Il primo nella Grande Mela è nato grazie a una attività illegale di guerrilla gardening. Oggi si contano oltre cinquecento giardini che hanno contribuito a riqualificare il tessuto urbano e sociale di Manhattan. Nel nostro longform domenicale viaggio in queste oasi verdi in cui sbocciano bellissime amicizie e nuovi progetti
A Manhattan esistono oltre cinquecento community garden censiti. Camminando per la città di New York è facile incappare in uno di questi piccoli paradisi dove i suoni di una città frenetica, diventano ovattati. Entrare in un community garden è come fare un salto nella storia della città di New York, un rifugio naturalistico per i newyorkesi ma anche uno dei pochi modi per socializzare senza usare le tecnologie. Chi si trasferisce a New York, viene catapultato nei ritmi frenetici della città. Le possibilità d’incontro sono limitate ai colleghi di lavoro, un bar o poco altro. Fanno eccezione i community garden, diffusi in tutta Manhattan, luoghi d’incontro per i vicini di casa del quartiere.
Le origini dei community garden
Se oggi i community garden sono diventati aggregatori sociali assumendo il ruolo importante di collante sociale, le origini sono da ricercare altrove. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale gli Stati Uniti vissero una forte crisi abitativa. I militari che tornavano dalla guerra volevano finalmente realizzare il sogno americano, sposarsi, formare famiglia, avere una villetta ed un auto. Anche a New York accadde lo stesso ma l’espansione edilizia degli anni ’60, avvenne fuori New York. Era più facile costruire fuori la città e invitare i cittadini a fare i pendolari. Questo per Manhattan significò meno entrate derivanti dalle tasse sugli immobili perché il centro si stava spopolando. Di conseguenza meno disponibilità finanziaria per garantire i servizi. Ecco perché basta guardare uno dei tanti film ambientati nell’epoca per notare una città in stato di degrado, sporcizia, discariche a cielo aperto, spaccio di droga. Non c’erano i fondi nemmeno per gestire i giardini. Nessuno voleva più vivere a Manhattan e quei pochi edifici che erano in costruzione, divennero occupazioni abusive. Oggi Manhattan vive una situazione opposta, con bilocali in affitto ad una media di quattromila dollari al mese. I community garden hanno svolto un ruolo importante per rendere più vivibili i quartieri e quindi far aumentare il valore degli immobili. A partire dagli anni ’70, gruppi di cittadini, in modo autonomo, spesso non autorizzati, si organizzarono per riqualificare spazi abbandonati per trasformarli in un community garden.
Il primo community garden di NY
Andiamo a visitare il primo community garden costruito a New York, in Lower Manhattan. È il Liz Christy Garden, dal nome dell’omonima attivista che, nel 1973, con un’attività di guerriglia gardening, aprì la strada a tutti i community garden di New York. Il giardino si trova all’incrocio tra Bowery St e Houston St. Impossibile non notarlo perché è l’unico community garden in tutta New York ad avere una sequoia glyptostroboides, detta anche abete d’acqua, alta almeno trenta metri, una pianta diffusa soprattutto in Cina. I community garden sono anche lo specchio culturale della comunità che la abita. La diversità floreale dei giardini rispecchia le differenti culture del quartiere. Molti dei loro frequentatori, decidono di coltivare piante o fiori dei propri Paesi di origine.
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Ad accoglierci all’interno del Liz Christy Garden, è un italo americano, Donald Loggins. È lui a raccontarci la storia del giardino. «Cinquant’anni fa vivevo nel quartiere e ricordo che questo spazio era abbandonato, una discarica a cielo aperto», racconta Donald. Liz, residente del quartiere, un giorno vide una bambina giocare con un frigorifero rotto che aveva trasformato in nave. Si avvicinò alla madre suggerendo di contribuire a trasformare quel piazzale in qualcosa per la comunità. La donna rispose che aveva quattro figli e lavorava tutto il giorno, non poteva dare una mano. Liz Christy non si perse d’animo. Mise insieme un ventina di persone del vicinato per trasformare quello spazio abbandonato in un community garden. Con una petizione riuscì ad ottenere la gestione delle spazio dalla città alla cifra simbolica di un dollaro al mese. «All’epoca vivevo già qui e ricordo che, quando passavo da questo giardino vedevo una donna super energica che si dava da fare per la comunità. Liz era un’artista e nel giardino spesso faceva ritratti alle persone», ricorda Donald. Liz Christy morì nel 1985 e da allora è Donald ad occuparsi del giardino insieme a venti volontari. Nel 2002 il community garden è stato riconosciuto come un luogo protetto dal comune di New York. «Non riceviamo fondi però può succedere che il comune ci aiuti con degli attrezzi quando ne abbiamo bisogno oppure dei vasi». Il tessuto sociale è cambiato molto da quando Liz Christy ha fondato il giardino. In quell’epoca c’era molta disoccupazione, il quartiere era degradato ed il community garden serviva per riqualificare la zona. «Oggi chi partecipa attivamente al giardino sono studenti universitari o pensionati. Questa è diventata una zona costosa, le persone devono fare più di un lavoro per sopravvivere e di conseguenza hanno poco tempo da dedicare al giardino», afferma Donald.
