Le edifici di classe G a rischio: con le nuove regole UE non avrebbero più mercato
L’obiettivo è decarbonizzare gli edifici entro il 2050, ovvero fare in modo che appartamenti, condomini e villette non impattino più sull’ambiente. Almeno non tanto quanto lo fanno oggi. Secondo i numeri presentati dalla Commissione Europea gli edifici sono responsabili del 40% del consumo energetico totale e del 36% delle emissioni di gas serra che “derivano principalmente dalla costruzione, dall’uso, dalla ristrutturazione e dalla demolizione”. Il problema è chiaro alle istituzioni, ma resta ancora da capire se la soluzione proposta da Bruxelles sarà indolore per cittadini e risparmiatori. Sta facendo infatti discutere parecchio la bozza di revisione di una direttiva circolata sui mezzi stampa, soprattutto italiani (nel nostro paese il 73% dei cittadini è proprietario di un immobile, mentre in Germania lo è il 51%), che, se approvata, impedirebbe la vendita e l’affitto di quelle case con l’APE (Attestato prestazione energetica) di classe G, ovvero quella meno efficiente dal punto di vista energetico.
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Come ha scritto il Corriere della Sera, la Commissione Europea non si è ancora esposta in merito e presenterà i nuovi standard il 14 dicembre prossimo. L’intenzione sembrerebbe comunque quella di rivedere in ottica green la direttiva sul Rendimento energetico dell’edilizia (Energy performance building directive, Epbd) che riguarda sia gli edifici pubblici sia quelli privati. Ecco alcuni aggiornamenti previsti nella bozza circolata: tutti gli Stati membri, dal 2027, avrebbero l’obbligo di far salire a classe energetica F tutti gli edifici pubblici che dal 2030 dovrebbero poi alzarsi alla classe E. Per quanto riguarda invece gli edifici residenziali dovrebbero essere almeno nella classe F dal primo gennaio 2030 ed essere almeno alla classe E dal 2033.