano i napoletani che vivono negli equivalenti quadei vecchi sedili – sono tanti fattori che si sono innescati, sviluppati e sostenuti, insieme grazie a tanti protagonisti. Protagonisti popolari, del popolo, perché nel bene e nel male, come accaduto in questi anni per il turismo, il fattore che ha favorito queste trasformazioni è stato la deregulation, ovvero l’assenza di regole e la convergenza d’interessi partecipati; non particolari atti amministrativi, opere, strumenti, politiche e investimenti che abbiano inciso.
Lo dichiaro subito, io sono uno che preferisce 10, 100 e 1000 volte la confusione che fa la vita rispetto al silenzio dell’isolamento, della paura o ancora peggio dell’omertà. Certo, ci si potrebbero dare, o meglio far rispettare delle regole. Certo si potrebbe, ma la regolarità appunto si trova fuori da questo fenomeno che si alimenta con la straordinarietà. Meglio la vitalità, il baccano e il fusion di ragazzi e viaggiatori di tutto il mondo che la vecchia “Non andarci, è pericolosissimo”. Solo alcuni anni fa mi chiedevano poiché ci vivo: “Ma veramente è così pericoloso?” “Quanto rischi?”, “Lì ci posso arrivare”. Anni in cui l’unico baccano era la rottura del silenzio con grida di strazio, per uno scippo o una rapina. E anni in cui il baccano migliore “erano” i cantanti che, a mo di fenomeni da baraccone, puntualmente allo scoccare della mezzanotte, mettevano su mini concerti, per compleanni e anniversari.
La rivoluzione dei quartieri spagnoli nasce da lontano, da quando i Quartieri iniziano a essere vissuti e abitati, per il loro costo basso; da una parte da studenti universitari italiani o stranieri (in Erasmus – ci sarebbe da fare uno studio solo sugli Erasmus che scelgono Napoli); dall’altra dalle diverse comunità di lavoratori extracomunitari che, pian piano, hanno convertito i famosi bassi in monolocali affollati. È da questa formula, ma anche dal mix di idee di accoglienza pop che nascono il famoso Spritz a 1 euro o la cena “animata” a 10 euro, uniti alle già presenti pizzerie per turisti e quelle per il “quartierese” pizza e birra a tavola a 5-6 euro. Mettici che Napoli è diventata una Social City, dove le persone vengono per sentirsi napoletane più che essere semplici turisti (basta notare come tutti indossino la maglia di Maradona), mettici che si è passati dalla mascherina Covid a quella di Oshimen. Quale poteva diventare il posto immancabile per questa rivoluzione se non Largo Maradona? Mi manca vedere facce arrabbiate, disperate e vivere un disagio diffuso? No, preferisco vedere facce strane che fanno sorrisi e che proteggono i visitatori. Forse i Quartieri non sono il posto giusto per stare tranquilli, in relax o in Pace… Ma non c’è mai stato un posto così. Sì, forse questa terra ha bisogno solo di lavoro per cambiare verso e splendere ancor di più, per non trattare mai più male la sua bellezza, accusando qualcuno o qualcosa.
Questo testo è stato ripreso dal blog antonio.prigiobbo.it