La nostra recensione del titolo di Chaosmonger Studio
Nei primi anni Duemila, Bologna è stata la culla di Chaosmonger Studio, software house e realtà votata a prodotti di intrattenimento multimediale. Nicola Piovesan, il fondatore, l’ha poi traghettata verso nuovi lidi europei, a Tallinn. In Estonia l’azienda è cresciuta e con 20 anni di esperienza è riuscita a ritagliarsi un proprio spazio nel settore gaming. Il suo Encodya, disponibile su Nintendo Switch, va ad arricchire la libreria dei punta e clicca (genere, peraltro, in cui l’Italia vanta prodotti di un certo livello come l’ultimo The Wardrobe di CINIC Games). Nei panni di Tina, bimba di 9 anni, e di Sam 53, robot gigante affidatole alla nascita ed estremamente protettivo verso di lei, inizia un viaggio cupo e al tempo stesso tenero in una Neo Berlino in mano alla corporazioni, dove povertà e degrado sono la norma per chi ha perso tutto.
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L’aspetto che più colpisce di Encodya è senz’altro quello grafico. Non è la prima volta in cui affrontiamo scenari cyberpunk e distopici, dove una pioggia acida e luci al neon fanno da scudo a qualsiasi elemento naturale. Vi ricordiamo il titolo Cloudpunk, di cui in parte il videogioco che stiamo recensendo condivide l’atmosfera. Ma qui non si consegnano pacchi come freddi corrieri. Tina e Sam sono soli al mondo: lei, orfana, ha soltanto una foto della sua mamma come misero ricordo; Sam è un robot buono e altruista, ma difettoso. Devono semplicemente trovare il modo di sbarcare il lunario, frugando nella spazzatura e cercando aiuto da chi, in una società egoista e dannata, è ancora disposto a darlo.
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Come punta e clicca Encodya è senz’altro appagante, a cominciare da dialoghi in italiano che ci fanno capire molto su quanto Neo Berlino abbia smarrito la strada. Non c’è spazio per l’inclusione, gli ultimi devono arrangiarsi sui tetti dei palazzi, ricavandosi rifugi. Tina non è l’unica bimba smarrita e orfana: per strada incontreremo altri coetanei soli al mondo. La sceneggiatura non tratta un tema così tragico con leggerezza, eppure la nostra protagonista pare aver già elaborato il lutto, grazie all’amicizia e alla protezione del suo amico, eletto a una sorta di padre putativo. Di Berlino è rimasto poco: c’è la Porta di Brandenburgo, circondata da palazzoni e insegne di negozi asiatici. Ogni dettaglio, dalla spazzatura alle carcasse di auto, vale la contemplazione di un mondo tentacolare e in rapido declino.