Abbiamo intervistato Silvia Iacomini, psicologa e coordinatrice dell’iniziativa della cooperativa TICE in occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo
«Siamo partiti dalle loro passioni. Alcuni volevano doppiare i personaggi dei Looney Tunes, altri Mamma ho perso l’aereo. In questo momento ci stiamo concentrando sul produrre un audio libro. E, perché no?, vorremmo spingerci anche sui podcast». Silvia Iacomini, psicologa e coordinatrice del progetto Pappagallo della cooperativa TICE di Piacenza, racconta a StartupItalia come è nato un progetto che prima si chiama IUTUBO, lanciato per assecondare le abilità di diversi ragazzi autistici, messi alla prova in studio di registrazione con il doppiaggio di cartoni animati e film. «Il progetto pilota è cominciato nel 2021 e finora ha coinvolto una ventina di ragazzi, tra i 18 e i 30 anni. Si abituano a un lavoro, facendo prima lezione e riscaldamento sulla voce. Tutto è nato dall’idea di trasformare una caratteristica delle persone neurodivergenti in un’attività motivante».
I numeri
Oggi, domenica 2 aprile, è la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo, istituita dall’ONU nel 2007 per sensibilizzare l’opinione pubblica tanto sui diritti quanto sulle necessità delle persone con disturbi dello spettro autistico e dei loro cari. In Italia, per intenderci, i numeri del Ministero della Salute riferiscono che 1 bambino su 77 (in età compresa tra i 7 e i 9 anni) presenta un disturbo dello spettro autistico con una prevalenza maggiore nei maschi (4,4 volte in più rispetto alle femmine). Ciascun caso è diverso dall’altro, con gravità che variano non soltanto a seconda della diagnosi, ma anche dalla capacità (anche economica) o meno del nucleo famigliare di essere assistito nel percorso di crescita.
Il progetto Pappagallo
Iniziative come quella di Pappagallo a Piacenza rappresentano un’occasione non tanto di riscatto per queste persone, quanto di socialità e di impegno concreto in un’attività che, un domani, potrebbe diventare lavoro. TICE, cooperativa sociale composta da una trentina di psicologi, ha attivato diversi progetti con persone neurodivergenti nel comune emiliano. «Netflix e altre realtà si stanno muovendo molto verso un doppiaggio inclusivo che tenga conto delle diversità – sottolinea la coordinatrice -. Vorremmo formare questi ragazzi, svelando le loro capacità alle aziende». Al momento il loro non è ancora un lavoro, ma i partecipanti prendono tutto molto sul serio.
Il doppiaggio non è un’attività individuata a caso, come spiega Iacomini. «Ci siamo resi conto che molti ragazzi neurodivergenti, in particolare con disturbi dello spettro autistico, fin da quando son piccoli ripetono con piacere parti di cartoni animati o di film. Sono molto bravi a imitare i suoni». Appoggiandosi a uno studio di registrazione, i partecipanti del progetto Pappagallo partono anzitutto da lezioni settimanali di un paio d’ore con un attore professionista: riscaldamento ed esercizi sulla voce, pratica sull’intonazione e sull’espressività. Un lavoro a tutti gli effetti, condiviso con gli altri e ricevendo feedback per migliorare. «Si preparano al mestiere. Noi psicologi siamo presenti per gestire eventuali dinamiche, magari per aspetti emotivi. Per il resto tutto quel che succede in studio è quanto accadrebbe in qualsiasi contesto lavorativo».
Oltre la Giornata
La pandemia ha significato momenti non soltanto di paura per la salute di ciascuno. I lunghi mesi di lockdown sono stati un dramma prolungato per moltissime famiglie con figli che hanno disturbi dello spettro autistico. Non è facile raccogliere statistiche sui disagi (anche emotivi) vissuti, ma basta sapere che le richieste di aiuto sono aumentate in maniera consistente. Pochi giorni fa sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale due decreti che destinano complessivamente 77 milioni di euro per ricerca e progetti a favore delle persone con disturbo dello spettro autistico, oltre che per l’assunzione di personale nelle ASL. Per quanto l’impegno di singoli politici sia sentito e forte, in Italia questa come moltissime altre questioni che riguardano fragilità ed emarginazione sociale faticano a imporsi nell’agenda, se non proprio in occasione di giornate simili.
Imitare e ripetere scene di film e cartoni animati è una delle attività che entusiasma di più le persone, da generazioni. Da bambini è senz’altro un modo per esplorare la propria indole, battendo la vergogna e mettendosi in gioco con interpretazioni che fanno uscire talenti nascosti. «La cosa che piace moltissimo ai partecipanti è che con Pappagallo sono coinvolti in prima persona. Sembra banale, ma diventano artefici del proprio futuro». Senza nascondere le difficoltà in una visione edulcorata della realtà, è importante capire che soprattutto queste persone hanno la necessità di sentirsi parte di qualcosa, stando insieme. «Le famiglie restano stupite perché vedono i loro figli concentrati per tanto tempo su un’attività, li osservano comunicare. E in quel momento capiscono il valore del progetto». Dei contenuti finora doppiati soltanto una piccola parte è disponibile sul canale YouTube della cooperativa. La ragione è semplice, come ci ha spiegato la coordinatrice: le piattaforme come YouTube potrebbero segnalare una violazione del copyright e oscurare il filmato. A questo punto interveniamo noi: l’eventuale problema, immaginiamo, potrebbe essere risolto visto l’altissimo valore sociale dell’iniziativa. O no?