L’Atlante dell’Infanzia 2015, presentato da Save the Children, evidenzia che in Italia un minore su 5 non va su Internet. Le ragioni sono varie: impossibilità tecnica e spesso anche culturale
Chi pensa che i nostri ragazzi siano tutti iper-connessi sbaglia: un minorenne su cinque in Italia non va su Internet. A denunciare questa situazione è l’“Atlante dell’Infanzia” 2015 presentato al Senato da “Save the Children”. L’importante rapporto dal titolo “Bambini senza” fornisce una fotografia del panorama online e offline dei nostri ragazzi scoprendo che Internet, ancora oggi, non è roba per tutti.
Il divario tra Nord e Sud
Anzi c’è persino un divario tra Nord e Sud: i ragazzi del Mezzogiorno sono meno connessi rispetto a quelli del Settentrione. A fronte di un 20,9% di minori offline in Trentino, in Campania si registra un dato che arriva al 40,4% di giovani renitenti a Internet. Una percentuale non lontana dal 36% di minori non connessi in Sicilia e dal 33,8% e 33,7% rispettivamente di Puglia e Calabria. Secondo quanto riportato nella ricerca “oltre all’età, che è comunque un fattore dirimente, ciò che incide in maniera sensibile per quanto riguarda l’utilizzo di Internet da parte dei più giovani è la consuetudine con lo strumento da parte dei genitori”.
Dove ci sono mamma e papà che usano il tablet o il personal computer anche i ragazzi sarebbero educati a farlo.
Ma c’è anche un altro problema: a molti di questi ragazzi sconnessi è impedito da parte dei genitori prendere in mano un pc per connettersi. Il 58,5% degli studenti tra i 6 e i 10 anni ed il 42,2% di quelli tra gli 11 e i 14 anni, dichiara che gli è proibito andare in Rete perché ancora troppo piccoli. Va detto che Internet è entrato rapidamente nella vita dei ragazzi italiani cambiando nel giro di pochi anni le abitudini delle famiglie e degli stessi ragazzi: nel 2000, solo il 5% degli adolescenti aveva utilizzato almeno una volta Internet; quindici anni dopo è il 68% dei ragazzi tra i 14-17 anni ad usarlo tutti i giorni.
Internet da smartphone
Una rivoluzione che sta tutta in un oggetto: il cellulare. Nel 2008 a connettersi attraverso il cellulare erano solo l’1% dei ragazzi. Sei anni più tardi la percentuale sfiora il 100%. A fare uso della Rete, ormai, ci sono soprattutto i bambini: un ragazzino su dieci della scuola primaria si connette tutti i giorni. E a loro, ai nativi digitali, è affidata la “mission” di convertire i più anziani alla Rete. Il “contagio” a quanto pare funziona perché la presenza di minori che usano il pc in famiglia aumenta la dotazione tecnologica. Nelle famiglie di anziani non viene acceso il personal computer per andare in Rete (solo il 16,3% possiede la connessione) per la mancanza di capacità, mentre in quelle con almeno un minore il dato che emerge è quello dei costi della strumentazione necessaria al collegamento. Resta da capire come e per cosa viene usato Internet. Secondo l’“Atlante dell’Infanzia” i nostri ragazzi (fascia 15-17 anni) usa la Rete per spedire mail (70,5%) mentre quasi la metà (45,8%) effettua videochiamate magari con Skype. Un dato, quest’ultimo, che potrebbe portare ad un altro cambiamento epocale nel giro di breve tempo nel campo della comunicazione. Da sottolineare anche che uno studente su quattro esprime la propria opinione su temi sociali o politici proprio sui siti web: non avendo spazi nei luoghi della politica reale i ragazzi si sono attrezzati sul piano virtuale.