A StartupItalia! Anna Gerometta, numero 1 della Onlus: “La situazione nei porti italiani è grave e varia poco da una città marittima all’altra”
Più che semplici navi da crociera, sono ormai vere e proprie città galleggianti, con tanto di cinema, sale da ballo, ristoranti, negozi, campi da tennis, una pluralità di ascensori, piscine e persino percorsi per il jogging. Le più grandi raggiungono le 230 mila tonnellate, possono superare abbondantemente i 350 metri di lunghezza (l’Empire State Building di New York è alto 381 metri) e i 60 di larghezza (quella di un campo da calcio) e imbarcare, tra passeggeri ed equipaggio, tra le 7 e le 8mila persone.
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Per muovere simili colossi e alimentare gli innumerevoli servizi di bordo per lo svago e la sicurezza degli occupanti servono motori incredibilmente potenti e, purtroppo, anche molto inquinanti. E se è vero che a poco a poco gli armatori si stanno dotando di ammiraglie capaci di raggiungere standard molto elevati per ciò che concerne il limite alle emissioni nocive, è altrettanto vero che ancora oggi, soprattutto nel Mediterraneo, circolano ancora vecchi modelli che inquinano soprattutto l’aria dei porti in cui fanno spola. Dato che i mesi estivi sono quelli preferiti dagli italiani per concedersi una rilassante crociera, abbiamo approfittato del periodo per saperne di più, chiedendo un parere ad Anna Gerometta, presidente della onlus Cittadini per l’Aria. In questo modo, chi ci legge potrà maturare una precisa convinzione in merito e dirsi un consumatore pienamente informato.
StartupItalia!: Presidente Gerometta, qual è la situazione dell’inquinamento atmosferico nei maggiori porti italiani? Avete dati in merito?
Anna Gerometta: La situazione nei porti italiani è grave e varia poco da porto a porto. La gran parte delle città di porto italiane viola cronicamente i limiti stabiliti per gli inquinanti dell’aria (PM10, PM2,5, NO2, ozono) e questo anche grazie al contributo delle emissioni navali. Ma anche dove la violazione dei limiti non si verifica rimane il danno alla popolazione. Non vi è un limite inferiore entro il quale l’inquinamento atmosferico è innocuo. Questo risulta chiaramente dalle più recenti evidenze scientifiche, che indicano un incremento di mortalità collegato agli inquinanti dell’aria già molto al di sotto dei limiti di legge vigenti in Europa. Basti ricordare che uno studio realizzato a Civitavecchia, dove spesso i limiti di legge sono rispettati, hanno evidenziato con chiarezza che chi vive entro i 500 metri dal perimetro del porto ha un incremento di rischio di mortalità del 51% per malattie neurologiche e del 31% per tumore al polmone. La salute non si adegua ai limiti di legge. C’è poi da dire che spesso le stazioni di monitoraggio non sono collocate nei punti in cui vi è la massima esposizione della popolazione, come invece prescrive la Direttiva 2008/50/CE, e questo fatto comporta una sottovalutazione del livello di esposizione della popolazione, per esempio nei porti.
Il biossido di azoto che proviene dalle emissioni navali e il particolato sono inquinanti immediatamente dannosi per la funzione cardio-respiratoria, anche a brevissimo termine. Uno studio pubblicato pochi giorni fa a livello europeo ha inoltre evidenziato un collegamento rilevante e molto significativo fra la quota di zolfo contenuta nel PM2,5 e l’insorgenza del tumore gastrico. Se consideriamo che il carburante usato dalle navi da crociera in porto ha un tenore di zolfo 100 volte superiore a quello usato in strada, mentre quello usato in navigazione e durante le manovre ha un tenore 1500 volte maggiore, è evidente che non si può più fare finta di nulla. Il problema dei porti e delle emissioni navali va affrontato al più presto.
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SI!: Voi di Cittadini per l’Aria consigliate ai cittadini di scegliere vacanze sostenibili, eppure l’indotto crocieristico è molto importante per la nostra economia. Non si rischia di danneggiarlo?
