Fondata nel 2015 e inizialmente indirizzata ai tedeschi, ora punta ad attirare i viaggiatori di tutta Europa, con il lancio di una campagna di crowdinvesting su Backtowork24
Secondo una recente rilevazione Anci sulla base di dati Istat, dal 1971 al 2015 tantissimi piccoli comuni, da Nord a Sud del nostro Paese, hanno perso più della metà dei residenti. 115 di questi hanno addirittura avuto un tasso di spopolamento superiore al 60%. Borghi bellissimi, dall’alto valore artistico, storico e culturale, che si ritrovano improvvisamente vuoti, abbandonati a loro stessi. Dalla Germania, però, arriva un’idea (molto italiana) che potrebbe cambiare le sorti di questi piccoli paesini, trasformandoli da problema in ricchezza.
Amavido: che cos’è
Si chiama Amavido, ed è una startup nata nel 2015 per portare i turisti tedeschi nei borghi d’Italia. Dopo il successo dell’idea, ora punta ad attirare i viaggiatori di tutta Europa, con il lancio di una campagna di crowdinvesting su Backtowork24.
Amavido è stata fondata nel 2015 da due giovani: Dominik Calzone, nato in Germania ma originario di un paesino della Calabria, e Lucia Tomassini, destination manager di Fano che ha studiato in giro per l’Europa. Le esperienze vissute nei piccoli Comuni li hanno portati a fondare questa startup per dare una soluzione ai problemi che affliggono i nostri borghi, tra spopolamento, abbandono e disoccupazione.
“Io sono nato in Germania, ma mio padre è originario di un paesino in Calabria. Quando mia sorella e io eravamo piccoli andavamo sempre in quel borgo, ed eravamo innamorati dell’atmosfera che si viveva” racconta Dominik. “Poi, crescendo, ci siamo resi conto anche dei problemi che c’erano, con la mancanza di lavoro e l’abbandono delle case: un fenomeno stranissimo ai nostri occhi, perché sappiamo quante persone sono interessate a vivere esperienze in questi luoghi”.
Lo slow food del turismo
La filosofia che sta dietro alla nascita di Amavido è, per molti versi, molto simile a quella di Slow Food: come l’associazione fondata da Carlo Petrini, anche la startup di Lucia e Dominik si pone l’obiettivo di recuperare e valorizzare elementi che hanno caratterizzato il tessuto del nostro Paese, in questo caso dei luoghi inimitabili per storia, cultura, gastronomia, tradizioni locali. Borghi che regalano emozioni irripetibili, proprio per questo così preziosi. E come Slow Food si oppone alla cultura del cibo spazzatura, prodotto e consumato in velocità, così Amavido combatte l’overtourism, lo sfruttamento delle risorse ambientali, l’inquinamento, per puntare su un turismo più sostenibile e rispettoso.
340 borghi italiani
Lucia e Dominik, con il loro team, hanno aggregato 340 borghi sparsi per l’Italia, creando una piattaforma che propone ai viaggiatori pacchetti che includono il soggiorno in agriturismi, b&b e strutture ricettive ma anche esperienze “local” come corsi di cucina tradizionale, lezioni di balli popolari e riscoperta di antichi mestieri, oltre ovviamente a corsi di lingua italiano. Grazie al loro lavoro sono state avviate attività turistiche e ricettive, contribuendo appunto a riattivare il tessuto economico dei borghi.
“Mi occupo di turismo in Italia e all’estero da tanti anni, come professionista e come ricercatrice” racconta Lucia Tomassini, fondatrice e Destination Manager di Amavido. “Quando abbiamo iniziato a pensare ad Amavido ci siamo subito resi conto che i borghi italiani custodiscono un potenziale enorme, ancora inespresso perché spesso questi luoghi sono esclusi dai circuiti turistici. Ma in questi luoghi succedono cose bellissime, perché ci sono persone che danno vita a strutture e alloggi in posti unici e che offrono una serie di esperienze assolutamente affascinanti”.