Il colosso coreano punta ad aumentare l’uso di energie rinnovabili con un ambizioso progetto di Social Responsability ed Energy Management
LG contro le emissioni nocive. L’azienda leader nella produzione di elettrodomestici e smartphone lancia la sua sfida: azzerare, nei prossimi 11 anni, l’inquinamento industriale. Il programma LG Carbon Free 2030 è un vero e proprio impegno, cominciato nel 2017, che punta a espandere progetti che impongano l’utilizzo di energie rinnovabili.
Com’è nato LG Carbon Free 2030
“Questo è un progetto etico e di Social Responsability che ha radici profonde in azienda e ha avuto un lungo periodo di incubazione”, ha spiegato Sergio Buttignoni, Corporate Marketing Director di LG Electronics Italia, nell’intervista rilasciata a StartupItalia. L’intento di LG è ridurre le emissioni di carbonio negli impianti presenti in tutto il mondo. Si parte dalle quasi 2 milioni di tonnellate del 2017 per arrivare a 960mila tonnellate entro la fine del 2030. Questo, anche attraverso l’implementazione di progetti che impongano l’utilizzo di energie rinnovabili.
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“Il progetto è complesso e si compone di quattro parti. La prima è legata al 50% di riduzione delle emissioni nella fase di produzione. La seconda, riguarda l’implementazione di queste stesse tecnologie anche per lo sviluppo dei paesi emergenti. Secondo il Protocollo di Kyoto, noi Paesi industrializzati, abbiamo degli obblighi sulle tecnologie utilizzate in funzione dell’ambiente. La terza fase è quella dell’espansione ed utilizzo delle energie rinnovabili all’interno del processo produttivo e di energy management. Come ultima parte, noi da sempre siamo impegnati nella produzione di elettrodomestici ad altissima efficienza energetica e questo ha un impatto sul consumo globale di energia elettrica”.
Sergio Buttignoni, Corporate Marketing Director di LG Electronics Italia
Il Protocollo di Kyoto
Il protocollo di Kyoto è un trattato internazionale che riguarda il surriscaldamento globale. E’ stato redatto l’11 dicembre 1997 a Kyoto da più di 180 Paesi. Il trattato prevede l’obbligo di attuare una riduzione delle emissioni di elementi di inquinamento, in misura non inferiore all’8,65% rispetto alle emissioni registrate nel 1985 (considerato come anno di riferimento), nel periodo 2008-2012. Superato, tra mille distinguo e molteplici insofferenze dei Paesi più inquinanti, dall’accordo di Parigi.
LG è impegnata a espandere le proprie tecnologie a energia solare. Inoltre, implementerà i suoi progetti di Clean Development Mechanism (CDM), uno dei meccanismi flessibili previsti dal protocollo di Kyoto, che consente alle imprese dei paesi industrializzati con vincoli di emissione di realizzare progetti che mirano alla riduzione della produzione di CO2 nei paesi in via di sviluppo, utilizzando il proprio capitale e le proprie tecnologie.
Cosa ne pensano i consumatori
“Nel consumatore italiano si nota una crescita della sensibilità a questi temi e, soprattutto se prendiamo una ricerca fatta nel 2018, il 72% si dichiara attento alla sostenibilità. Di questo il 20% si definisce un vero e proprio sostenitore. Il 50% dice di essere mediamente informato e disposto ad adottare comportamenti sostenibili”, ci ha spiegato Sergio Buttignoni. “Il tema è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi anni, perché si è passati da una percezione di vantaggio individuale del consumatore e quindi egoistica, a una visione allargata dove si pensa a cosa il proprio comportamento possa fare per la comunità e per l’ambiente. Nei paesi nordeuropei queste tematiche sono da sempre molto calde, in Italia lo sono diventate negli ultimi anni”.
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Ma il progetto è concretamente realizzabile entro il 2030? “Sì, l’orizzonte temporale non è lunghissimo ma crediamo nella capacità interna di sviluppare tecnologie e sistemi di energy management in grado di realizzarlo. Siamo una delle aziende che si sta impegnando maggiormente per la tutela dell’ambiente. L’impegno delle multinazionali deve essere di attuare queste politiche su scala globale”.