Tre sviluppatori e un progetto di tesi diventato il primo videogioco della loro software house
Non è facile trattare, senza scadere nel banale, il tema dell’identità. Come sempre più spesso accade, la frontiera di un nuovo linguaggio, riflessivo e mai urlato, è tracciata dai videogiochi. Che riescono (da The Last of Us fino agli indie) a offrire storie e protagonisti solidi e credibili, mettendo in primo piano le loro vite. Questo preambolo, a nostro avviso, si è reso necessario per presentarvi Arcadia Fallen, l’opera prima di una software house danese, Galdra Studios. Appartenente al genere delle visual novel, il titolo è un colorato viaggio in un universo fantasy, dove il mondo magico e quello degli umani non vanno d’accordo, con questi ultimi sempre pronti a scatenare la proverbiale caccia alle streghe. Come hanno spiegato gli early adopter, per molti è stata la prima volta in cui hanno impersonato un alter ego non binario.
I tre membri del team sono Daniel S. Christensen, Mette Jakobsen e Jesper Green e si sono conosciuti durante un master. Arcadia Fallen è nato come progetto di tesi e le vicende, già l’avrete capito, hanno visto il videogioco strutturarsi sempre di più fino a diventare il loro primo lavoro nel settore gaming. Lo abbiamo testato su Nintendo Switch, console ideale per le visual novel. Come ha spiegato la software house, il doppiaggio in inglese – non sono pochi i personaggi lungo la strada – è stato finanziato durante l’estate 2020 grazie a una campagna di crowdfunding. Ma buttiamoci nella storia, partendo dall’editing del personaggio che ha incuriosito anche noi.
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Possiamo scegliere se il nostro alter ego sarà maschio, femmina o androgino e pure selezionare il pronome (he, she, they). Oltre a un elementare editing fisico del personaggio (dalla capigliatura al colore degli occhi), il fatto che esista una logica non binary non ci è sembrata affatto un’imposizione: allarga lo spettro e punta a parlare a tutti, in uno sforzo di inclusione che non ghettizza. Arcadia Fallen è una storia di amicizia, di amore e di legami e il nostro protagonista (abbiamo optato per un ragazzo di nome Morgan) è un alchimista apprendista in un villaggio dove la magia deve operare di nascosto.
Senza darvi troppi elementi sulla storia – che si concluderà in poco più di quattro ore – il videogioco è un mix tra stile orientale nei tratti dei personaggi e atmosfere nordiche. Arcadia Fallen ci dà la possibilità di scegliere tra numerose linee di dialogo, che determineranno il nostro carattere – scherzoso o magari più deciso, timido o romantico – e di conseguenza i nostri rapporti con i compagni di viaggio. Su StartupItalia non sono poche le visual novel che vi abbiamo recensito: questa non è delle più minimal, dal momento che oltre a scegliere cosa far pronunciare a Morgan abbiamo dovuto risolvere piccoli rompicapi come quello che vedete qui sotto: di fatto si tratta di replicare ingredienti per pozioni magiche combinando tra loro elementi dentro delle sfere.
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Per concludere, Arcadia Fallen non è un manifesto ideologico sull’identità di genere e non sfrutta una questione fondamentale che sta a cuore a moltissimi giovani per farne politica spicciola. Nel titolo incontriamo le ferite del razzismo e della chiusura mentale, ma tutto rimane sullo sfondo di una fiaba per tutte le età. Disponibile soltanto in inglese, abbiamo già sottolineato il doppiaggio e ne evidenziamo la più che discreta riuscita. Piacevole anche il tappeto musicale. Se il buongiorno si vede dal mattino, il 2022 è iniziato sotto i migliori auspici per l’ecosistema indie.