A Roma sarà presente anche il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli. Sul tavolo il destino dello stabilimento
Si terrà oggi pomeriggio l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico tra i sindacati e i Commissari sul dossier dell’ex Ilva di Taranto. L’appuntamento a Roma è previsto per le 17 secondo il sito del MISE, dove si annuncia la presenza del ministro Stefano Patuanelli. A seguire anche un incontro con l’azienda franco-indiana ArcelorMittal, il colosso dell’acciaio che pochi giorni fa aveva annunciato un piano da 4.700 esuberi entro il 2023 come condizione necessaria per non lasciare l’Italia e l’acciaieria più grande d’Europa che – lo ricordiamo – è in amministrazione straordinaria. I sindacati e il Governo hanno però rifiutato un simile scenario.
Ex Ilva: un destino ancora incerto
È passato più di un mese da quanto ArcelorMittal ha annunciato la volontà di recedere unilateralmente dal contratto motivando la scelta con quella clausola di responsabilità penale che il governo ha ripristinato. In queste settimane difficili per i lavoratori dello stabilimento di Taranto e di tutto l’indotto, la multinazionale è in parte tornata sui propri passi, annunciando però un piano di licenziamenti che ha infiammato il clima politico e sindacale.
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Il nodo gordiano che la politica italiana è chiamata a sciogliere a Taranto riguarda tanto il lavoro quanto la tutela della salute e dell’ambiente. Gli esuberi annunciati da ArcelorMittal sono infatti la risposta alla chiusura dell’Altoforno 2 decisa dal Tribunale di Taranto per effettuare lavori di sicurezza. Decisione, quest’ultima, che ha spiazzato tutti visto che il 9 dicembre la Procura aveva dato parere favorevole alla proroga della chiusura. A questo punto è sempre più concreto il rischio che l’Altoforno 2 venga spento.
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Sul futuro dell’ex Ilva e di Taranto si è discusso molto in questi giorni e il governo oltre a farsi carico dei lavoratori in cassa integrazione ha già teorizzato una possibile ed eventuale statalizzazione dello stabilimento. L’auspicio è che lavoro, salute e tutela dell’ambiente non vengano mai intesi come diritti in contrapposizione tra loro.