Se Snapchat fosse una macchina di Formula Uno sarebbe altamente competitiva. Qui abbiamo riassunto un po’ di cose, utilizzando una metafora cara a noi italiani.
È una guerra di sorpassi. Snapchat, Facebook, Google, Twitter. Queste grandi aziende sono come scuderie di Formula Uno che lavorano, incessantemente, su una nuova vettura. In cerca di prestazioni e numeri. Ed è una guerra all’imitazione, sperando di non perdere troppo terreno da chi precede. C’è chi ha la fortuna, come Mark Zuckerberg, di mettere in pista più vetture e chi, invece, punta tutto su un solo modello, come Evan Spiegel, migliorandolo continuamente. Ed è proprio su quest’ultimo che proviamo a ragionare oggi.
La nascita del “muletto” Picaboo
Sono gli errori spesso a far nascere i progetti migliori. Anche per Snapchat è stato così. Lo ha commesso Reggie Brown, un compagno di studi universitari di Spiegel, inviando una foto per errore e lamentandosi del fatto che non potesse cancellarla: «Sarebbe bello se esistesse un’app che manda foto e messaggi destinati a scomparire». La primissima versione nacque in quel momento, nel 2011. Si chiamava Picaboo ma ebbe lo stesso successo della Sauber di oggi. Ultima e senza un’aerodinamica vincente. Una paternità, fra l’altro, finita in tribunale e risolta, nel settembre 2014, con un accordo privato.
Tra il 2011 e il 2012 cambia tutto. Un nuovo nome, nuovi “ingegneri”, e l’incontro con il pubblico giusto: i giovanissimi. Snapchat diventa l’app perfetta per scambiarsi appunti, suggerimenti a scuola. Il modo perfetto per copiare insomma. Da gennaio 2012 (con 20mila downoload) inizia quella crescita esponenziale che oggi ha portato il “fantasmino giallo” ad avere 60 milioni di utenti attivi negli Stati Uniti e in Canada, almeno secondo Bloomberg.
Chi è (in breve) il pilota, Evan Spiegel
È profondamente innamorato della sua creatura. Non si spiegherebbe altrimenti il rifiuto di fronte ai tre miliardi di dollari offerti da Zuckerberg e a quello, di poco superiore, proposti da Google. E no, non parlo di offerte recenti. Arrivarono sulla scrivania di Spiegel, come ricorda Mashable, nel 2014, quando l’app era ancora nelle sue fasi di rodaggio e il 25enne, attualmente il più giovane paperone del mondo secondo Forbes, guadagnava pochissimo.
Oggi Snapchat, diventata Snap.inc, vale oltre 22 miliardi di dollari. Passione, lavoro, una giusta dose di fortuna e soprattutto una visione.
Spiegel non ha avuto una vita particolarmente complicata. Figlio di avvocati di successo, che divorziano quando è ancora un ragazzo, trascorre la sua adolescenza a Malibù, in California, vicino a Holliwood. A 14 anni costruisce il primo computer e inizia ad appassionarsi alle nuove tecnologie. Poi l’Università di Stanford e un ambiente molto stimolante, i primi tentativi falliti di costruire siti e social network. Fino al successo. Entrepreneur ha messo in fila alcune curiosità, se volete saperne di più. Comprese le somiglianze con Zuckerberg.
La carrozzeria (modello) di Snapchat
Se siete utenti le conoscete già. Per chi si sta invece avvicinando al fenomeno ecco, brevemente, le sue principali caratteristiche. È un’applicazione per Android e iPhone che permette di inviare foto, video e disegni ad uno o più contatti. Contenuti che si autodistruggono dopo essere stati visualizzati per un tempo massimo di dieci secondi (o 24 ore se creiamo delle storie). Nel caso venga fatto uno screen-shot, l’app ci manderà un messaggio per segnalarci questa mossa, poco carina, del destinatario. In più offre effetti e filtri sempre più complicati per le immagini: dagli adesivi con l’orario ala velocità alla quale ci stiamo muovendo. Ma anche la temperatura e la geo-localizzazione. Con la possibilità di personalizzare ogni snap. Qui, su Che Futuro, trovate tutte le dritte per diventare i massimi esperti in materia.
Partire da una base così solida vuol dire, con il passare del tempo, poter sperimentare e implementare funzioni. Semplificazioni e novità per essere sempre più veloci in pista. E quando gli altri decidono di starti attaccato significa che, oltre a stare dietro di te, sono convinti che hai imboccato ogni chicane seguendo la traiettoria più corretta. Una dimostrazione? Facebook ha deciso di “imitare” Snapchat ben 12 volte. La risposta, indiretta, di Snapchat? Cancellare la sua pagina dalla piattaforma rivale. Senza tener conto poi della diatriba con Instagram Stories che è apparso a molti figlio dello stesso genitore. Qui, su Mashable, trovate un esaustivo confronto dei due servizi.
Le news e Snapchat. Discover e Real Life
Snapchat, invece, dimostra di non essere così convinta di imitare le scuderie rivali. Basti pensare alle scelte fatte in ambito news. Per entrare in Discover, la sua piattaforma informativa, c’è una fila lunghissima. Sono testate che vogliono aggiungersi a realtà come Vox Media, IGN, National Geographic, CNN, Mashable che già postano contenuti pensati appositamente per Snapchat, con la possibilità per gli utenti di accedere poi agli articoli completi sui rispettivi siti. Quest’edicola multimediale, rinnovata qualche mese fa, subito dopo il sorpasso ai danni di Twitter, mira ad avere un pubblico sempre più largo. E non è un caso se, al suo interno, ci sono poche parole e moltissime immagini e video. Grafica accattivante, iscrizione più semplici ai canali, navigazione più intuitiva e la possibilità di fare dei “live” durante eventi specifici. Lo ha fatto anche la Juventus per festeggiare l’ultimo scudetto.
