Aumenta la superficie di parchi e giardinetti. Crescono gli orti urbani. Ma ancora non basta: troppe auto e tantissimo inquinamento
La buona notizia è che in 75 dei 109 capoluoghi di provincia italiani dal 2016 al 2017 è aumentata la superficie di verde urbano, con picchi particolarmente positivi a Crotone, il capoluogo con meno densità di superficie verde d’Italia, ed Enna, con rispettivamente un +22% e +12% in un solo anno. Milano ha registrato un +1,15% di verde urbano sul 2016 e Roma un +1,05%.
La crescita del verde urbano in Italia
Nel complesso, il verde urbano copre il 2,9% del territorio comunale dei capoluoghi, cioè oltre 573 milioni di metri quadri di superficie, pari a 31,7 di metri quadri per abitante, a cui si aggiunge un altro 16,6% di aree naturali protette.
Le città capoluogo a maggiore densità di superficie verde sul territorio comunale sono Siena e Potenza (oltre il 30% del territorio comunale è verde) e Macerata, Belluno, Firenze Rovigo e Torino (oltre il 15% lo è).
Da noi nemmeno un alberello
Trenta città hanno meno dell’1% della propria superficie verde e a passarsela peggio sono, oltre a Crotone, Brindisi, Chieti, Ferrara, Sassari, Foggia, Isernia e Carbonia. Il comune di Roma ha il 2,7% di territorio adibito a verde urbano, mentre Milano l’1,8% e Bologna il 3,5%.
Matera capitale della cultura e del verde
Il capoluogo con più verde urbano in numero assoluto di metri quadri è Matera con oltre 60 milioni di mq, 996 per abitante. Considerando invece i metri quadri per abitante, dopo Matera troviamo Trento, Sondrio, Potenza e Terni. I capoluoghi invece con meno di 10 m2/ab, sono quasi tutti a Sud: Barletta, Crotone, Trapani, Genova e Savona, Chieti, Trani, Siracusa, Imperia e Bari, Ascoli Piceno, Foggia e Caltanissetta. Liguria maglia nera del Nord Ovest.
I dati Istat ci mostrano però anche un altro aspetto: solo la metà dei capoluoghi di provincia ha messo in piedi un censimento del proprio verde urbano e ancora meno, 43 su 109 capoluoghi, lo ha fatto con sistemi di georeferenziazione. Ma soprattutto, la maggior parte delle grandi città italiane non sa esattamente quanti alberi sta piantando, se lo sta facendo.
72 capoluoghi su 109 non hanno mai pubblicato dal 2014 a oggi il bilancio arboreo, obbligatorio dal 2013 per comuni con più di 15 mila abitanti, che chiede ad ogni amministrazione comunale di pubblicare due mesi prima della fine del mandato il bilancio del numero di alberi piantati nel territorio comunale nel corso dei cinque anni di mandato.
Secondo la legge che lo regolamenta (la 113/92) ogni comune deve piantare ogni anno almeno un numero di alberi pari al numero di nuovi nati. Secondo i dati raccolti da Istat invece, nel 2017 avrebbero ottemperato a quest’obbligo 50 capoluoghi su 109.
I Comuni che piantano nuovi alberi
Spicca in particolare Venezia, al primo posto con 14 mila alberi piantati per nuove nascite, seguita da Piacenza con oltre 7 mila. Al terzo posto Firenze con 2300 alberi, e via via a scendere fino all’ultima in classifica (fra le 50 città che hanno ottemperato) che è Roma con 14 nuovi alberi censiti per questo motivo, quando chiaramente i nuovi nati sono molti di più. Torino ne conta 2226, Milano 270 e Napoli 240.
Solo 64 comuni su 109 infine hanno messo a dimora alberi in occasione della giornata nazionale degli alberi, il 21 novembre 2017.
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Infine, anche la tipologia di verde urbano ha il suo peso. Solo per il 14% di tratta di parchi urbani, nel 12% di verde attrezzato, nell’8% di arredo urbano (aiuole e simili), il 2,1% del verde è foresta urbana, il 3,3% sono giardini scolastici, lo 0,3% orti urbani, il 4,2% aree sportive all’aperto, il 19% aree boschive, il 7,4% verde incolto e il 2,4% cimiteri.
Il fenomeno degli orti urbani
Interessante il dato sugli orti urbani, in crescita sul 2016. Sebbene la media nazionale sia molto bassa, in molte città si supera il 2% di verde adibito a questa pratica. Nel territorio del comune di Parma addirittura si sfiora il 7%, a Forlì il 3% a Fermo il 2,2%, a Pesaro, Alessandria e Aosta siamo intorno al 2%. Anche per quanto riguarda i giardini scolastici le differenze sono marcate: in molte città essi rappresentano più del 10% del totale.
Piantare alberi, per quanto importante, non basta per avere un’aria più pulita. Serve ridurre il numero di veicoli, che in Italia continuano a essere altissimi e in crescita.
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Si contano 610 auto e 133 motocicli ogni mille abitanti (erano rispettivamente 600 e 132 nel 2016) e se da una parte aumentano le Euro 5 ed Euro 6 (34,5% del totale, 29,7% nel 2016) e le auto a basse emissioni (+8,4% sul 2016 le auto a gas/bi-fuel, +36,4% le elettriche/ibride), dall’altra continua a crescere la quota delle auto più obsolete e più inquinanti, pari al 63,4%, l’1% in più sul 2016.
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Peggiora l’aria che respiriamo
Il risultato è che a peggiora la qualità dell’aria che respiriamo. In 40 città su 109 (+5 sul 2016) il valore limite per il PM10 è stato superato per più di 35 giorni. Si rilevano superamenti dei limiti anche per il PM2,5 in 16 città (+9 sul 2016) e per biossido di azoto in 28 (+5 sull’anno precedente).
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Inoltre – rileva Istat – 62 città (+22) non rispettano l’obiettivo a lungo termine per l’ozono che sono al massimo 25 giorni di superamento della soglia di legge.