Seabin cattura i piccoli detriti galleggianti, come gli imballaggi di olio, carburanti e detergenti. Può essere collocato nei pressi di pontili galleggianti, porti turistici, pontili privati, vie fluviali, laghi residenziali, corsi d’acqua e yacht club.
È la goccia che scava la pietra, si sa. Ed è proprio questa l’idea alla base di Seabin Project, un progetto che si è posto l’ambizioso obiettivo di ripulire gli oceani di tutto il mondo goccia a goccia, con lentezza e costanza. È stato pensato e costruito da due surfisti australiani, Pete Ceglinski e Andrew Turton.
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«Ma come si possono ripulire i nostri oceani un porto dopo l’altro?» Ecco la domanda da cui sono partiti gli ideatori del progetto Seabin: affrontare il problema dell’inquinamento in un ambiente controllato, come appunto i porti turistici. All’interno di questi luoghi, infatti, non ci sono le grandi onde dell’oceano né tempeste o pesanti rovesci ma, al tempo stesso, il vento e le correnti sono costantemente in movimento e i detriti galleggianti, presenti nei nostri oceani, vi arrivano facilmente. Ed è per questo che Seabin è pensato anzitutto per i gestori di porti e yacht club.
È una grande missione, ma possiamo vincere. In effetti, lo stiamo facendo in questo momento
Seabin non è altro che un cestino della spazzatura automatizzato che cattura i piccoli detriti galleggianti, come gli imballaggi di olio, carburanti e detergenti. È stato progettato per essere collocato nei pressi di pontili galleggianti, porti turistici, pontili privati, vie fluviali, laghi residenziali, corsi d’acqua e yacht club. Ma può anche essere montato direttamente su uno yacht.
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Come funziona Seabin
Il sistema è molto semplice. Seabin viene collocato in acqua ed è fissato ad un pontile galleggiante. È collegato a una pompa che crea un flusso d’acqua nel contenitore portando con sé tutti i rifiuti galleggianti e i detriti. Questi ultimi vengono raccolti in un sacchetto di fibra naturale e l’acqua viene aspirata dalla parte inferiore del bidone e fino alla pompa dell’acqua dove viene poi immessa nuovamente nel porto.
Un processo costante, in funzione 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, 365 giorni l’anno.
All’interno di Seabin vi è inoltre un filtro per separare l’acqua e gli oli, in modo da far rifluire in mare solamente l’acqua pulita. Il dispositivo fa tutto autonomamente: l’essere umano dovrà solo preoccuparsi di cambiare il sacchetto una volta che è pieno. Un po’ come funziona con l’aspirapolvere.
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Un metodo ecologico (che non trascura i piccoli rifiuti)
Attualmente il problema dell’inquinamento degli oceani viene affrontato attraverso l’utilizzo di navi per la raccolta dei rifiuti che navigano da un porto all’altro raccogliendo la spazzatura. Si tratta – si legge nella pagina della campagna su Indiegogo, tramite cui è stato raccolto il 115% di quanto prefissato – di un sistema molto costoso e che va bene per le grosse quantità di spazzatura ma meno per raccogliere i piccoli detriti.
L’idea dei produttori è immettere Seabin sul mercato entro la fine del 2016, e dato il successo della campagna di crowdfunding pare che siamo sulla buona strada, anche se c’è un ulteriore obiettivo da raggiungere: costruire Seabin con materiali il più ecologici possibile e servirsi di un sistema di produzione dall’impronta ecologica molto bassa, per esempio «facendo produrre Seabin nel medesimo paese dove poi verrà commercializzato».