Una guida più sicura, sportiva e accattivante.
Poi c’è Real Life. Qui la storia è diversa. L’idea è quella di staccarsi totalmente dall’idea che Facebook ha fatto passare con una politica che ha fatto spaventare molti addetti ai lavori. La prospettiva di diventare un gigantesco editore unico che decida cosa pubblicare e cosa no. Snapchat ha scelto di puntare alla qualità. Senza metterci la faccia ma solo i soldi. Real Life è nato per raccontare come cambia la nostra vita grazie alle nuove tecnologie e alle persone che le creano e sviluppano: «Non sarà un sito di notizie con recensioni di prodotti. Pubblicheremo brevi saggi e articoli su come viviamo in rapporto alla tecnologia». Vi ricorda qualcosa? Sì, ovvio. Molto più in grande di noi. Le pubblicazioni sono iniziate il 27 giugno scorso e sono state affidate a Nathan Jurgenson, sociologo e studioso di social media, oltre che dipendente di Spiegel. Ma Snapchat sembra quasi non esserci: niente giallo o altri elementi che possano segnalarne la presenza. Con uno stile che sembra giunto dal passato e adattato al presente per raccontare quello che sarà e saremo.
Snapcash
E poi c’è il capitolo “money money money”. Moli di voi avranno sentito parlare di Snapchat ma non tutti sicuramente di Snapcash. È un servizio che nasce per permettere agli snapchatter di scambiarsi denaro in modo veloce e semplice. Ad esempio per dividere il conto al ristorante o per restituire i soldi anticipati per i biglietti di un concerto. È un sistema di pagamento esclusivamente peer-to-peer e non può essere utilizzato per scopi commerciali. Avviene tutto attraverso Square, un sistema di gestione tra i più noti e usati al mondo.
Snapcash è molto utile ma ha regole precise e rigide. Ad esempio non potreste acquistare, vendere o offrire un compenso per snap o storie; nomi utente o accesso a un account; aggiungere qualcuno come amico; droghe, armi o altre cose illegali. E no, non si viene retrocessi in ultima fila. Si viene squalificati, a vita.
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Spectacles, i nuovi “occhiali”
Ma Snapchat vuole dimostrare che può riuscire dove gli altri hanno (quasi) fallito. Come nello sviluppo di occhiali intelligenti in grado di rendere più adrenalinica e speciale la nostra vita. Sì, parlo ovviamente di quel mezzo disastro chiamato Google Glass e di quel prodotto che invece sta solleticando la curiosità di tutti gli addetti ai lavori: Spectacles.
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Sono occhiali speciali in cui vengono posizionate due videocamere per registrare le proprie esperienze e organizzarle in modo che possano essere riviste. Contenuti che non spariscono, della durata di massimo 30 secondi. Arriveranno alla fine dell’anno e costeranno circa 115 euro. Per spostare i contenuti realizzati con Spectacles al proprio smartphone sarà sufficiente usare un wi-fi, oppure, se avete un sistema operativo iOS, una connessione Bluetooth.
Spiegel, il 24 settembre, ha rilasciato un’intervista al Wall Street Journal dove dichiarava che il primo ciclo di produzione sarebbe stato abbastanza limitato. Tutto per seguire il flusso del mercato, le risposte e il desiderio degli utenti. Sono, tutt’ora, un esperimento che rientra nel suo desiderio più recondito: far sì che Snapchat diventi uno strumento d’intrattenimento sempre più complesso e variegato. Come dimostra l’acquisizione di Seene (selfie in 3D) e Bitstrips (bitmoji).
Per ora tutto è avvolto nel mistero e le domande si susseguono. Questi occhiali faranno video in alta risoluzione? Si potranno usare in condizioni meteo sfavorevoli? Dove potremo comprarli? Ancora non ci sono risposte chiare su questi temi. Come in Formula Uno, del resto, c’è un tempo specifico per svelare la nuova vettura e le sue novità. E ora è il tempo dell’attesa. Intanto, pero, se siete curiosi, potete rifarvi gli occhi con questa bella guida di The Verge.
Numeri e sorpassi
In pista, in fin dei conti, conta solo chi arriva primo. E in questa gara, particolarmente lunga e aperta, contano i numeri. Non solo quelli che si riferiscono agli utenti e ai download. Un esempio? Tumblr e Snapchat sono le piattaforme dove i lettori rimangono più a lungo. Qualità e varietà. Lo dice uno studio di GlobalWebIndex e lo mostra questa infografica. Per Facebook, fanalino di coda, il sorpasso sembra particolarmente complicato. Snapchat, invece, vede vicinissima la vetta.:
Ma altri numeri interessanti arrivano anche da Comscore. L’app di Spiegel, negli Stati Uniti, è presente sul 70% degli smartphone degli utenti tra i 18 e 24 anni. Se prendiamo i video, invece, i numeri sono ancora più impressionanti: a fine aprile era stata superata la soglia dei 10 miliardi di visitatori giornalieri. Insomma, in attesa degli Spectacles e delle prossime novità, possiamo già dire che Snapchat è una delle candidate a stare sempre tra i primi posti della classifica e ad aggiudicarsi diverse Pole Position. Ah, Evan Spiegel è anche un grande appassionato di Ferrari. Ma forse, almeno oggi, questo è un paragone che è meglio non fare.