La città ha preso molto sul serio il problema della sostenibilità e della lotta allo spreco alimentare. Ecco le iniziative in programma
Il seme piantato da Expo 2015 sta germogliando. I frutti più rigogliosi si vedono proprio nella città che ha ospitato l’evento, Milano, che sembra aver preso molto sul serio il problema della sostenibilità e soprattutto la lotta allo spreco alimentare. Fioriscono le iniziative di volontariato, il Comune sigla protocolli e definisce obiettivi e, in occasione del World Food Day, arriva anche a dettare la strada da seguire: inevitabilmente, si deve impedire al cibo di finire nella pattumiera.
1. Partire dal recupero: Recup
Ad esempio se ci si reca in Viale Papiniano, verso l’ora di chiusura dei mercati, Rebecca Zaccarini, 25 anni, sovrintende alla distribuzione del cibo invenduto. Il suo progetto si chiama Recup e coinvolge 20 volontari, tutti reclutati via social, per salvare dal bidone dell’immondizia pomodori, banane, cavoli e frutti non proprio da vetrina.
«Ero scioccata dalla quantità di frutta e verdura invendute che alla fine del mercato venivano gettate via – racconta Rebecca Zaccarini al Guardian – insieme ai miei coinquilini, abbiamo iniziato a parlare con i gestori dei banchi, convincendoli a donare la merce invenduta. Ora abbiamo creato un sistema di mutua fiducia tra loro e le persone che ricevono questo cibo».
2. Da Milano a Rio: il Refettorio Ambrosiano
Rebecca però non è l’unica a impegnarsi contro lo spreco di frutta e verdura. Anche il progetto del Refettorio Ambrosiano è un avamposto in questa “guerra” alimentare. Retaggio prezioso di Expo 2015, il refettorio è stato voluto e pensato dallo chef stellato Massimo Bottura e il regista Davide Rampello.
L’obiettivo: riciclare il cibo sprecato durante la kermesse, donando ai più bisognosi piatti curati e appetitosi. Si calcola che dall’inizio della sua attività siano state salvate 15 tonnellate di cibo. L’iniziativa ha sedotto anche il CIO che ha voluto replicare l’iniziativa anche durante i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro.
3. Una Food Policy per la città
Tutto questo fermento intorno a scarti e frutta imperfetta è il sintomo di una nuova politica comunitaria, improntata a valorizzare lo scarto e a impedire che lo spreco alimentare danneggi il pianeta. Milano ha varato infatti la Food Policy, un documento con degli obiettivi prefissati dall’amministrazione nel 2015, che mira a ridurre lo spreco e a promuovere un approccio al cibo maggiormente sostenibile tra i propri cittadini.
4. Il Milan Urban Food Policy Pact
Ma per Milano non era sufficiente guardare solo dentro il proprio “metro quadro”. Così nel 2015 è stato lanciato il Milan Urban Food Policy Pact, un accordo internazionale sulla sostenibilità ed equità nel sistema urbano alimentare. A oggi, sono 130 le città che lo hanno sottoscritto. Uno degli obiettivi più importanti è incoraggiare la collaborazione fra le città firmatarie, per scambiarsi le buone pratiche alimentari. Durante Habitat III, summit organizzato dalle Nazioni Unite, si discuterà di come rendere più sostenibili le città del mondo. Secondo Milano bisogna puntare ancora e soprattutto sul food.
Per il vicesindaco di Milano Anna Scavuzzo «il problema della riduzione dello spreco è una parte importante della nostra politica pubblica. La città ha bisogno di funzionare da facilitatore per mettere in contatto chi vuole ridurre gli sprechi con chi ha bisogno. Fare il primo passo non è facile – continua Scavuzzo – ma una volta spiegate le ragioni dietro politiche come queste, i cittadini iniziano a capire l’importanza di queste decisioni».
«Trovare le giuste soluzioni richiede un approccio comprensivo – spiega Emma Bonino, consigliere speciale dell’amministrazione milanese – ecco perché Milano, insieme con le altre città che hanno sottoscritto il patto, stanno lavorando per portare il cibo più in alto nell’agenda del New Urban». E la normativa? Che dice? In Italia si punta su incentivi e snellimento burocratico. Fra i provvedimenti, per chi gestisce un’attività alimentare donare non richiederà lunghe trafile amministrative e assicurerà un benefit fiscale, come uno sconto sulla tassa dei rifiuti. Inoltre la legge prevede e promuove una serie di comportamenti virtuosi, come la doggy bag, che ancora oggi non convince molto gli italiani.
5. L’esempio di Milano Ristorazione
Come sempre, se vuoi imprimere un cambiamento di rotta radicale nella vita delle persone, si deve cominciare dalla più tenera età. Ecco dunque che, sempre nel capoluogo lombardo, si riparte dalle mense scolastiche. Milano Ristorazione, azienda specializzata nella ristorazione collettiva, fornisce 80.000 pasti al giorno nelle scuole. Per questo già nel 2014 ha lanciato la campagna Io non spreco per salvare dalla pattumiera il cibo non consumato. La compagnia fornisce infatti dei sacchetti per permettere ai bambini di portare a casa ciò che non consumano a pranzo.
6. Hungry Harvest, MyFoody e Last Minute Sotto Casa
- Le iniziative dedicate alla lotta contro lo spreco del cibo si sono moltiplicate. In tutto il mondo si assiste a fenomeni interessanti, come quello delle emoji dedicate alla frutta imperfetta, lanciate dalla startup Hungry Harvest per sensibilizzare l’opinione pubblica. Ma c’è chi invece ha deciso di sfruttare gli smartphone per informare i consumatori e aiutare a contribuire alla battaglia contro lo spreco alimentare.
- MyFoody ad esempio fornisce alert sul cibo in scadenza nei supermercati. Finora conta 10.000 utenti e 23 piccoli supermercati, ma l’obiettivo è arrivare a 500 punti vendita in tutto il nord Italia entro il 2017.
- Last Minute Sotto Casa è una startup nata a Torino e in espansione verso Milano. Lo scopo dell’app elaborata da team è mettere in contatto clienti e venditori per piazzare il cibo invenduto a ridosso dell’ora di chiusura.