La startup, nata in Toscana, ha vinto il premio Legambiente “Innovazione amica dell’ambiente” 2019 e si occupa della riqualificazione degli immobili rurali attraverso il modello economico dell’eCo-Living
Smart e south working, eco e sisma bonus. Temi diversi, ma che potrebbero concorrere a un risultato comune: il ripopolamento dei borghi di provincia e delle aree rurali d’Italia. Difatti, in particolare nelle aree interne del Paese, molti edifici sono rimasti abbandonati e lasciati al loro destino. Da questa consapevolezza e dalla possibilità di dare una nuova vita agli immobili, è nata ReCreo, una startup toscana che applica un innovativo metodo denominato eCo-Living. “Il modello eCo-Living può essere considerato un primo modello di attività economica, da applicarsi in un caso di recupero, poiché garantisce sostenibilità economica”, spiega Leo Cusseau, cofondatore e project manager dell’azienda.
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Oltre a Cusseau, il team di ReCreo si compone di altri tre componenti. L’architetto Shirin Amini, l’ingegnere Federico Mazzelli e il geografo Leonardo Porcelloni. Il progetto è nato nel 2017 con l’intento di recuperare le risorse in abbandono, in particolare riferendosi a immobili e terreni delle aree rurali interne d’Italia. La startup si è aggiudicata, nel 2019, la terza edizione della call “Welfare, che impresa!” di Fondazione Accenture e il premio Legambiente, “Innovazione amica dell’ambiente 2019”.
La storia e il modello eCo-Living di ReCreo
StartupItalia: Come nasce il progetto ReCreo e quali scopi si prefigge?
Leo Cusseau: «ReCreo rappresenta il punto d’incontro delle esperienze e interessi dei fondatori. Abbiamo scelto di investire in un progetto che cercasse una soluzione concreta al problema dello spopolamento delle aree interne italiane e allo stesso tempo del consumo del suolo. Si tratta di aggredire un’inefficienza, creando soluzioni nuove e al contempo cercare di impedire la perdita, economica e culturale, causata dalla progressiva rovina di una parte non secondaria delle risorse immobiliari del Paese. Dobbiamo pensare a recuperare e riutilizzare al meglio ciò che esiste. Creando modelli che consentano la creazione di valore condiviso tra le parti coinvolte, proprietari, utilizzatori e territorio».
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SI: Come funziona l’individuazione e la mappatura dei luoghi abbandonati?
LC: «ReCreo è un modello open source di segnalazione da parte degli utenti e dei proprietari, che consente la creazione di un database condiviso. La chiave che vogliamo applicare è una piena appropriazione dei processi di recupero da parte di chi in primo luogo vive i territori, nonché dei proprietari interessati all’opportunità. Vogliamo creare un’alternativa alla mancanza di canali di interazione adeguati, che finiscono per portare molti proprietari a rinunciare a ogni ipotesi di valorizzare un bene, magari ereditato. E realizzare un sistema di crowdsourcing, utile a reperire idee progettuali e risorse».
SI: In concreto, come avviene il match fra luogo da riqualificare e il progetto da realizzare?
LC: «Il modello eCo-Living può essere considerato un primo modello di attività economica da applicarsi in un caso di recupero, perché può garantire sostenibilità economica. Il matching avverrà attraverso la piattaforma tra risorse e progetti diversi ed è attualmente in sviluppo. Si tratta di far incontrare domanda e offerta ed è la parte più complessa del progetto. Richiede infatti investimenti, motivo per cui ci stiamo muovendo verso un soluzione beta e al contempo cerchiamo fondi utili a scalare la struttura al più presto».
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SI: ReCreo è nata e si è sviluppata in Toscana. Oggi il suo raggio di azione è concentrato a livello regionale o si è ampliato sul territorio nazionale?
LC: «ReCreo è nata in Toscana, ma ha avuto fin dall’inizio l’obiettivo di ampliare la propria capacità di azione a tutte le aree interne d’Italia. Stiamo avendo contributi da ogni parte d’Italia, così come abbiamo ricevuto idee progettuali dalle più svariate aree interne del Paese. Ci sono le premesse per rendere l’azienda operativa a livello nazionale».
Cosa cambia con smart working e bonus edilizi
SI: Con la diffusione dello smart working cresce l’opportunità di ripopolare borghi e aree rurali. In che modo e misura ReCreo può offrire il proprio contributo per aiutare questo processo?
LC: «La creazione di un’infrastruttura digitalizzata, che permetta di colmare il divario digitale che si è creato tra borghi rurali e aree urbanizzata può essere un primo passo necessario alla rivitalizzazione di certi luoghi. In questo senso, ReCreo mira a essere un hub della rigenerazione rurale, creando un primo network di persone e lavoratori attivi sul territorio. Tuttavia, il ripopolamento richiede cambiamenti a varia scala, per cui riteniamo necessaria l’attivazione capillare di progetti e persone che stabilmente si trasferiscono nelle aree rurali, per parlare davvero di tendenza al ripopolamento».
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SI: L’ecobonus e il sismabonus, prorogati fino al 2022, rappresentano un ulteriore fattore di interesse per acquirenti e aziende nei confronti degli immobili da riqualificare. Queste misure stanno agevolando anche ReCreo?
LC: «Il contesto normativo e fiscale si sta adeguando alla necessità di recuperare il costruito e limitare il consumo di suolo, in linea con l’obiettivo di ReCreo. Possiamo dire che siamo al passo con i tempi: sia l’ecobonus sia il sismabonus possono essere vantaggiosi. In particolare per i proprietari, che fino a oggi non hanno trovato opportunità per avviare recuperi e ristrutturazioni importanti, contribuendo quindi a creare le condizioni adatte anche per la nostra attività. A tal proposito, sono già disponibili professionisti in questo ambito, all’interno della rete che ReCreo sta creando e ampliando, per essere pienamente operativa nelle aree rurali delle varie regioni italiane».