Sfruttando il ricircolo dell’aria, e non richiedendo energia dall’esterno, The Breathe è il tessuto hi-tech in grado di rendere più salubri gli ambienti interni ed esterni
Uno speciale tessuto multistrato coperto da brevetto che rende più salubre l’ambiente funzionando in maniera del tutto passiva. Parliamo di The Breath, che sfrutta il naturale ricircolo dell’aria senza essere alimentato da fonti energetiche esterne di origine elettrica o fossile.
Come funziona The Breath
Collocato sulla parete come un normale pannello o un quadro, The Breath garantisce performance sostenibili per un anno e una costante riduzione dell’inquinamento di circa il 20%, grazie a una tecnologia efficiente e a impatto zero per l’abbattimento degli inquinanti. La soluzione è stata progettata per attirare le molecole all’interno della propria anima carbonica addittivata da nanomolecole; qui gli inquinanti vengono separati dall’aria, scomposti in particelle prime e intrappolati nella struttura fibrosa, senza possibilità di rilascio nell’ambiente circostante. Oltre alla funzione adsorbente, The Breath svolge una funzione di mitigazione, lavorando in modo sistematico sulla carica batterica, le polveri e le muffe che vengono a contatto con il tessuto, e una funzione antiodore: il pannello, infatti, non si limita a coprire o mitigare gli odori, ma ne assorbe e disgrega le molecole purificando l’aria dalle emissioni moleste.
Un tessuto per tutti gli ambienti
Tra i punti di forza dell’innovazione prodotta da Anemotech figura proprio il fatto di essere progettata sia per ambienti indoor, pubblici e privati, sia outdoor, andando ad adsorbire inquinanti presenti nell’atmosfera e pericolosi per la salute umana detti inquinanti primari e secondari, che danno origine al particolato fine e ultrafine.
Il lancio sul mercato
Gianmarco Cammi, Direttore Operativo di Anemotech e co-inventore della nuova tecnologia, ha sottolineato come il prodotto sarà introdotto sul mercato nella seconda metà del 2016, a tre anni di distanza dal brevetto: «Anemotech è stata costituita nel 2014, subito dopo l’acquisizione del brevetto. Pur essendo una startup, prima di presentare il prodotto abbiamo scelto di investire tempo e 500mila euro in Ricerca e Sviluppo, lavorando a un rigoroso programma di validazione scientifica in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche» ha detto Cammi. «Abbiamo ottenuto la collaborazione del gruppo di ricercatori guidato dal professor Gabriele Fava, del Dipartimento di Scienze e Ingegneria della Materia, dell’Ambiente e dell’Urbanistica, che ha curato i test di laboratorio sul materiale, coordinato la fase sperimentale in ambienti indoor e outdoor e seguito le certificazioni agli standard di sicurezza, gestione ambientale ed efficienza dei processi aziendali».