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Il settore della cosmesi vale 25 miliardi di euro. Oggi uno dei riferimenti mondiali come L’Oréal è in prima linea in una serie di progetti che guardano alla sostenibilità, non solo ambientale: un modo per includere gli “esclusi” nel mondo del lavoro. Il diario dell’evento dall’headquarter milanese dell’azienda
Il settore della cosmesi coinvolge una filiera di attori che, nel 2022, valeva più di 25 miliardi di euro (l’1,31% del PIL italiano). Un ambito in costante evoluzione che guarda alle nuove frontiere della sostenibilità come priorità. In questa cornice, L’Oréal Italia, nel suo headquarter milanese, ha presentato i risultati sinora raggiunti e i prossimi obiettivi in termini di sostenibilità sociale e ambientale del Gruppo. “L’Oréal For The Future” è il nome del programma che guarda al futuro con una roadmap al 2030 su clima, acqua, biodiversità e risorse naturali, in conformità con ciò che richiedono gli esperti scientifici e ciò di cui ha bisogno il nostro pianeta.
«Crediamo di avere un doppio ruolo da svolgere nella società: realizzare una transizione giusta e sostenibile per noi stessi e per il nostro ecosistema e, soprattutto, contribuire ad affrontare le sfide del pianeta – ha affermato durante la nuova edizione dell’evento Alexandra Palt, Chief Corporate Responsibility Officer and CEO Fondation L’Oréal – Puntiamo a coinvolgere tutto l’ecosistema anche con l’adozione del L’Oréal Climate Emergency fund per aiutare le comunità, le no profit, gli enti pubblici e le industrie a sostenere le conseguenze dei disastri ambientali».
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La roadmap di L’Oréal per la sostenibilità
«Abbiamo una roadmap che prevede dei piani di trasformazione ecosostenibile – ha affermato Simone Targetti Ferri, Chief Sustainability Officer L’Oréal Italia – È fondamentale coinvolgere e sensibilizzare il consumatore verso scelte responsabili. L’esempio più forte in Italia è il sito di Settimo Torinese, che dal 2015 è carbon neutral e alimentato al 100% da energie rinnovabili. Ad oggi il sito ci ha permesso di salvare 40 milioni di litri d’acqua all’anno e risparmiare le emissioni che derivano dalla logistica e dai trasporti. Puntiamo al net zero e no waste anche con il refill: una sfida che vogliamo portare avanti nel tempo per ridurre del 20% l’intensità del packaging verso la decarbonizzazione». La sostenibilità ambientale è solo uno degli aspetti del concetto più ampio sul quale L’Oréal è al lavoro. Il programma Solidarity Sourcing, attraverso il quale una parte degli acquisti globali del Gruppo sono indirizzati a fornitori che danno a persone escluse dal mercato, provenienti da comunità svantaggiate, l’accesso al lavoro e si rivolge anche ad aziende che in genere non possono avere accesso a grandi gare d’appalto di società multinazionali.
«Con Adecco abbiamo permesso di accedere al lavoro a beauty advisor provenienti da regioni dove l’accessibilità al lavoro è complessa. A livello italiano, L’Oréal collabora con diverse realtà sul territorio tra cui Quid, che impiega persone provenienti da contesti difficili come donne vittime di violenza e migranti nella creazione di borse, con il progetto “Ripartiamo in bellezza” avviato post Covid, ma anche con le brand causes: cause socio-ambientali per le quali i nostri brand si battono quotidianamente. Oggi ne abbiamo 9 attive. Tra queste, la collaborazione con Biotherm e Legambiente quest’anno ci ha permesso di raccogliere più di 16 tonnellate di rifiuti di plastiche con la mobilitazione di 7.000 volontari e 90 attività sul territorio italiano – ha affermato Targetti Ferri – Con Kérastase e fondazione Pangea abbiamo anche lanciato un progetto per garantire l’accesso al mondo del lavoro a donne che stanno vivendo contesti particolarmente difficili e svantaggiati. Siamo anche al fianco di pazienti oncologici con un progetto a cui Roche Posay sta lavorando da anni con Fondazione Veronesi per la sensibilizzazione sul tema, per aiutare i pazienti che stanno vivendo con questa malattia e con una serie di training e seminari negli ospedali oltre a sfilate organizzate a Firenze e a Milano che hanno visto protagonisti alcuni pazienti oncologici». Anche il tema della violenza sulle donne è centrale nei progetti sostenibili di L’Oréal. «Un’altra brand cause da evidenziare è Stand Up di L’Oréal Paris e il supporto di Alice onlus che aiuta le vittime di violenza insegnando ai testimoni come intervenire e prevenire questo tipo di abusi», prosegue Targetti Ferri. Tra i brand che collaborano con L’Oréal in questa causa c’è anche Yves Saint Laurent con Abuse Is Not Love, «che da anni si batte per riconoscere e anticipare i segni di abuso sulle donne e con il quale abbiamo formato 9000 dipendenti e più di 600mila persone in diversi Paesi. Inoltre, in Italia, con l’associazione DIRE abbiamo organizzato tanti eventi di successo e ad elevato impatto mediatico», conclude Targetti Ferri.
Gli obiettivi di L’Oréal For The Future
«Vogliamo che i nostri prodotti abbiano un impatto sempre più basso con un packaging di qualità, sicurezza, design sostenibile e performante con la scelta di materiali meno impattanti, provenienti per il 90% della certificazione forestale dei nostri prodotti – ha dichiarato Andre Brice, Global VP Sustainable Packaging and Development del Gruppo L’Oréal – In quasi il 100% dei casi siamo riusciti a raggiungere i risultati che ci eravamo prefissati e a essere circolari. Il 26% del packaging dei nostri prodotti, inoltre, non proviene da plastica fossile». Anche Celine Godard, L4TF/GS Tools & Analysis Group Leader di L’Oréal, ha commentato: «Vogliamo contribuire a rispettare i limiti del pianeta stabiliti dall’Onu con l’agenda 2030. Ci stiamo impegnando per ripensare il modo in cui intendiamo il settore del beauty, in una visione olistica e inclusiva. Abbiamo lavorato a lungo per raggiungere un eco design dei prodotti e vogliamo che il 95% degli ingredienti sia circolare su base minerale».
Oltre a puntare su siti carbon neutral, L’Oréal vuole impiegare il 100% di energia rinnovabile ed entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata per il packaging dei prodotti del Gruppo dovrà essere ottenuto da materiali riciclati o di origine biologica. L’Oréal ha anche stanziato 150 milioni di euro per gestire urgenti tematiche ambientali e sociali e, al fine di permettere ai consumatori di operare scelte più sostenibili, ha sviluppato un meccanismo di etichettatura che riporta l’impatto ambientale e sociale dei prodotti (Product Environmental & Social Impact Labelling). Basato su una scala da A a E, è stato sviluppato grazie al supporto di esperti scientifici indipendenti, verificato da un revisore indipendente e verrà progressivamente applicato a tutti i brand e a tutte le categorie di prodotto. Durante l’ultima edizione di L’Oréal For The Future Day è intervenuta anche la divulgatrice scientifica e filosofa della scienza Gaia Contu, che ha specificato: «La spinta sociale verso la sostenibilità oggi proviene dal basso e stiamo assistendo a un gap generazionale che va colmato. I meccanismi di conformità sociale hanno un valore potentissimo, anche di più della lettura dei dati, con un effetto forte sul cambiamento delle abitudini. Per questo è importante intervenire in questa direzione sensibilizzando sempre di più non solo i più giovani, ma anche quelli meno giovani, sul concetto più ampio di “sostenibilità”».