Ci sono campioni che in alcune occasioni e per alcuni ragazzi possono diventare dei veri maestri di vita. Federico Morlacchi, sette medaglie paralimpiche di cui una d’oro a Rio e Campione del mondo e d’Europa con oltre 20 medaglie, per il quarto anno consecutivo è entrato nel carcere minorile Cesare Beccaria di Milano in occasione del Gruppo Mediobanca Sport Camp, per nuotare insieme ai 35 ragazzi che qui stanno scontando la loro pena. Sono bastati pochi minuti e l’introduzione di Diego Dominguez (anche lui presente con un team di 10 persone tra preparatori atletici, allenatori, giocatori), per entrare in sintonia con i ragazzi e far subito capire loro che dovevano dare il meglio di sé perché lui li avrebbe sfidati in vasca.
Lo spirito competitivo del campione
La giornata non caldissima di fine estate e la stanchezza di una mattinata passata a tra allenamenti di rugby, calcio e basket non hanno fermato i ragazzi del Beccaria che, rigorosamente divisi in due gruppi per rispettare le regole Covid, sono entrati nella piscina dell’istituto e hanno cominciato a sfidare Morlacchi. “Ormai è il quarto anno che partecipo a Gruppo Mediobanca Sport Camp e ogni volta si tratta di un’esperienza molto forte. Entriamo in acqua e iniziano le staffette. I ragazzi si divertono molto e vogliono fare gare e sfidarmi. Io mi presto volentieri ma … devono arrendersi vinco sempre io”!
I ragazzi spesso sono incuriositi dalla forza e dal carattere di Federico e fanno domande sulla sua vita e sulla sua carriera: “Con loro parlo e ascolto. Se vogliono sapere racconto loro del movimento paralimpico in modo che vedano la normalità anche nella differenza. Mi piace far capire loro che con la costanza e il duro lavoro si possono raggiungere risultati incredibili”.
La cultura della sconfitta
Quest’anno, per rispettare le distanze tra i ragazzi, sono stati organizzati dei gruppi più ristretti che si sono alternati nelle due ore che Federico è stato in vasca: “Ho apprezzato il fatto di poter lavorare in gruppi più piccoli perché ci si riesce a conoscere meglio. Si è trattato per me di un vero allenamento, perché i ragazzi volevano continuamente sfidarmi a tutti gli stili. Sono rimasto colpito perché molti di loro nuotano piuttosto bene”. Certo a fine gara però c’era da parte loro la delusione di aver perso… “Io credo moltissimo nella cultura della sconfitta. Un atleta deve imparare a perdere e a ricominciare da capo ogni volta. Nelle gare bisogna dare il massimo di sé e se si perde raccogliere quell’occasione per imparare a migliorarsi a capire dove si può fare meglio, dove si ha sbagliato”. Un bell’insegnamento per i 35 ragazzi tra i 15 e i 19 anni che stanno scontando la loro pena al Beccaria e che hanno il dovere di pensare che il percorso che stanno compiendo sia solo una fase di passaggio, che presto sarà superata per lasciare spazio alla vita che c’è fuori dal carcere.
Gli allenamenti in vista delle Paralimpiadi sono ricominciati
Federico in questi giorni avrebbe dovuto disputare le Paralimpiadi ma, come sappiamo, tutto è stato rimandato. “Ho ricominciato ad allenarmi per le Paralimpiadi 2021 che inizieranno a settembre dell’anno prossimo se tutto sarà confermato. Nei mesi di lockdown come tutti sono stato fermo ma credo che rinunciare alla vasca per un paio di mesi abbia anche avuto un lato positivo: ho avuto il tempo per riflettere, per respirare. Spesso gli allenamenti ti assorbono completamente e non c’è il tempo per pensare a se stessi e ai propri obiettivi. E ora sono pronto a rimettermi in gara”. Gli allenamenti sono iniziati da qualche settimana: “Facciamo un inizio graduale con un solo allenamento di circa 2 ore al giorno. Poi inizieremo ad aggiungere un secondo allenamento giornaliero e la palestra per essere pronti per la prossima estate”.
Nel frattempo Federico pensa anche al suo futuro fuori dalla vasca: “Non ho ancora deciso quando mi ritirerò, per ora penso alle paralimpiadi 2021 poi si vedrà. Nel futuro potrei anche decidere di dedicarmi a quello che ho studiato, ho infatti un diploma in osteopatia”. Nel 2019 Federico ha anche scritto un libro: Nato per l’acqua. “L’ho scritto a 4 mani con il professor Davide di Giuseppe per far conoscere la mia storia e aiutare la mia società sportiva”. In che senso Federico Morlacchi si sente “Nato per l’acqua”?: “Tutti siamo nati nell’acqua, all’interno del corpo delle nostre mamme, e io credo che l’acqua sia l’unico elemento in cui siamo davvero tutti uguali. Se ci si riflette il nuoto è l’unico sport nelle paralimpiadi in cui non si ha bisogno di ausili: nell’acqua nessuno è diverso”.