Il West Side Community Garden
È il 4 luglio, un giorno in cui i community garden svolgono la funzione primaria, aggregare il vicinato. Vengo invitato al “potluck” dal West Side Community Garden che si trova tra l’89th e la 90th, nell’Upper West Side. È molto frequente trascorrere il giorno dell’Indipendenza in compagnia dei vicini di casa ed i community garden invitano chiunque a portare qualcosa da condividere. Arrivo con una piccola torta. Mi trovo un po’ spaesato, non conosco nessuno, il vicinato invece pare conoscersi molto bene. Musica, hamburger e hot dog a volontà offerti dall’associazione no profit che gestisce il giardino. Ad accogliermi Judy Robinson, capo del board dell’associazione. Come tanti newyorkesi, Judy ha sempre vissuto la sua vita concentrata sul lavoro e famiglia, poco tempo da dedicare ad altro. Pur vivendo a pochi isolati, Judy ignorava l’esistenza del West Side Community Garden fondato nel 1975. Doris Rosenbloom, una residente storica del quartiere, si fece portavoce nel consiglio comunale nel rivendicare uno spazio da adibire a giardino visto che quel luogo era diventato uno spazio abbandonato. Oggi è una delle zone più ricche delle città dove vivono molte star di Hollywood. «Un giorno passai qua davanti per caso e vidi una meraviglia di giardino piena di tulipani, m’innamorai subito», racconta commossa Judy. La maggior parte dei community garden di New York fanno del Green Thumb un’organizzazione del comune che supporta ed incoraggia la gestione del verde pubblico da parte di privati. Il West Side Community Garden è una delle eccezioni come racconta Judy. «Questo spazio apparteneva all’impresa edile che aveva costruito il palazzo qui vicino. Dopo una lunga trattativa, la proprietà acconsenti a trasformare questo spazio in giardino dandolo in gestione alla nostra no profit». Il suolo è privato ma ad uso pubblico, come lo sono ad esempio i portici di Bologna. Nel 1985 il community garden ottenne lo status di giardino permanente ed oggi è un piccolo paradiso di 1500 mq con orti urbani. «Durante la pandemia abbiamo avuto un boom di richieste» racconta Judy. «Oggi siamo oltre trecento membri, chi vuole gestire l’orto paga trenta dollari l’anno, chi vuole occuparsi del giardino quindici dollari». Anche in questo caso, prendersi cura di uno spazio comune, è diventata occasione d’incontro e socialità. «Qui le persone si ritrovano a coltivare insieme, c’è chi ha più esperienza e chi meno, e l’orto diventa occasione per scambiarsi consigli, aiutarsi, conoscersi. Abbiamo bisogno di spazi pubblici nelle città dove le persone possono ritrovarsi ed i community garden sono fondamentali». Essendo uno spazio privato ad uso pubblico, l’accordo che il West Side Community Garden ha raggiunto con il Comune è quello di tenere il giardino aperto diverse ore al giorno tutti i giorni dove vengono organizzati eventi gratuiti. «Ospitiamo spesso compagnie teatrali, eventi per bambini o cinema all’aperto», spiega Judy. Il Westside Community garden è un esperimento sociale interessante perché, pur trovandosi in una zona benestante di Manhattan, a poche decide di metri sono state costruite anche case popolari dal NYCHA. Nonostante il giardino sia aperto a tutti, Judy riconosce la difficoltà ad includere la fetta di nuovi residenti che provengono da altre estrazioni sociali e culturali. New York sta vivendo una forte pressione migratoria soprattutto dal Messico. Molti hotel sono stati requisiti dalla città di New York per ospitare migranti e far fronte alla pressante richiesta abitativa. Includere ed integrare varie culture è un lungo processo ed i community garden ricoprono un ruolo fondamentale.