AG: L’indotto non giustifica il danno. Si può continuare a offrire turismo di crociera rispettando la salute delle persone e contribuendo a ridurre sempre di più l’impatto della navigazione sul clima. Si pensi che, in base alle analisi costi/benefici, ogni tonnellata di carburante delle navi da crociere costa, per danni causati alla salute, 2000 euro. Se compariamo questo costo al fatto che una tonnellata di quel carburante sporco oggi costa all’armatore 400 euro, mentre la stessa quantità di un carburante molto più pulito costa solo 625 euro, comprendiamo che se gli armatori fossero responsabili del danno che producono all’ambiente e alla salute sceglierebbero subito di usare carburanti puliti, installare filtri e sistemi di abbattimento degli ossidi di azoto. Oggi questo non avviene e il prezzo del danno prodotto da questa industria viene semplicemente pagato dalla società e dai cittadini che vivono nelle aree portuali. È necessario cambiare strada. Le compagnie di crociera scelgano l’ambiente e riducano altre spese – come quelle degli anacronistici servizi di catering e strutture a bordo – per poter investire in salute e rispetto del futuro globale.
SI!: Quali sono i maggiori danni all’ambiente causati dalle navi da crociera?
AG: Lo stazionamento in banchina di una nave da crociera per generare elettricità per una città galleggiante come le odierne navi produce quantità enormi di particolato e ossidi di azoto. Non stupisce che lo studio dell’ICCT che abbiamo citato nel comunicato indichi le navi da crociera come le maggiori produttrici di black carbon fra tutte le imbarcazioni. Le navi da crociera infatti non si spengono mai. E il particolato carbonioso non solo è circa dieci volte più tossico per la salute umana se paragonato per esempio al PM10 ma è un potentissimo climalterante. Gli inquinanti delle navi poi, e questo riguarda tutte le navi, si depone sulla superficie del mare inducendo acidificazione e eutrofizzazione che altera l’ambiente marino e la biodioversità. Una recente ricerca (Near-future CO2 levels impair the olfactory system of a marine fish) indica che i livelli di acidificazione degli oceani e dei mari stanno mettendo a rischio l’olfatto dei pesci e la loro conseguente capacità di trovare cibo e riprodursi . Gli inquinanti delle navi hanno poi un impatto gravissimo sui materiali e quindi sulle strutture e sul nostro patrimonio artistico. Si consideri che se gli stessi fumi delle navi venissero emessi in terra ferma da uno stabilimento questo sarebbe chiuso in 24 ore. Perché dobbiamo permettere alle navi di inquinare come non è concesso sulla terra ferma? Le soluzioni tecnologiche esistono e sono a portata di mano. Questa industria deve adeguarsi.
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SI!: E cosa possono comportare invece per l’uomo?
AG: L’esposizione agli inquinanti delle navi è anche causa dell’insorgenza e dell’aggravamento dell’asma, di tumori, danno cognitivo, diabete, malattie cardio-respiratorie. E con esse assenze dal lavoro per malattia o accudimento, ricoveri, spese mediche.
SI!: Sta dipingendo un quadro molto fosco. Voi di Cittadini per l’Aria cosa chiedete al neo ministro dell’Ambiente Sergio Costa per arginare l’inquinamento prodotto dal settore crocieristico?
AG: In primo luogo che il nostro governo diventi leader in Europa, affiancando la Francia, per l’istituzione di una zona a basse emissioni nel Mediterraneo, come già esiste nel Nord europa e in molte aree del mondo. Il nostro paese può e deve avere un ruolo cruciale. Le stesse compagnie che da noi usano carburanti molto inquinanti hanno dovuto cambiare ed adeguarsi in Nord America e Nord Europa. Il Mediterraneo è un mare nevralgico per il commercio internazionale e fragile. Va protetto al più presto a livello europeo e internazionale istituendo un’area ECA (Emissions Control Area). Chiediamo anche una misura nazionale che imponga almeno l’uso di carburanti più puliti (0,1% di zolfo) entro le 12 miglia marine, fino a quando non si realizzerà la zona ECA. E poi più controlli sui carburanti utilizzati e un sistema che renda i virtuosi visibili e così chi viola le norme. È importante che i cittadini possano essere al corrente del lavoro fatto dalla guardia costiera e dei risultati dei controlli per scegliere gli operatori virtuosi. Inoltre, chiediamo un programma di riqualificazione ambientale delle compagnie che svolgono un servizio di trasporto pubblico, l’elettrificazione delle banchine e la riqualificazione dei porti perché siano sempre più sostenibili le attività che vi si svolgono. Sul nostro sito si trovano le lettere scritte al ministro Galletti a gennaio e al ministro Costa circa un mese fa, insieme a molte altre informazioni.
