Il coronavirus sta cambiando il nostro modo di comprare e consumare il cibo. Per capire come dobbiamo guardare a Wuhan, epicentro dell’epidemia di coronavirus
Molti italiani stanno provando oggi quello che milioni di cinesi hanno vissuto a Wuhan nelle settimane passate. A causa dell’epidemia di coronavirus nella provincia cinese ai cittadini è stato impedito di uscire di casa e andare al lavoro o a fare la spesa. E così il cibo è stato recapitato a domicilio con il food delivery. Questa prassi ha influenzato i consumatori di tutto il Paese, anche quelli delle aree in cui il virus non era presente.
Meituan, una delle più importanti società di food delivery cinese, ha pubblicato alcuni dati relativi alle transazioni concluse nelle due settimane a cavallo tra gennaio e febbraio. È emerso che più dell’80% di tutti gli ordini è stato concluso in modalità contactless. Significa che il fattorino arriva a casa, invia un messaggio al cliente che esce sul pianerottolo e si trova la busta di cibo sullo zerbino. Zero contatto umano. E dall’80% si è passati al 95,1% a Wuhan, epicentro dell’epidemia.
Con gli ordini contactless i clienti ricevono delle schede che indicano la temperatura di tutte le persone coinvolte nel processo di cottura e consegna del cibo, nonché se i corrieri hanno disinfettato le loro attrezzature quel giorno.
I dati di Meituan, che ha quasi 6 milioni di esercizi commerciali affiliati e 700 mila fattorini, rivelano poi che il cibo non viene più ordinato da single, ma da famiglie. Prima dello scoppio dell’epidemia il 62% degli acquisti era sotto i 5,50 USD, una cifra sufficiente all’acquisto di un pasto singolo.
Durante le due settimane di test c’è stato invece un aumento del 31% negli ordini utili a sfamare più di una persona e ben del 70% di quelli destinati a cinque o più persone. Non è più quindi il lavoratore fuorisede o lo stacanovista ad ordinare pranzo e cene take away, ma sono anche le famiglia che si fanno portare a casa il cibo pur di non entrare in negozio.
E infatti sono quadruplicate anche le richieste non di piatti pronti, ma di ‘grocery delivery‘, e cioè di spese alimentari. Tanto che il colosso cinese ha affermato di essere a corto di fattorini per evadere tutti gli ordini.
Gli italiani scappano dai supermercati e comprano online
Anche in Italia, soprattutto nelle regioni del Nord, molte famiglia oggi privilegiano gli acquisti online. Secondo gli ultimi dati Nielsen i prodotti di largo consumo venduti online sono aumentati dell’81% a causa del coronavirus.
Lo shopping online è visto come un modo sicuro di rifornirsi di beni di prima necessita, tanto che alcune piattaforma di grocery delivery sono ormai sature. Ne è un esempio Esselunga, il gigante della Gdo attivo al Nord, che ha visto un crash della sua app a causa delle numerose richieste e oggi ha il ‘calendario’ delle consegne già prenotato per varie settimane a venire.
I fattorini dell’insegna gialla consegnano la merce sul pianerottolo, mentre il pagamento può avvenire unicamente tramite carta di credito una volta che si conclude l’ordine. Un modo per tutelare i lavoratori e le famiglie. Anche perché partecipare alle resse nei supermercati nel tentativo di accaparrarsi più cibo possibile, oltre ad essere inutile è anche il modo migliore per esporsi al contagio.