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I community garden di Harlem
Per capire come i community garden funzionano nei quartieri meno benestanti della città, mi sposto verso nord, ad Harlem, per visitare l’Electric Ladybug Garden una realtà più piccola e recente. «Ci siamo trasferiti qui nel 2010», raccontano Paul e Madeleine, tra i coordinatori del community garden. «Era uno spazio abbandonato che fungeva da discarica ed il comune, vista l’emergenza abitativa della città, aveva previsto di renderlo edificabile», racconta la coppia. A quel punto un gruppo di residenti storici, tra cui Yusuf Malik che ci raggiunge nel giardino, si adopera per mettere pressioni sul consiglio comunale affinché quell’area fosse adibita a spazio pubblico. Dopo una lunga lotta, raccontata in un documentario, nel 2012 il community garden viene ufficialmente riconosciuto. «C’erano due Harlem, una composta dai risedenti storici ed un’altra di persone che si erano trasferite da poco. Come fare ad aggregare la comunità senza uno spazio fisico d’incontro?», spiega Yusuf. Il community garden conta cinquanta membri e trenta membri attivi che si prendono cura dell’orto. «È molto new yorker tornare a casa dal lavoro e non parlare con nessuno», dice Madeleine. «Stare nel giardino significa semplicemente fermarsi a salutare le persone che passano. Mi sento più sicura perché tutti conoscono i miei figli. Vivo un senso di comunità grazie a questo giardino».
Ogni community garden ha dovuto combattere
Tutti i community garden che ho visitato sono accumunati da un minimo comune denominatore, la forte volontà della comunità nel volerli. Anche il Lotus Garden, che si trova tra la 96th e la 97th, è un piccolo community garden con una ventina di “plots”, lotti di terra adibiti a giardino gestito da volontari. Quando arrivo il giardino è chiuso. Eve Kahn viene ad aprire. E’ lei che insieme ai volontari, cerca di tenere aperto lo spazio il più possibile eccetto d’inverno quando le scale, con il formarsi del ghiaccio, diventano pericolose. Il Lotus Garden è uno dei luoghi più lussureggianti e tranquilli di Manhattan anche se rimane nascosto. C’è un capanno con gli attrezzi, il cassone per il compost, uno stagno di pesci rossi, il tutto curato nel dettaglio. Mentre Eve mi mostra le varietà di piante presenti incontro Pam, una donna che esibisce fiera i suoi tulipani. Negli anni ’70 quello spazio era un mucchio di macerie. Mark Greenwald, un architetto e giardiniere residente sulla 97th, si unì al gruppo di quartiere insieme a Carrie Maher, quella che diventerà sua moglie, con l’obiettivo di persuadere la Manufactures Hanover Trust, la banca proprietaria del terreno, a consentire al gruppo di ripulirlo dalle macerie. Fu uno spazio sottratto al degrado e protetto dalla stessa comunità come ricorda Mark in uno documento. «Un giorno qualcuno scavalcò la rete ed entrò a rubare un pomodoro, fu colpito da un passante residente della zona, quel pomodoro, era della comunità».
Quando un progetto è fortemente desiderato dalla comunità e non calato dall’alto, non esistono problemi di sicurezza. Mi sono meravigliato nel rilevare come nessuno dei community garden visitati, abbia segnalato problemi di ordine pubblico, vandalismo, o altro. «Al massimo può succedere che qualche tulipano venga rubato» ha riferito Judy Robinson, «ma fa parte del gioco». Viene da riflettere sul perché i community garden siano così diffusi a Manhattan e una spiegazione può essere di ordine culturale. Negli Stati Uniti lo Stato è meno presente nella vita dei cittadini rispetto all’Europa. I community garden e gli orti urbani diventano luoghi aggregativi di comunità volti a rafforzare i legami sociali del gruppo di appartenenza anche per il supporto reciproco. Nessuna delle persone con le quali ho parlato si è mai lamentata di non ricevere abbastanza supporto dal Comune: sanno di poter contare esclusivamente sulla loro comunità e questo, probabilmente, responsabilizza e rafforza i loro membri focalizzati a lavorare insieme sul bene comune.