La startup spagnola Chibig non abbandona i videogiochi à la Rune Factory che mischiano fasi avventurose ad altre gestionali
Se, come noi, seguite fin dai suoi esordi i lavori della startup innovativa Chibig, con sede a Valencia, vedendo il trailer di questo loro nuovo titolo potreste esclamare “ancora Ankora?!”, dato che effettivamente il gameplay, che mischia esplorazione, qualche sparuto combattimento e la necessità di fare man bassa di materie prime, rimanda alle avventure spaziali del loro ultimo titolo: Deiland – Pocket Planet Edition, che risultava già strettamente imparentato al videogame di debutto di questa giovane software house iberica, l’onirico Summer in Mara. Abbandonate le forme sferiche e tondeggianti del piccolo pianetino che aveva funto da casa in Deiland, in Ankora Lost Days ci ritroveremo a calcare scenari piatti e squadrati, che rimandano inevitabilmente agli strategici tattici.
In realtà, nell’avventura di Mûn, giovane ranger della Pattuglia Interstellare, precipitata sul pianeta inesplorato Ankora e costretta a fare appello a tutte le sue forze per rendere ospitale un posto mai colonizzato prima del suo arrivo, c’è ben poca tattica. Mai colonizzato non significa che sia deserto: abbonda infatti di mostri, come pure di specie autoctone pronte a darci dei compiti (che costituiranno l’ossatura ludica dell’avventura) e di mercanti grazie ai quali è possibile mettere le mani su nuovi materiali.
Tutto ruota attorno alla costruzione di accessori idonei al terraforming, perché il mondo di Ankora Lost Days andrà plasmato secondo le nostre esigenze, addolcendolo dov’è maggiormente aspro. Per fare piccoli esempi, occorrerà fare salite, innalzando cumuli di terra, costruire ponti, spaccare rocce o scavare buche. Fa molto Animal Crossing: New Horizons, ma qui il territorio va modificato più per l’esigenza di risolvere piccoli enigmi ambientali più che per piacere. Anche perché ogni azione che compie la nostra eroina stellare consuma un po’ di energia energia e, una volta esaurita la barra, occorrerà per forza riposare in tenda. Questo aspetto, unito alla mancanza di un tutorial e al fatto che spesso si consumano energie per arrivare in un punto che ci è comunque precluso per assenza dell’oggetto idoneo rende il terraforming di Ankora Lost Days più frustrante che appagante.
Si tratta comunque di un titolo pensato per i neofiti, perciò non diventa mai impegnativo e tende anzi a conservare un modo di procedere compassato, esattamente come i due altri titoli di Chibig. Anche per questo i nemici non riescono mai a impensierire e il sistema di combattimento è ridotto all’osso, estremamente semplificato. Meno semplice, ma solo perché più macchinosa, l’esplorazione, che avviene lungo una scacchiera e, complice l’aspetto grafico cubettoso che rinvia agli strategici, richiede un pizzico di attenzione in più, almeno fino a quando non si avranno messe le mani su tutti gli accessori necessari a plasmare il mondo di gioco. Completa il quadretto la deliziosa veste estetica, tanto nelle “cinematiche” quanto in-game.