La produzione della pianta rischia di crollare a causa del cambiamento climatico, ma una soluzione potrebbe arrivare dalla mappatura del genoma, completata dagli scienziati dell’Istituto Kunming di botanica dell’Accademia Cinese delle Scienze
Il tè è la bevanda più bevuta al mondo dopo l’acqua, secondo i dati della FAO. Prodotta dalla pianta Camellia sinesis, questa bevanda millenaria accompagna l’uomo da oltre 5000 anni: esistono evidenze storiche che testimoniano il suo consumo durante la dinastia cinese Qin. La coltura del tè presenta requisiti agro climatici specifici, presenti solo nelle zone tropicali o sub-tropicali. Solo alcune varietà tollerano i climi più temperati dell’Inghilterra e dell’area di Washingthon, negli Stati Uniti. Si tratta di una pianta molto sensibile alle alterazioni climatiche, i cui rendimenti di crescita rischiano di rallentare fortemente (la stima è del 55% circa) a causa del cambiamento climatico. Secondo i dati FAO 2013, i due maggiori produttori di tè al mondo sono la Cina, che con 1,9 milioni di tonnellate annue copre il 38% della produzione mondiale, e l’India con 1,2 milioni di tonnellate annue. I due principali esportatori sono invece il Kenya con 436mila tonnellate, e lo Sri lanka con 343mila tonnellate. Ma, come chiarito dalle stime FAO, anche se la produzione rischia di crollare a causa del cambiamento climatico, la domanda di tè continuerà ad aumentare. La soluzione a questi equilibri è racchiusa nella mappatura del genoma della pianta del tè, completata recentemente dagli scienziati dell’Istituto Kunming di botanica dell’accademia cinese delle scienze.
La mappatura del genoma
Grazie alla mappatura, sarà possibile estrarre dal genoma tutte le informazioni necessarie per ottimizzare la crescita della pianta e accelerare lo sviluppo di nuove varietà. La mappatura genomica potrebbe anche aiutare a migliorare alcune caratteristiche della pianta, come il sapore o il valore nutrizionale. I coltivatori avranno accesso a un dataset di informazioni preziosissime per capire le possibili risposte della pianta a eventuali stress, come malattie o sollecitazioni ambientali. Inoltre, materie prime come l’acqua o le sostanze nutritive – indispensabili per la crescita delle piante -potranno essere utilizzate in maniera molto più efficiente. Il genoma mappato contiene 37mila geni, circa 4 volte quelli della pianta del caffè. Grazie alla selezione naturale, la pianta del tè si è dotata di geni che ne favoriscono la resistenza agli stress ambientali; questi speciali marcatori molecolari possono essere ora identificati dagli scienziati, che potrebbero decidere di utilizzarli per creare una prossima generazione vegetale con determinate caratteristiche. «Possiamo considerare il genoma come un grande libro, che contiene tutte le caratteristiche della pianta – spiega Massimo Labra, professore associato di botanica generale all’Università Bicocca di Milano – conoscendo il genoma possono essere esaltate alcune caratteristiche proprie della pianta; questo non presuppone necessariamente una modifica genetica, ma una selezione. Ad esempio, si potrà lavorare sugli enzimi biosintetici per ridurre la dose di caffeina presente nella bevanda o potenziare gusti particolari. Esaltare queste proprietà significa aumentare anche l’offerta del prodotto. Si potrebbe anche arrivare al tè personalizzato».
Antiossidanti contro i radicali liberi
«La letteratura scientifica sul tè è davvero ricca, già 15-20 anni fa gli studi erano tantissimi. Le ricerche misero in luce le proprietà dei polifenoli, fattori antiossidanti con importanti proprietà di contrasto sui radicali liberi – spiega Stefania Ruggeri, ricercatrice del Crea di Roma. Altri studi hanno corroborato l’effetto protettivo e preventivo del tè nei confronti dei tumori del tratto digerente, dovuto agli effetti dei polifenoli. Per questo noi nutrizionisti consigliamo il consumo di tè, ma non si può pensare che questa bevanda risolva da sola i problemi di un’alimentazione non equilibrata. Gli studi sul tè continuano».