Nel mondo delle crypto c’è una startup dei videogiochi nata in Olanda e accesa da italiani che sta registrando una crescita esponenziale. In pochi mesi ha raccolto 10 milioni di dollari puntando sulla blockchain e su meccaniche di gamification che si ispirano alle CryptoKitties. Ma in ballo ci sono anche gli indimenticabili Pokémon e il Tamagotchi. Intervista al fondatore e AD Umberto Canessa Cerchi
Fare o non fare, non esiste provare. Non posso che pensare a questa espressione di Star Wars, oggi diventata gergale per tutte quelle intuizioni che si dispiegano facendole. Perché si adatta benissimo all’avventura imprenditoriale che sta per raccontarvi direttamente colui che l’ha messa in piedi. In fondo in questo fare – altro che non fare – c’è la storia di una startup creata da italiani e che abita tutti i nuovi mondi virtuali, ma pure quelli reali. E nelle prossime righe capirete il perché. Quello che si legge in filigrana in questa impresa – e che è passata quasi sottotraccia nei radar della stampa nostrana – è la capacità di mettere a terra un’idea e realizzarla in pochissimo tempo. Quindi teoria e pratica strettamente connesse.
Ma andiamo con ordine. Umberto Canessa Cerchi ha trent’anni ed è nato e cresciuto a Rapallo, nel meraviglioso golfo del Tigullio ad una ventina di chilometri da Genova. Poi, dopo il liceo, il trasferimento a Roma. A 19 anni fonda la prima startup. «Correva l’anno 2011, l’ambiente dell’innovazione legato alle startup stava nascendo. Io ero nella prima generazione di giovani startupper. La prima esperienza non è andata un granché. Quando non avevo ancora vent’anni ho fatto tutte le cose da non fare e ho mancato tutte quelle da fare», ricorda Umberto, co-fondatore e amministratore delegato di Kryptomon. Il trasferimento quattro anni fa ad Amsterdam. E, mentre lo intervisto, si sente una piccola creatura che fa versi, piange, ride. «È mio figlio Carlo, ha un anno ed è nato praticamente nello stesso momento di Kryptomon. Oggi entrambi mi danno grandi soddisfazioni», dice a StartupItalia Umberto.
E allora ecco Kryptomon, startup basata ad Amsterdam, ma gestita interamente da remoto da una squadra internazionale proveniente da Italia, Inghilterra, Olanda, Israele, Brasile, Filippine, Argentina e India. Si tratta di un videogioco fondato sulla blockchain che unisce le meccaniche di Pokémon con quelle del Tamagotchi e delle CryptoKitties. Kryptomon crea un metaverso interattivo composto da creature NFT viventi e collezionabili all’interno della community. È la sintesi tra il fascino nostalgico dei videogiochi di un tempo e le moderne tecniche immersive dei mondi virtuali di oggi. «È vero, tutto nasce da una passione, quella per il videogame. Sono nato e cresciuto giocando a Pokémon, ne sono da sempre un superfan, è l’emozione più grande che ricordo della mia infanzia», dice Umberto.
“Sono nato e cresciuto giocando a Pokémon, è l’emozione più grande che ricordo della mia infanzia”
Il via con le crypto
Tutto parte da quell’idea che arrivare prima, anche correndo il rischio di bruciare le tappe, possa fare la differenza. Perché essere pionieri permette di battere sentieri inesplorati prima di altri. E di raccoglierne i frutti di un viaggio spesso in solitaria. «Nel mondo delle crypto ci sono entrato nel 2011 quando un bitcoin costava 3 dollari. All’epoca non esistevano neanche gli exchange e la prima generazione dei bitcoin li compravi con transazioni peer-to-peer. Se oggi il mercato è di nicchia, prima era la nicchia della nicchia. E io l’ho visto crescere», dice Umberto, che si è appassionato al fenomeno delle cryptokitties. Si tratta di un gioco blockchain su Ethereum sviluppato dallo studio canadese Dapper Labs e che consente ai giocatori di acquistare, collezionare, allevare e vendere gatti virtuali. Di fatto è uno dei primi tentativi di implementare la tecnologia blockchain per lo svago e il tempo libero.
