Lego, il primo produttore di giocattoli al mondo per fatturato, ha aperto i lavori in Asia per la prima fabbrica a emissioni zero, un’opera da 1 miliardo di dollari che si estenderà su 44 ettari. Solo un esempio della corsa agli investimenti che abbinano produzione tecnologica e transizione green nell’area dei Paesi ASEAN
Un’area di 44 ettari e un progetto da circa un miliardo di dollari. Lego ha avviato la costruzione della sua prima fabbrica a emissioni zero. Un’opera alimentata da energia solare e dotata di un sistema tecnologico avanzato per coniugare le esigenze produttive a quelle di abbattimento delle emissioni nell’ambito della necessità di compiere la transizione energetica. Dove avverrà tutto questo? In Vietnam. La scelta compiuta dal colosso danese della produzione di giocattoli e mattoncini componibili non è per niente inusuale. Anzi, il Sud-Est asiatico sta attraendo sempre più investimenti. Non solo sul piano generale, con tante realtà che decidono di diversificare la presenza asiatica della proprie linee produttive dalla Cina ad altri Paesi della regione, a partire da quelli del blocco dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN). No, la tendenza riguarda da vicino anche gli investimenti green.
“I piani del governo vietnamita di investire nell’espansione delle infrastrutture per la produzione di energia rinnovabile e l’approccio collaborativo alla collaborazione con le aziende straniere che cercano di effettuare investimenti di alta qualità sono stati tra i fattori che hanno determinato la nostra decisione di costruire qui”, ha dichiarato Carsten Rasmussen, direttore operativo del Gruppo Lego, al momento dell’annuncio del progetto. Con l’emanazione della Risoluzione 50 nel 2019, il governo vietnamita ha d’altronde rimarcato la centralità del ruolo che gli attori economici stranieri e gli investimenti esteri giocano nel perseguimento di una strategia di sviluppo di lungo periodo, sottolineando la necessità di attrarre tecnologie verdi e hi-tech che aggiungano al processo produttivo.
I fondi puntano sul Sud-Est
La riduzione delle emissioni di carbonio è una priorità per tutti i Paesi dell’ASEAN. La maggior parte dei membri mira a raggiungere lo zero netto entro il 2050. L’Indonesia si è impegnata a raggiungere questo obiettivo entro il 2060. La regione ha mostrato di voler puntare forte sulla transizione energetica, che avrà effetti anche sull’economia. Nel suo “Southeast Asia’s Green Economy 2022 Report”, Bain & Co. ha stimato che la generazione di energia solare ed eolica produrrà 30 miliardi di dollari all’anno di entrate nella regione entro il 2030. In effetti, l’impegno della regione per l’energia verde ha acquisito uno slancio senza precedenti sia nel settore pubblico che in quello privato.
Come detto, non è certo l’unico caso. Fondi e investitori internazionali sono da tempo attivi nella regione. La società danese Ørsted A/S, sviluppatrice di energia, ha avviato nel 2021 l’installazione di 3,9 gigawatt di turbine eoliche offshore negli oceani del Vietnam. Il progetto di energia rinnovabile sarà realizzato in tre fasi con un investimento complessivo compreso tra 11,9 e 13,6 miliardi di dollari. La società installerà le turbine a 14 km a sud-ovest dell’isola di Bach Long Vy, nel Golfo del Tonchino, e a 36 km a nord-ovest dell’arcipelago di Long Chau. Le turbine avranno un’altezza del mozzo compresa tra 150 e 200 metri. Una volta operativo, il complesso eolico sarà in grado di generare circa 13,7 milioni di MWh di elettricità all’anno.
Sempre nel 2021, il gigante statunitense degli investimenti BlackRock ha lanciato un fondo da 500 milioni di dollari finalizzato allo sviluppo di infrastrutture per il trasporto di energia verde nei mercati emergenti, comprese le energie rinnovabili. Coinvolti in primis proprio i Paesi del Sud-Est asiatico. Particolarmente attive anche le grandi imprese dell’Asia orientale, tutte impegnate tra l’altro a conquistare spazi fondamentali nel vibrante panorama produttivo delle auto elettriche del Sud-Est. La sudcoreana Hyundai ha lanciato un’innovativa offerta di titoli garantiti da attività di sostenibilità nel Sud-Est asiatico, in linea con gli obiettivi sociali e ambientali.
