«C’è spazio per un programma di auto al momento perché le auto stanno cambiando velocemente e le auto elettriche stanno arrivando e nessuno capisce davvero cosa è buono e cosa no». Nel suo ultimo editoriale sul Times Jeremy Clarkson ha parlato del destino del programma più famoso di sempre dedicato alle recensioni d’auto. Il trio composto da lui, James May e Richard Hammond aveva abbandonato il format dopo quel rumoroso divorzio con la BBC, che ha licenziato Clarkson nel 2015 a seguito di un litigio sul set. I colleghi erano poi ripartiti con Grand Tour su cui è però calato il sipario nel 2024. Perché allora Jeremy Clarkson torna a parlare di Top Gear?
Cosa ha scritto Jeremy Clarkson del futuro di Top Gear
Lo showman non è mai stato morbido con le auto elettriche. A differenza di James May, molto più aperto alle auto a batteria, Clarkson semplicemente detesta questi mezzi. Come ha spiegato nell’ultima puntata di Grand Tour la loro diffusione è proprio una delle ragioni per cui ha deciso di abbandonare lo show insieme agli altri due recensori. «Semplicemente non capisco o non mi piacciono le auto elettriche, quindi non sarei interessato a farlo», ha scritto riferendosi all’eventualità di proseguire con le recensioni.
Questo però non significa che non ci sia bisogno di giornalisti ed esperti che testino le auto elettriche. «Sono troppo vecchio e grasso per entrare nelle auto che mi piacciono e non sono interessato a guidare quelle che non mi piacciono». Quelle elettriche, per l’appunto. «Quando guardo un’auto a kilowatt/ora non ho idea di cosa significhi».
Jeremy Clarkson ha inteso così il futuro di Top Gear, quasi invitando i più coraggiosi a farsi avanti. «La gente pensa che Top Gear e The Grand Tour siano James, Richard e me. Ma non è così». Certo, raccogliere l’eredità di questi giganti non sarà facile, soprattutto perché parliamo di una chimica difficile da replicare e che ha appassionato milioni di spettatori in tutto il mondo, anche tra chi non saprebbe distinguere il motore dal radiatore. «Sarebbe triste se non dovesse mai tornare», ha scritto.
«Negli anni ’50 il giornalismo automobilistico era importante perché tutte le case automobilistiche stavano provando cose nuove – diversi tipi di motori e diversi tipi di cambi – e avevi bisogno di persone che ti guidassero attraverso la complessità». Con l’avanzata – suo malgrado – delle auto elettriche i bisogni non cambiano.