Per Umberto tutto questo, all’inizio, era così tremendamente reale nonostante fosse virtuale. E allora ecco l’intuizione geniale: se prendessi lo stesso concetto delle cryptokitties e ci aggiungessi le dinamiche di gamification tipiche di Tamagotchi e Pokemon? Detto, fatto. Umberto insieme al team realizza una landing page con due immagini di accompagnamento. Il lancio è fissato per il 2 maggio 2021, accompagnato con 250 euro di advertising su Facebook e una minima campagna di referral per vincere un kryptomon. Da lì il boom inaspettato. «Abbiamo registrato un’attenzione massima, direi virale, in Thailandia, Filippine e Brasile. Sono i Paesi al mondo con il più alto tasso di consumo di transazioni di NFT. In due settimane abbiamo raccolto più di 80mila e-mail in modo organico e il canale Telegram è passato da zero a 30mila membri in due giorni. Avevamo paura di andare a dormire perché non riuscivamo a gestire questa mole impressionante di contatti», ricorda Umberto.
Oggi Kryptomon conta 30 persone a bordo, tutte full time equivalent. C’è poi un game studio esterno con una trentina di talenti e un network composto da una quindicina di moderatori per 18 community internazionali localizzate. Oggi ci sono 2500 giocatori attivi al giorno. Un dato incredibile, considerandolo su quasi 7000 possessori di NFT. D’altronde la community che intercetta Kryptomon conta 200mila persone tra Discord e Telegram. «Siamo cresciuti decentralizzati. Io e Bartolomeo De Vitis – amico di una vita, testimone di nozze e socio in affari in questa avventura – siamo ad Amsterdam. Bartolomeo ha lavorato nella più grande banca d’affari olandese e ora condividiamo questa straordinaria esperienza. In Olanda ci sono altre sette persone al lavoro. Ma il team è dislocato in Inghilterra, Israele, Argentina, India. Il nostro head of customer care è in Texas. È una squadra geograficamente collocata ovunque, figlia della generazione Covid e dello smartphone-working», dice Umberto.
Il team è dislocato in Inghilterra, Israele, Argentina e India. È una squadra collocata ovunque, figlia della generazione Covid e dello smartphone-working
La crescita senza tregua di Kryptomon
Nell’estate 2021 la prima raccolta in equity token genera 1,2 milioni di dollari. «Ci ha dato il via per partire per davvero. Fino a novembre 2021 tutto questo per me era un secondo lavoro. Ma la prima vendita di NFT ha generato su Binance la vendita immediata di duemila uova. Di fatto duemila di quei mostriciattoli che avevamo creato pochi mesi prima e che abbiamo venduto a 95 dollari l’uno sono stati fatti fuori in meno di un secondo. Per l’esattezza 0,17 secondi. Così a dicembre 2021 rilasciamo il gioco. Per noi la chiave è sempre stata play-and-earn: giochi perché è divertente, non solo per guadagnare. È un concetto basico, ma sul quale soltanto oggi ci stanno seguendo in molti. Creare un buon gioco è la chiave vincente. Ecco perché sin da subito abbiamo deciso di proporre il round in equity. Volevamo portare a bordo investitori visionari e con un’idea di crescita a lungo termine», racconta Umberto. Poi con la primavera 2022 la raccolta a 10 milioni di dollari per far evolvere il gioco (qui la news).
“Abbiamo lavorato bene, ci siamo assunti i nostri rischi, abbiamo fatto errori, ma la combinazione di mosse azzeccate, giusto tempismo e sana ossessione per il prodotto fa la differenza”.
Per Umberto Canessa Cerchi il Web3 va ad una velocità impressionante e le crypto company hanno una delivery costante e rapidissima, cento volte più accelerata delle altre. «La chiave vincente? Resta il prodotto. Nella nicchia ci si aspetta risultati immediati, ma bisogna giocare di strategia, di visione. Bisogna fare educazione. Beccare il momento giusto è tutto. Noi abbiamo lavorato bene, ci siamo assunti i nostri rischi, abbiamo fatto errori, ma la combinazione di mosse azzeccate, giusto tempismo e sana ossessione per il prodotto fa la differenza. In Italia ci sono un sacco di progetti belli. Oggi le skills sul gaming ci sono tutte e il mercato è fiorente. Ma il bello del Web3 è che tutto è sovranazionale, gira ovunque, non importa dove sei e con chi sei», precisa Umberto. Guardare oltre, in una logica allargata, andando oltre gli slogan e i luoghi comuni. «Il metaverso? Se giochi da vent’anni in fondo ci sei già dentro. Questo mercato ti richiede di non aspettare. Il futuro? Gioco, gioco, gioco». E se lo dice lui, conviene credergli.