Coinvolti colossi privati e governi
Spesso gli accordi arrivano in occasione di importanti incontri tra i grandi imprenditori ed esponenti politici dei Paesi dell’area. Nei mesi scorsi, il vicepresidente di LG Corp. Kwon Bong-Seok ha incontrato il presidente vietnamita Nguyen Xuan Phuc (che nel frattempo si è dimesso a febbraio) e ha presentato un piano per investire altri 4 miliardi di dollari nel Paese del Sud-Est asiatico dopo i precedenti 5,3 miliardi di dollari.
L’occhio di queste e tante altre grandi realtà internazionali, anche qualora operano in settori diversi, è sempre teso verso la sostenibilità. L’Asia si trova sulla soglia di una nuova era di opportunità sul fronte degli investimenti green. La regione rappresentava più della metà delle emissioni globali di CO2 dal 2019. In tutta l’Asia-Pacifico, più di 15 Paesi e 700 aziende hanno fissato (o si sono impegnate a fissare) obiettivi di riduzione delle emissioni, creando così nuove opportunità di investimento nelle tecnologie verdi.
Il Sud-Est vanta anche un vasto patrimonio di capitale naturale che può svolgere un ruolo significativo nel contribuire al net zero, preservando al contempo la biodiversità e le funzioni dell’ecosistema. Poiché la sostenibilità è sempre più apprezzata da investitori, clienti e dipendenti, la creazione di nuove imprese verdi potrebbe essere la chiave per soddisfare le crescenti aspettative e rimanere competitivi. Si prevede che le dimensioni del mercato indirizzabile per le aziende verdi in Asia raggiungeranno tra i 4 mila e i 5 mila miliardi di dollari entro il 2030.
Si investe tanto, ma si può fare ancora di più
Soprattutto, c’è uno spazio ancora enorme. Secondo un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, i flussi annuali di finanziamenti verdi nel Sud-Est asiatico sono stati stimati in circa 50 miliardi di dollari. Cifre enormi, ma ancora non sufficienti. L’Autorità monetaria di Singapore stima che nell’ASEAN siano necessari 200 miliardi di dollari di investimenti verdi all’anno fino al 2030.
Per questo, l’interesse globale appare in crescita. Di recente, Nikkei Asia ha riportato che diversi produttori europei stanno valutando la possibilità di investire centinaia di milioni di dollari in Vietnam per costruire impianti di turbine eoliche. Secondo la Banca Mondiale, il Vietnam è considerato un potenziale attore di primo piano nel settore grazie ai suoi forti venti in acque poco profonde vicino a zone costiere densamente popolate.
L’iniziativa zero emissioni del Giappone
Anche il Giappone, impegnato in una profonda riorganizzazione dei propri rapporti commerciali e diplomatici, intravede grandi potenzialità nella regione. Tokyo ha lanciato l’iniziativa Asia Zero Emission Community sotto l’egida del governo del primo ministro Fumio Kishida. L’obiettivo è quello di favorire la transizione green dei Paesi del Sud-Est, allo stesso tempo allacciando rapporti più stretti a livello politico. Già si vedono i primi risultati: le banche giapponesi presteranno 200 milioni di dollari alla società elettrica statale indonesiana PLN nell’ambito di uno sforzo sostenuto da Tokyo per accelerare la transizione dal carbone alle energie rinnovabili.
La PLN, o Perusahaan Listrik Negara, prevede di non costruire nuove centrali elettriche a carbone e di sostituire quelle esistenti con fonti di energia rinnovabile come l’energia solare e geotermica a partire dal 2025. L’azienda utilizzerà i prestiti del Giappone per acquistare elettricità dai produttori di energia rinnovabile e rafforzare la propria rete, oltre a sostenere la ricerca e lo sviluppo. Per raggiungere i target sulle emissioni, per altro, lo spazio per la tecnologia è sempre maggiore. A partire dall’intelligenza artificiale, attraverso soluzioni infrastrutturali intelligenti per il settore energetico che possono contribuire all’ottimizzazione delle operazioni, al miglioramento dell’efficienza, all’aumento della produttività, alla riduzione dei rischi e all’approfondimento della sostenibilità.
La corsa del Sud-Est asiatico è partita anche sul fronte della transizione green. Gli investimenti seguono, ma esistono ancora potenzialità inesplorate. Difficile, visto l’interesse dimostrato a livello globale, che restino tali ancora a lungo.