«Sono tanti i ragazzi che vivono il calcio dilettante come se fossero professionisti. Hanno solo due allenamenti a settimana magari, ma la storia di Jamie Vardy va oltre il calcio. Molti di loro si immedesimano: restano sui campi di provincia coltivando il sogno. Chissà, prima o poi arriverà una squadra mi porterà alla svolta?». Mauro Taino è giornalista e conduce sul canale CR1 il programma live “Diretta Grigiorossa”. Lo abbiamo intervistato per commentare la notizia che da settimane ha conquistato i tifosi di una squadra che sogna la salvezza, ma che vorrebbe osare qualcosa di più.
Jamie Vardy, leggenda del calcio inglese che nel 2016 ha scritto la pagina storica dello scudetto con il Leicester di Claudio Ranieri, è da qualche settimana il nuovo idolo di Cremona. I grigiorossi, tornati in Serie A, non potevano chiedere di più da questo inizio di campionato: le due vittorie contro Milan e Sassuolo hanno posizionato i giocatori di Nicola in cima alla classifica. Lunedì 15 settembre i grigiorossi sfideranno in trasferta il Verona e a pochi giorni dalla vigilia del possibile esordio in campionato, abbiamo ripercorso la storia di un underdog arrivato in una delle tante provincie italiane.

La storia di Jamie Vardy
«Da giovane era stato scartato dallo Sheffield Wednesday e così è rimasto impantanato nella categoria dei dilettanti – ci ha spiegato Taino -. Ci dobbiamo immaginare un calcio di provincia nella campagna inglese». Arrestato nel 2007 a seguito di una rissa fuori da un pub in cui è intervenuto per difendere un amico, il calciatore ha dovuto indossare una cavigliera elettronica. Il calcio è sempre rimasto il suo sogno, ma per sbarcare il lunario ha fatto altro. Da lì, l’appellativo di calciatore operaio. Nel 2012 è stato acquistato dal Leicester.
Storie come la sua non sono comuni nel calcio professionistico dove spesso i soldi comandano sulla forza delle bandiere. «Vardy non ha ceduto neppure all’Arsenal dopo la vittoria della Premier. Quella cavalcata con Ranieri lo ha trasformato in un simbolo: un ragazzo normale che scrive la pagina più grande dello sport da inizio millennio». Da una provincia all’altra, il nuovo attaccante della Cremonese è atterrato in un territorio poco abituato a questa visibilità globale.

La forza di un brand
Certo, Cremona ha i violini di Stradivari e le sue eccellenze legate ad artigianato e agricoltura. Ma quanto accaduto nei giorni scorsi sui social non ha precedenti. «A livello di comunicazione la Cremonese ha aperto sul sito con la notizia in italiano e in inglese: significa un cambio di marcia per andare a intercettare la grande richiesta di informazioni che c’è oggi». Un’altra scelta è quella di legare l’annuncio di Vardy agli strumenti ad arco per cui la città è famosa in tutto il mondo: lo shooting è avvenuto all’interno del Museo del Violino cittadino. «Subito lo hanno battezzato StradiVardy, rievocando lo storico StradiVialli».
Specie per una squadra che mira alla salvezza il lavoro su comunicazione e social è fondamentale per capitalizzare le grandi opportunità di giocarsi le partite di Serie A. Se a inizio agosto il profilo Instagram contava 110mila follower, a settembre dopo le vittorie in campionato e l’acquisto di Vardy il contatore segna 176mila follower. «La cremonese presidia sempre meglio questo trend social. I kit delle seconde maglie tendono da tempo a recuperare design storici», ci ha spiegato Taino.
In città si vocifera di un possibile arrivo dei tifosi del Leicester, per omaggiare il loro ex beniamino. Una realtà che non può certo ambire ai flussi della pur vicina Milano, cosa ha da guadagnare dall’arrivo di Vardy in termini di turismo? «Quello di prossimità è inevitabile, ma la scommessa è attirare quello internazionale. Lo sport e tutto il comparto food sono motori che possono accendere il turismo e generare ricadute positive».
Smaltito l’entusiasmo dell’arrivo di Vardy nella Bassa padana ora toccherà lasciare la parola al campo. Il percorso è lungo e al netto della partenza con due vittorie su due, forse è troppo chiedere a un underdog il secondo miracolo della carriera. «In Italia è complicato scalzare le gerarchie tradizionali. C’è riuscita l’Atalanta, ma ha dovuto cedere il controllo a un investitore straniero. C’è una “suggestione Leicester” per la Cremonese, ma l’obiettivo resta la salvezza quanto più tranquilla possibile. L’ultima vera squadra underdog è stata il Verona negli anni Ottanta quando ha vinto lo Scudetto». Chissà che gli dei del calcio non si incontrino lunedì prossimo proprio nella città scaligera per un ideale passaggio del testimone…