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Lo studio: la maggior parte delle navi da crociera usa ancora combustibili altamente inquinanti
A sostegno di quanto ha dichiarato a StartupItalia! la presidente di Cittadini per l’Aria, Anna Gerometta, anche l’ultimo studio effettuato da NABU (Nature And Biodiversity Conservation Union). L’organizzazione tedesca ha valutato le soluzioni introdotte dalle compagnie di crociera per ridurre l’impatto negativo delle loro navi sulla qualità dell’aria delle città di porto dove attraccano.
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La classifica delle compagnie più inquinanti
A quanto si vede dalla classifica, colossi come MSC Cruises, Carnival Cruise e Royal Caribbean non fanno che “il minimo richiesto dalla legge per abbattere la quantità di sostanze nocive nei fumi delle navi”, come commentano da Cittadini per l’Aria Onlus. Hapag Lloyd Cruises e TUI Cruises hanno invece scelto “almeno di usare catalizzatori SCR o di predisporre le proprie navi all’ormeggio in banchine elettrificate per non dover lasciare i motori accesi”.
Tra le imbarcazioni analizzate da NABU, solo una – la AIDAnova, che sarà varata alla fine di questa settimana, il 31 agosto – userà un carburante alternativo all’olio pesante (HFO, Heavy Fuel Oil), ossia il gas naturale liquefatto (GNL). Tutte le altre 76 prese in esame, comprese otto su nove navi da crociera varate nel 2018, utilizzano lo HFO, l’olio pesante: un carburante residuato dalla raffinazione del petrolio, dal tenore elevatissimo di zolfo, fino a 3500 volte superiore a quello dei motori diesel da strada, che sprigiona inoltre black carbon, un inquinante che, come vedremoo nel prossimo paragrafo, danneggia gravemente la salute umana e causa la formazione di ingenti quantità di ossidi di azoto (NOx) contribuendo così anche alla formazione dell’ozono.
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NABU: “Situazione scandalosa”
Leif Miller, CEO di NABU ha commentato: “È scandaloso che nel 2018 ci siano ancora navi in arrivo sul mercato costruite per usare l’olio pesante come combustibile. In tutte le principali città portuali in Europa le persone soffrono dell’aria gravemente inquinata a causa del settore crocieristico in crescita. Ma il gli armatori non si assumono le proprie responsabilità. I cambiamenti sono solo a parole e quindi non sono tali, così le città portuali e le comunità costiere sono ora invitate a vietare navi sporche come sta facendo la Norvegia per proteggere in alcuni fiordi le persone e l’ambiente”.
Napoli, il 98% delle emissioni delle navi da crociera causato dallo stazionamento in porto
Che le ciminiere delle navi da crociera siano cannoni corsari puntati sulle nostre città lo conferma anche una ricerca scientifica condotta nel porto di Napoli da studiosi dell’Università “Federico II” e pubblicata pochi giorni fa. Lo studio analizza proprio l’impatto delle emissioni da navi da crociera sulla qualità dell’aria e dai suoi risultati emerge che il 98% delle emissioni da navi da crociera a Napoli dipende dallo stazionamento in banchina di queste città galleggianti con i motori accesi. Anche per questo, Cittadini per l’aria Onlus chiede da tempo, con altre associazioni, che le banchine siano elettrificate e che le navi installino filtri anti-particolato e catalizzatori anti-NOx.
Tutte le foto provengono dal concorso “Un mare di fumo” e sono state scattate da cittadini che volevano documentare lo stato di inquinamento portuale
Questo, è bene ricordarlo, nonostante Napoli abbia un traffico crocieristico molto più ridotto rispetto a porti come Venezia e Genova e con rilevanti fonti di inquinamento diverse dal trasporto marittimo. Tuttavia, Cittadini per l’Aria vuole sottolineare come il contributo delle navi da crociera resti significativo e contribuisca a peggiorare una qualità dell’aria già malsana: “nella stagione estiva, le emissioni di biossido di azoto derivano da tali imbarcazioni fino all’86% del totale su base oraria, e ammontano in media d’estate a oltre il 5%”.
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Il black carbon altera il clima
Un altro studio recente ha evidenziato che le navi da crociera siano, fra tutte le imbarcazioni, quelle che emettono le maggiori quantità di black carbon. Come si anticipava poco sopra si tratta di un inquinante che, oltre a nuocere gravemente alla salute umana, è stato anche classificato a stregua di potente climalterante.
In media, una nave da crociera emette un numero di tonnellate di black carbon circa tre volte maggiore emesse da una nave cargo.