«L’Italia è pronta a rientrare nel nucleare che rappresenta una scelta cruciale che non andrà a sostituire le rinnovabili ma le completerà assicurandoci un mix energetico equilibrato e sostenibile». Il ministero dell’Ambiente e della Transizione Gilberto Pichetto Fratin ha presentato in un’intervista al Sole 24 Ore gli obiettivi dello schema del disegno di legge delega, composto di quattro articoli, trasmesso al Consiglio dei Ministri con il quale punta ad avviare il processo di ritorno al nucleare in Italia.
Dove potrebbero sorgere le nuove centrali nucleari in Italia?
Posto che la norma faccia il suo corso e venga approvata, il ministro Fratin ha già risposto a una domanda cruciale, che potrebbe dividere l’opinione pubblica. Dove sorgeranno, nel caso di un ritorno al nucleare in Italia, i nuovi impianti? «Spetterà ai decreti attuativi definire le condizioni per l’identificazione dei siti che, come recita anche lo schema di Ddl, potranno essere anche quelli che ospitano i vecchi impianti nucleari – per i quali, sia chiaro, è previsto lo smantellamento definitivo – e che hanno delle caratteristiche importanti, a cominciare dalla connessione con la rete elettrica».
La discussione su un possibile ritorno al nucleare è tornata di attualità negli ultimi anni, anche in Italia. Sono diverse le realtà innovative che in giro per il mondo stanno operando e innovando il settore. La scaleup newcleo, guidata da Stefano Buono, è una di queste. In un’intervista a StartupItalia, Buono si era espresso così rispetto al referendum che nel 1987 ha comportato l’addio a questa fonte di energia. «Dire di no al nucleare è stato un errore gravissimo. Nessun Paese al mondo ha chiuso le centrali operative, nemmeno quelli più ossessivamente contro. Quanto successo in Italia è stato il massimo del suicidio che si potesse immaginare».
I tempi per il ritorno al nucleare in Italia
Il piano italiano sul nucleare non dovrebbe comunque vedere la luce prima del 2027. Con le nuove centrali il Governo si aspetta di accelerare il raggiungimento degli obiettivi di neutralità carbonica del 2050. La questione, tuttavia, non è affatto soltanto normativa: essendo fuori dal comparto da quarant’anni, l’Italia ha perso terreno rispetto ad altri Paesi, Francia in primis. Ci sono competenze tecnologiche e investimenti necessari da ricercare. Inoltre costruire un impianto richiede tempistiche non banali.
«Al momento solo i russi stanno costruendo il primo reattore di quarta generazione al piombo ed è possibile che entri in funzione entro il 2028 – ci spiegava Buono di newcleo -. Sul campo sono attivi anche gli svedesi, i belgi e gli americani. In Cina fortunatamente sono indietro, almeno in quello».
Tornando allo schema del disegno di legge, ripreso da ItaliaOggi, l’obiettivo è «la predisposizione di una disciplina organica dell’intero ciclo di vita dell’energia nucleare: dalla eventuale fase di sperimentazione e progettazione, all’autorizzazione degli impianti, al loro esercizio, fino alla gestione, stoccaggio e smaltimento dei rifiuti radioattivi e allo smantellamento degli impianti». Siamo dunque soltanto all’inizio di un processo di transizione che richiederà molti anni.