Baskin, ovvero “basket inclusivo”. Il nome di questa disciplina, nata vent’anni fa in Italia e ora in rapida diffusione in tutta Europa, ne racchiude il significato più profondo: mostrare come lo sport possa offrire un vero modello di inclusione ed essere un esempio anche per il mondo del lavoro e per l’intera società.
A scendere in campo alla pari sono giocatori senza disabilità e giocatori con disabilità (fisica oppure mentale, purché consenta loro il tiro in canestro), sia maschi sia femmine: seguendo degli schemi di gioco ben precisi e un regolamento creato ad hoc, dimostrano come sia possibile valorizzare i talenti di ognuno all’interno di un team, spezzando la rigida struttura degli sport ufficiali.
Come è nato il baskin
L’idea del baskin nasce intorno al 2001-2002, quando a Cremona si iniziano a fare le prime prove in palestra. A raccontarlo è Antonio Bodini, ingegnere e padre di cinque figli, presidente dell’associazione Baskin: “Fausto Cappellini (docente di Scienze motorie, ndr) ed io desideravamo creare una disciplina realmente inclusiva, che non avesse quella componente di assistenzialismo che spesso si ritrovava, e si ritrova tuttora, in questo tipo di attività”.
Al progetto collaborano genitori, professori e alunni della scuola media statale “Virgilio” di Cremona, a cui si uniscono anche alcune società sportive locali. “C’è stato un vero lavoro di rete tra realtà scolastiche ed associazioni del territorio, ognuna con la propria specificità. Nel 2006 ci siamo costituiti in associazione, ricevendo il sostegno e il patrocinio del Comune di Cremona”.
Esattamente dieci anni dopo arriva anche la firma di un protocollo d’intesa con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca per la promozione del baskin in tutta Italia come mezzo di inclusione. “L’idea si è comunque diffusa molto spontaneamente, di scuola in scuola: probabilmente è riuscita a intercettare e dare risposta a un bisogno diffuso e reale”.
Nel maggio 2019 nasce l’EISI – Ente Italiano Sport Inclusivi: “Una realtà multidisciplinare, aperta a tutte le discipline che avranno il riconoscimento di sport progettati per tutti. Attualmente, oltre al baskin, ci sono la ginnastica inclusiva e il calciobalilla inclusivo, mentre sono in arrivo bocce e calcio. Grazie al riconoscimento come ente di promozione sportiva paralimpica da parte del CIP – Comitato Italiano Paralimpico, le asd che ne fanno parte possono godere dei benefici fiscali propri delle associazioni sportive dilettantistiche”, sottolinea Antonio Bodini, che è anche consigliere Nazionale EISI.
Il baskin oggi, in Italia e all’estero
Oggi in Italia il baskin conta 3.429 tesserati e 146 associazioni sportive dilettantistiche affiliate EISI. Una delle ultime nate, in ordine temporale, è il Piacebaskin, la seconda squadra per questa città, dove da qualche anno c’è già l’Assigeco (ex Caorso Baskin). Ventitré tesserati, tra cui anche Matteo Soragna, uno dei pilastri della Nazionale di basket tra il 2001 e il 2009: in maglia azzurra ha anche vinto un bronzo agli Europei di Svezia del 2003 e un argento alle Olimpiadi di Atene del 2004.
Tutte le squadre proveranno a qualificarsi per il prossimo Campionato Nazionale, che si tiene ogni 2 anni: le 8 finaliste, che avranno superato la fase regionale e quella interregionale, si sfideranno il 24-25-26 giugno 2022 a Isola Vicentina.
Non solo Italia: il baskin si sta diffondendo rapidamente, e ancora una volta spontaneamente, anche in Europa. “Veniamo spesso contattati dall’estero per organizzare corsi di formazione. Il baskin è già presente in vari Paesi, tra cui Francia, Spagna, Grecia, Lussemburgo, Germania, Serbia e Bosnia, e abbiamo organizzato due tornei europei, uno con finale a Pesaro e l’altro a Bassano del Grappa”.
Le regole del baskin
Il baskin si ispira al basket, ma ha caratteristiche particolari ed innovative, che lo rendono dinamico e imprevedibile. L’obiettivo è valorizzare il contributo di ogni individuo all’interno dello squadra e fare in modo che il successo comune dipende realmente da tutti. “Grazie a questo percorso ognuno impara ad inserirsi e ad organizzare un gruppo che conta al suo interno gradi di abilità differenti: si sviluppano così nuove capacità di comunicazione, si mette in gioco la propria creatività, si instaurano relazioni affettive anche molto intense. I risultati raggiunti in particolare dai giocatori con disabilità sono considerevoli: crescono la fiducia in sé stessi, le abilità psicomotorie e l’attitudine alla relazione con gli altri”.
Qualche regola? Nel baskin si usano più canestri, due classici e due laterali più bassi, e si può sostituire la palla normale con una di dimensione e peso diversi. Ogni giocatore ha un ruolo (da 1 a 5) definito dalle sue competenze motorie e, di conseguenza, ha un avversario diretto dello stesso livello. A livello spaziale ci sono zone protette, previste per garantire il tiro nei canestri laterali, ed è possibile l’assegnazione di un tutor, ovvero un giocatore che può accompagnare più o meno direttamente le azioni di un compagno disabile.
“Come in architettura – conclude Antonio Bodini – il principio di base deve essere quello del design for all, la progettazione per tutti. Se le case e gli edifici vengono progettati senza barriere architettoniche, perché tutti possano entrarci facilmente, così deve essere anche per le attività sportive e per quelle lavorative. Bisogna introdurre ruoli e obiettivi che permettano a tutti di essere parte attiva e protagonista del progetto”.