Grazie al satellite il ricercatore Julian Bayliss è riuscito a individuare un sito incontaminato sul Monte Lico. Ha quindi organizzato una spedizione di scienziati per studiare da lì il cambiamento climatico
Chi è abituato a girare in automobile in città che non conosce lo sa bene: il navigatore satellitare è uno strumento indispensabile tanto che quasi non ci riesce ad orientare senza. Al di là dell’uso che se ne fa nella vita di tutti i giorni, l’apporto di Google sembra essere fondamentale anche per chi dell’esplorazione ha fatto la sua ragione di vita. È così che il ricercatore Julian Bayliss è arrivato insieme al suo gruppo di 28 persone in cima a una montagna in Mozambico, il monte Lico, dove ha trovato una magnifica foresta pluviale mai prima visitata.
© Jeffrey Barbee
La foresta scoperta dal satellite
Sarebbe stato impossibile anche solo immaginare la presenza di quel tipo di vegetazione a quell’altitudine se il ricercatore non avesse fatto i suoi studi preparatori proprio a partire da Google Earth. Poi la scelta di far arrivare lassù un drone che ha documentato direttamente l’inaspettata scoperta. Infine la spedizione per raggiungerla, dato che la sua conformazione rendeva la montagna praticamente inaccessibile. L’arrivo degli scienziati ha permesso di iniziare uno studio approfondito del cambiamento climatico del nostro pianeta, perché lì, in quel posto disabitato, ogni variazione di fauna e flora, può essere dovuto solo al clima. La scoperta della fortesta sul monte Lico darà quindi delle indicazioni preziose per la conservazione di alcune specie vegetali dalle quali dipende gran parte dell’economia locale. Preservare la biodiversità e limitare la deforestazione rappresentano quindi importanti punti a favore della popolazione del nord del Mozambico. Ma non solo. L’uso del suolo ha delle ripercussioni anche sulla qualità dell’aria. E se viene fatto in maniera massiccia e indiscriminata alla fine le conseguenze negative le paghiamo tutti.
© Jeffrey Barbee
Il racconto della spedizione
La spedizione si è svolta nel mese di maggio 2018 e si è sviluppata in tre campi che sono stati attivi per due settimane. Nel gruppo c’erano due scalatori professionisti che hanno guidato gli scienziati fino in cima, uno chef, tre scienziati del Mozambico, che si sono occupati dei rilievi su animali e piante, un medico, un esperto di logistica e altri ricercatori che hanno svolto svariate attività. I membri del cosiddetto “dream team” hanno documentato nel dettaglio tutto quello che hanno visto e studiato. Hanno raccontato tutti i passaggi del loro viaggio in varie interviste a The Verge. L’esperienza è stata per tutti indimenticabile. Julian Bayliss, professore alla Oxford Brookes University ha descritto i momenti in cui ha scorto la foresta per la prima volta: «Unica, estremamente speciale, indisturbata, molto rara. Stavo guardando a un sito dove nessun essere umano era mai stato prima o dove solo in pochissimi erano riusciti ad arrivare».