Un contest ideato da META Group per stimolare la creazione ed il rafforzamento di ecosistemi urbani favorevoli alle imprese. Premiando le città più imprenditoriali
Secondo il Global Entrepreneurship Index del 2017, lo studio che guarda allo stato di salute degli ecosistemi imprenditoriali dei vari paesi, l’Italia risulta essere al 46esimo posto a livello mondiale. La ricerca ha evidenziato che esiste un’evidente carenza nello sviluppo della cultura imprenditoriale. Nasce quindi l’esigenza di supportare i singoli ecosistemi urbani affinché riescano a diventare più competitivi ed innovativi.
Per rispondere a questa sfida le città devono essere capaci di favorire la nascita ed il rafforzamento di un ecosistema in grado di facilitare le imprese nelle loro crescite ed affermazione. Un ecosistema orientato all’imprenditorialità, che sappia coinvolgere tutti gli stakeholder locali che entrano a contatto con l’impresa quotidianamente: fornitori, clienti, enti pubblici, cittadini. La Cities Challenge Italy è un contest ideato da META Group con l’obiettivo di stimolare la creazione ed il rafforzamento di ecosistemi urbani favorevoli alla creazione ed il supporto alle imprese, premiando le città ritenute più imprenditoriali.
I perché di una sfida
Per molti studiosi di questo fenomeno, per creare un ecosistema imprenditoriale effervescente è necessario che le città assumano sempre di più un ruolo centrale nello sviluppo economico, sociale e culturale. Una delle sfide che le stesse devono affrontare è quella di innovare e generare un tessuto imprenditoriale in grado di creare valore per sé e per il territorio, in termini di nuovi posti di lavoro, crescita del fatturato, attrazione di talenti ed apertura di nuovi mercati. Il tutto nel rispetto del miglioramento della qualità della vita, di una maggiore sicurezza e in ottica della riduzione della disoccupazione giovanile.
Anna Amati, fondatrice e curatrice del Challenge per l’Italia, ha le idee chiare sull’importanza di percorsi come questi: “Quando penso all’innovazione penso alle persone che ho incontrato, ai luoghi che ho visitato, ai dipartimenti universitari, ai centri di ricerca e alle “fabbriche” localizzati in tutto il territorio italiano. Territorio che non sempre e non dovunque valorizza la conoscenza che nasce proprio lì, all’interno di sistemi anacronistici e mediocri, incapaci di riconoscerla e di tradurla in valore economico e prosperità sociale. Questa conoscenza che non ha un luogo prediletto per germogliare e tradursi in valore perché dipende dalle persone e dagli strumenti che queste persone hanno per farla emergere, dalla Sicilia al Trentino”.