Una startup bolognese ha trovato un modo per informarsi in un attimo sulla qualità, l’impatto per la salute e la sostenibilità degli alimenti confezionati. E ora vuole lanciare la spesa 2.0, tra realtà aumentata e playlist del cibo
Un’app, quattro caratteristiche e altrettanti colori per spiegare le caratteristiche dei cibi confezionati. Così Weeshop, startup bolognese nata dall’idea di Devin Visani, laureato magistrale in economia e finanza e commercialista, potrebbe cambiare il modo di fare la spesa. Il progetto è stato lanciato nel 2020 insieme ad alcuni quattro studenti e colleghi, tra cui Riccardo Michelini, specializzato in marketing del settore alimentare.
Scansionando le etichette o cercando il nome nel catalogo, l’applicazione permette ai clienti di informarsi in modo dettagliato sulla qualità, la salute, la sostenibilità ambientale e l’impatto sociale relativi alla produzione degli alimenti confezionati, oltre a spiegare i motivi della valutazione. “Non esiste un metodo scientifico condiviso in grado di dare un punteggio in modo oggettivo rispetto a quanto un cibo sia salutare o sostenibile”, spiega il cofondatore della startup, Devin Visani, a StartupItalia. Per questo motivo, l’app, scaricata da oltre dieci mila persone, offre quattro tipi di indicazione per ogni aspetto. Una sorta di semaforo digitale, con il verde che indica una caratteristica positiva, il grigio nessun dato rilevante da segnalare, il giallo e il rosso rispettivamente un rischio intermedio o elevato.
Leggi anche:
La frutta e la verdura di Babaco Market: l’antispreco che educa al consumo
Cos’è Weeshop, l’app per scegliere meglio al supermercato
1. StartupItalia: Quando e perché hai deciso di lanciare il progetto?
Devin Visani: «La startup è stata fondata a giugno 2020, ma l’idea nasce due anni prima, dopo aver acquistato un pacco di carciofi che si sono rivelati di cattivo gusto. Dopo quell’episodio, ho cercato un modo per offrire la possibilità di scegliere un prodotto conoscendo tutti i suoi aspetti. Che spesso certe campagne marketing, pubblicità o questioni come il greenwashing rendono poco chiari al consumatore. Weeshop permette di rendere più consapevoli e veloci le scelte di acquisto. Con l’obiettivo di aumentare la capacità di giudizio dei clienti e favorire i produttori più meritevoli, spingendo il mercato verso la sostenibilità».
2. SI: A un anno e mezzo dal via, quanti prodotti ospita oggi il catalogo di Weeshop?
DV: «L’app contiene circa 20mila prodotti, in continuo aumento. Gli alimenti mancanti vengono aggiunti dal team o segnalati dai nostri utenti. Preferiamo la seconda opzione, perché ci permette di capire quali siano le esigenze dei clienti. C’è poi una terza possibilità: abbiamo creato una piattaforma per le aziende che vogliono aggiungere i propri prodotti. Una volta caricate sul database, le informazioni vengono verificate dal personale di Weeshop e poi inserite. Nessuna delle due parti riceve un compenso, ma entrambe crescono in credibilità e visibilità».
Leggi anche:
Sei una startup AgriFoodTech? Ecco 4+3 acceleratori da cui partire
DV: «Dei nostri competitor vengono talvolta criticati i modi utilizzati per analizzare i prodotti. Non esiste un metodo scientifico condiviso in grado di dare un punteggio in modo oggettivo rispetto a quanto un cibo sia salutare o sostenibile. Siamo consapevoli di questi limiti e abbiamo deciso di partire proprio da qui».
4. Perché Weeshop dovrebbe distinguersi?
DV: «Insieme a esperti di tecnologia alimentare e all’Università di Bologna, che ha accreditato fin da subito il nostro progetto, abbiamo sviluppato una serie di parametri che potessero essere automatizzati. L’algoritmo di Weeshop svolge quindi un compito diverso: individua scientificamente le caratteristiche positive e negative di un prodotto, in base a quanto comunicato sull’etichetta o sul sito dell’azienda, e informa l’utente, che può decidere di acquistare i cibi di maggiore qualità. Presto aggiungeremo l’analisi del packaging, ora in fase di studio con il dipartimento di scienze e tecnologie agro-alimentari dell’Alma Mater».
Playlist del cibo e realtà aumentata: è la spesa 2.0
5. SI: Tra le novità, a dicembre è stata lanciata la versione premium dell’applicazione. Cosa è stato aggiunto?
DV: «È l’esperienza più completa tra le app del suo genere sul mercato. Ogni funzione è personalizzabile per le esigenze dell’utente, che ha a disposizione un archivio illimitato di prodotti e articoli preferiti. Si possono creare anche le proprie liste della spesa, un servizio che crediamo avere grandi potenzialità, poiché permette di evitare di acquistare in eccesso e sprecare cibo ed è molto comodo quando si va a fare la spesa. E a proposito di liste, Weeshop realizzerà le prime playlist della spesa».
6. SI: Cioè?
DV: «Saranno playlist simili a quelle musicali. La nostra intenzione è di coinvolgere personalità, divulgatori ed esperti del mondo food e chiedere loro di creare le proprie playlist della spesa, da cui ogni utente possa prendere spunto e scoprire nuovi prodotti».
Leggi anche:
Usa, il Covid porta i robot al ristorante
7. SI: Il progetto di realtà aumentata di Weeshop e Scandit, invece, è realtà già da qualche mese. Di cosa si tratta?
DV: «È una delle funzionalità più innovative dell’app. Inquadrando uno o vari prodotti con la fotocamera dello smartphone, si possono vedere in sovrimpressione le caratteristiche in comune, come valori nutrizionali, ingredienti e altro, analizzando e confrontando velocemente gli alimenti fra loro».
8. SI: Tornando a guardare in avanti, quali altri nuovi servizi sono in cantiere?
DV: «Un obiettivo che ci siamo posti e speriamo di realizzare nei prossimi tempi è il checkout, la possibilità di completare l’acquisto passando direttamente attraverso l’applicazione. Per farlo, stiamo studiando varie modalità e cercando i partner migliori».
Il futuro di Weehsop tra crescita e indipendenza
9. SI: Nuovi progetti richiedono nuove risorse. Da dove arriveranno i prossimi investimenti?
DV: «Siamo solo all’inizio. Finora, nel suo percorso, Weeshop è stata sostenuta da un finanziamento bancario e dalle risorse personali dei soci. Siamo alla ricerca di business angels e stiamo valutando la possibilità di aprire un crowdfunding alla fine dell’anno, anche se è una strada lunga e sarebbe più congeniale per le nostre esigenze puntare a un round da uno o diversi investitori».
Leggi anche:
Arriva Bioristor, il sensore che ascolta le piante
DV: «È un fattore di rischio sfidante che abbiamo valutato e accettato al momento di lanciare la startup. In futuro, per un’eventuale exit strategy dovremo guardare a retailer diretti o a supermercati online focalizzati all’innovazione, che possano essere interessati a Weeshop. Un’altra opzione potrebbe riguardare realtà affermate che offrono servizi simili ma complementari ai nostri».