Sempre più locali, da Londra a Bangkok fino a Dallas, propongono ai clienti carte realizzate con l’uso delle onnipresenti icone: quali ricadute possono innescare, oltre al divertimento puro e semplice
Non è solo una boutade. O almeno, non lo sembra affatto. Si tratta, al contrario, di una bizzarra novità che potrebbe influenzare il modo in cui ordiniamo il cibo quando siamo seduti al tavolo di un ristorante. Di recente il locale Fish Market di Dallas ha organizzato un evento nel corso del quale ha proposto ai partecipanti un menu interamente composto da emoji. Un successo tale che il ristorante di downtown riproporrà la cena anche la prossima settimana.
L’idea
L’idea sembra trascurabile mentre dietro si nascondono sviluppi possibili e intriganti sia sotto l’aspetto del marketing che della creatività. L’intuizione è stata di Nafees Alam, capo della società che possiede il Fish Market. Di fatto, l’ha copiata a una gelateria di Singapore, che propone ai propri clienti un menu, anche in quel caso, interamente composto da figurine. I menu degli eventi che organizza nel suo ristorante statunitense non hanno alcun tipo di testo o immagine: solo emoji dei piatti disponibili e che saranno serviti nel corso della serata, eventualmente combinati fra loro dove necessario a illustrare la pietanza. Ovviamente c’è qualche sorpresa visto che le icone per molti ingredienti mancano e, dunque, i commensali possono essere lasciati al buio di qualcosa. Questo solleva qualche problema in termini di allergie e restrizioni dal punto di vista dietetico o religioso ma la questione non cambia.
Gli altri esperimenti
Fuori dalle scelte del locale di Dallas, secondo molti osservatori come The Spoon esistono infatti alcune ragioni per cui questa moda potrebbe allargarsi e diventare un fenomeno. Anzitutto, è un modo particolare di usare la tecnologia (offline e a cascata online) per interagire con i clienti e creare “rumore” intorno a quei curiosi menu. Lo fa per esempio anche il ristorante londinese The Little Yellow Door a Notting Hill, che si spinge perfino oltre: i clienti devono indovinare il piatto prima di inoltrare la comanda via WhatsApp. I benefici nel coinvolgimento sui social network, come ha provato lo stesso Fish Market, sono assicurati.
A Bangkok il ristorante indiano Gaggan – votato fra i migliori d’Asia per tre anni di seguito – sfoggia invece solo emoji nel suo menu da una ventina di portare. La catena Domino’s Pizza sta sfruttando ormai da anni i menu basati sulle emoji per velocizzare il processo di ordinazione e preparazione tramite il software AnyWare con cui i clienti possono usare l’icona della fetta di pizza, aggiungendo gli ingredienti, per inoltrare rapidamente l’ordine. Insomma, le emoji stanno diventando una sorta di nuovo codice anche per la ristorazione. Fooji ha portato la faccenda all’estremo: twittando l’emoji di un cibo pescherà qualcosa di simile da un ristorante di livello e te lo porterà a casa. Forse un po’ troppo a sorpresa, per i nostri gusti.