Dovrebbe somigliare a una maschera da sci ed essere un dispositivo stand-alone, con cui Big G insegue Meta, Apple e Microsoft nella corsa alla conquista della realtà virtuale. L’obiettivo è lanciarlo nel 2024
Il nome in codice è Project Iris ed è un progetto su cui Google sta puntando molto, non solo a livello economico, perché dovrà segnare l’entrata della compagnia nell’arena della realtà aumentata. L’obiettivo è, infatti, creare un visore in grado di offrire esperienze immersive per competere con Meta, Microsoft e Apple in un mercato destinato secondo gli analisti a rappresentare uno dei segmenti più redditizi per il comparto hi-tech. Avvolto nel massimo riserbo, alcune indicazioni sull’intento di Big G sono arrivate da due fonti interne, rimaste anonime, che hanno rivelato a The Verge alcuni dettagli sul piano.
Al netto della sacra legge dei reparti Ricerca & Sviluppo, valida ancor più nel che nel caso dei tanti esperimenti dei Labs di Google, per cui lavorare su un progetto non significa l’automatica realizzazione di un prodotto destinato alla commercializzazione, dopo anni di silenzio seguito al flop Google Glass del 2012 (con l’eccezione di Lens e l’arrivo della realtà aumentata su Google Maps), Project Iris rappresenta la risposta ai competitor, con un team di lavoro che al momento conta su circa 300 membri e un altro centinaio in arrivo nel corso dei prossimi mesi. Alla guida del progetto dovrebbe esserci Clay Bavor, dirigente di lungo corso di Big G, attuale vicepresidente di Labs e amico del Ceo Sundar Pichai, che ha già gestito altre primizie legate alla realtà virtuale, come Daydream e Carboard, senza dimenticare la supervisione di Starline, lo straordinario sistema che dovrebbe consentire di effettuare videochiamate ultra realistiche, con l’interlocutore visibile a grandezza naturale e in tre dimensioni, pur se distante chilometri (analizzando i test interni, Google ha dichiarato che Starline ha generato nelle persone un aumento della concentrazione verso l’altro di circa il 15% rispetto a una videochiamata eseguita con l’attuale tecnologia).
Per quanto filtrato finora, il visore di Google dovrebbe somigliare a una maschera da sci e sarà un dispositivo stand-alone, dotato di telecamere rivolte verso l’esterno, basato sul cloud computing per contenere i consumi e su un processore realizzato in casa (come il Tensor a bordo degli smartphone Pixel 6), con il sistema operativo che dovrebbe essere Android, anche se è allo studio una versione ottimizzata ad hoc per il device dedicato alla realtà aumentata. In assenza di una chiara strategia per l’arrivo di mercato, è probabile che il dispositivo non arriverà comunque sul mercato prima del 2024. Pare certo, invece, che la denominazione ufficiale non includerà il termine Glass, sia per evitare il rimando ai precedenti occhiali, sia perché questi ultimi nel tempo sono stati oggetto di battute e giochi di parole poco simpatiche che hanno proliferato online.
Non è chiaro se nel progetto Iris possano tornare utili le tecnologie e l’esperienza di North, l’azienda che ha sviluppato gli occhiali smart Focals, che Google ha acquisito nel 2020. Molto evidenti, invece, sono gli sforzi e i miliardari investimenti che Meta sta facendo per lanciare il suo Metaverso, come pure lo sviluppo del visore VR/AR da parte di Apple, nonostante i presunti problemi di surriscaldamento che secondo Bloomberg potrebbero posticipare il lancio al 2023. Pichai ha ribadito più volte l’attenzione di Google verso la realtà virtuale e quella aumentata, definite come “area di grande investimento per l’azienda”, e il denaro certo non manca, come anche un ecosistema a livello software in grado di supportare il futuro visore. Le condizioni per sfornare un dispositivo di alto impatto ci sono tutte, ma il precedente dei Glass resta, forse, un monito da tener presente per proseguire il lavoro nell’ombra e scoprire le carte solo quando sarà il momento giusto.