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In un mondo in cui la comunicazione è troppo spesso veicolata da parole spezzate dalla fretta e stravolte dal correttore automatico abbiamo dimenticato quanto importanza ha ogni parola, quanto può incidere l’uso di un singolo termine sbagliato sulla vita delle persone.

 

Le parole hanno un enorme potere e se ‘maneggiate senza cura’ possono creare danni irreparabili. Non solo la scelta delle parole va ponderata, ma anche il modo in cui le pronunciamo non va sottovalutato: possiamo essere fraintesi o peggio urtare la sensibilità di chi ci sta di fronte: offendendolo, sminuendolo, facendolo sentire diverso. Spesso senza rendercene conto e soprattutto senza volerlo.

In queste settimane su Valore Responsabile abbiamo dato il via a una rubrica dedicata al linguaggio perché crediamo si possano combattere le barriere e i pregiudizi anche grazie alle parole. O meglio al loro corretto uso.

Per farlo siamo partiti da una semplice considerazione:  mettiamo sempre al centro la persona, invece che la sua diversità. Vale per la disabilità ma non solo…Se ci pensiamo, sono tantissime le categorie, i gruppi e le persone a rischio discriminazione e quasi tutti noi ci rientriamo (ne abbiamo parlato qui). Abbiamo poi dedicato un capitolo  all’importanza fondamentale che deve essere data a due termini specifici: “persona” e “abilità”. Sono le parole chiave del cambiamento.

È arrivato il momento di condividere un primo glossario, che può essere utile nella nostra vita quotidiana per districarsi fra le parole corrette e scorrette. Lo riteniamo una sorta di guida che ognuno di noi dovrebbe tenere nel cassetto. Ne seguiranno altre, più specifiche.

La lista che segue (i termini da evitare, con in neretto quelli più discriminanti, e quelli con cui sostituirli) non è esaustiva e non può esserlo, vuole solo mostrare una terminologia più appropriata, partendo dalle indicazioni e gli utilizzi contenuti nella “Convenzione Internazionale sui diritti delle persone con disabilità” dell’Onu e seguendo anche gli studi di enti universitari (specie anglosassoni), alcune indicazioni del Comitato Paralimpico Internazionale (anche in questo caso, approfondiremo meglio in seguito il percorso fatto da Ipc), ma anche di gruppi e associazioni , studiosi e persone che operano nel campo della disabilità.

 

In questo percorso che stiamo facendo sul linguaggio arriveremo a capire che possiamo anche smettere di usare il termine “disabilità”, mostrando anche come non sia necessario e la sua completa eliminazione porti a migliorare la percezione della persona, migliorando la cultura e la società. Per ora manteniamolo, indicando come usarlo al meglio, ma tenendo presente che riusciremo a non utilizzarlo più.

 

 

02 MB LINGUAGGIO TABELLA

 

Bisogna comunque ricordare che il dibattito intorno al linguaggio e alla comunicazione è sempre molto vivo e anche le indicazioni date possono e probabilmente muteranno nel tempo. Stiamo parlando di una materia che è giustamente in continua evoluzione. Occorre, come sempre, fare attenzione anche al contesto e alle eventuali traduzioni. In generale, può essere importante ricordare che la disabilità è una caratteristica o una situazione di vita, ma non sostituisce la vita.

La vita mostra di essere più forte di ogni tipo di disabilità.

 

(3. continua)