Da Bloober Team il seguito di una saga indie da giocare ad alto volume
Il mare che purifica, il mare che riporta alle origini. L’acqua è forse l’elemento più ricco di simboli e riferimenti psicologici. Anche l’industria videoludica pesca a piene mani da questo universo narrativo, con prodotti che raccontano di viaggi solitari, inquietanti, in un oceano di misteri. Dalla startup polacca Bloober Team, specializzata negli FPS a tema horror, è arrivato su Nintendo Switch il seguito di Layers of Fear, secondo episodio di una saga indie che può essere giocato senza per forza aver contezza di quel che è successo nel primo capitolo. Layers of Fear 2 ne riprende impostazioni e gameplay per proporre una breve storia angosciante a bordo di un transatlantico, dove un famoso attore di Hollywood – il protagonista che governiamo – deve affrontare le prove di una folle regista che, nell’affidargli il ruolo da protagonista di un film, lo ha gettato in un percorso claustrofobico.
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Layers of Fear 2: c’è nessuno?
Negli horror raccontare troppi elementi della trama significa rovinare il gusto e lo spavento della scoperta. Nel presentarvi Layers of Fear 2 ci concentreremo dunque sul pacchetto grafico di questo videogioco, la parte che risalta e che, a piccole dosi, può essere apprezzata in deviazioni esplorative. Se siete appassionati di storia, vi sentirete perfettamente a vostro agio nel camminare (o correre, dipende dal vostro coraggio) a bordo di una nave che fa da palcoscenico dell’avventura. Gli sviluppatori hanno fatto un lavoro più che discreto nel ricreare un’ambientazione piena di dettagli e oggetti fedeli all’epoca di riferimento. Dagli asciugamani alle valige, dai telegrafi alle cineprese, fino a un arredamento raffinato che spicca ancor di più. L’ordine e l’eleganza, in certi casi, faranno più paura di una stanza buia.
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Il nostro protagonista non ha armi a disposizione e questo genera un pelo di ansia quando si attraversano stretti corridoi con le pareti sporche di sangue. L’equilibrio tra mistero e panico è stato dosato con grande senso cinematografico, attivando picchi di paura che non scadono mai nel ripetitivo jump scare. Invece, Layers of Fear 2 ricorda un pò quella discesa negli abissi della mente che abbiamo provato in Under: Depths of Fear. Passo dopo passo, il giocatore è costretto a fare i conti con un burattinaio inquietante, di cui non conosciamo le reali intenzioni. Ci sta soltanto mettendo alla prova per la parte da protagonista, oppure i suoi piani vanno oltre il teatrale?
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Sound ON
Come ogni horror che si rispetti, Layers of Fear 2 deve essere giocato senza cedere a un confortevole gameplay a volume basso. Ci rendiamo conto che la colonna sonora potrà mettervi ansia – ed è questo il bello – soprattutto quando si aprono porte all’improvviso o vasi cadono a terra in un momento di apparente calma. Senza toccare vette grafiche eccelse, questo prodotto indie ci ha davvero catturati per la sua maturità e le chicche niente male che ci hanno spinto a esplorare i dettagli di questo transatlantico. Non si tratta soltanto di spalancare porte: pur non essendoci una vasta mappa, possiamo anche interagire con rubinetti, macchinari e altri oggetti soltanto per apprezzarne il funzionamento. Puro virtuosismo? Può essere, sì. O, magari, fa tutto parte del piano di chi ci ha convinti a salpare.