I tre team vincitori si sono aggiudicati il premio finale di 50 mila euro ciascuno da investire per l’ulteriore sviluppo del progetto. Il ministro Lorenzin: «Il programma mette in luce la nostra capacità di fare ricerca e innovazione, soprattutto nel campo biomedicale»
Kyme (nanotecnologie applicate alla diagnostica medica per migliorare i mezzi di contrasto), Probiomedica (fototerapia per la cura dell’infezione da Helicobacter pylori, studiata per i pazienti antibiotico-resistenti) e Postbiotica (nuove terapie a base di derivati di batteri ottenute grazie a un innovativo metodo di fermentazione per prevenire e curare le infiammazioni) sono le tre startup vincitrici della seconda edizione di BioUpper. I tre team vincitori si sono aggiudicati il premio finale di 50 mila euro ciascuno da investire per l’ulteriore sviluppo del progetto, grazie alle loro proposte negli ambiti delle biotecnologie e dei dispositivi digitali. A giudicarli e valutarli è stata una giuria costituita da soggetti provenienti dal mondo delle imprese, della ricerca, della finanza e delle istituzioni, attivi nello sviluppo di nuove imprese ed esperti nelle aree di supporto all’imprenditorialità. Con il pitch di oggi i partecipanti hanno potuto dimostrare i progressi conseguiti negli ultimi due mesi con il programma di accelerazione volto a sviluppare la propria strategia di business. BioUpper è un’iniziativa promossa da Novartis e Fondazione Cariplo a sostegno dei giovani talenti che vogliono creare una startup nelle scienze della vita, in collaborazione con PoliHub (l’incubatore della Fondazione Politecnico di Milano) e con la validazione scientifica di Humanitas, gruppo ospedaliero e avanzata struttura di ricerca, si conferma una solida realtà per i giovani startupper italiani nel panorama italiano del biotech e lifescience.
Iniziativa forte e valida che continua a crescere
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin ha premiato nella sede del Ministero della Salute i tre team vincitori. «Sono molto contenta di premiare i vincitori della seconda edizione – ha commentato Lorenzin – il fatto che questa iniziativa stia continuando a crescere ne testimonia la forza e la validità, grazie alla collaborazione tra istituzioni, istituti di ricerca, ricercatori, strutture sanitarie, aziende e investitori. Il programma mette in luce la nostra capacità di fare ricerca e innovazione, soprattutto nel campo biomedicale, dove i nostri ricercatori si distinguono per essere al top nel mondo. Spero che tutto questo possa avere una ricaduta in termini di brevetti e crescita imprenditoriale nel Paese: il trasferimento tecnologico è uno degli aspetti su cui sta puntando moltissimo il Ministero della Salute».
Un percorso imprenditoriale credibile per le migliori idee di business espresse dalle life sciences
«L’ospitalità offerta dal Ministero della Salute alla finale di BioUpper 2017 testimonia l’importanza della collaborazione attiva tra soggetti pubblici e privati nel disegnare il futuro delle bioscienze in Italia – ha dichiarato Georg Schroeckenfuchs, CEO e Country President di Novartis Italia – l’esperienza positiva di BioUpper indica un percorso imprenditoriale credibile per le migliori idee di business espresse dalle life sciences nel Paese. Idee che sanno integrare le più avanzate tecnologie disponibili, creando soluzioni che migliorano l’offerta di salute ai pazienti e, allo stesso tempo, contribuiscono a salvaguardare la sostenibilità del sistema. Proprio nella capacità di promuovere ‘l’innovazione sostenibile’, nel panorama della sanità italiana, credo risieda una delle più significative qualità di BioUpper».
La ricerca deve essere sostenuta dall’innovazione
«BioUpper è sinonimo di qualità nel mondo delle startup e fino ad oggi ha permesso a tanti giovani di realizzare il proprio sogno e alla ricerca scientifica di perfezionare nuove idee al servizio del settore biomedicale – ha affermato Giuseppe Guzzetti, Presidente di Fondazione Cariplo – aver ospitato quest’anno la seconda edizione di BioUpper in Cariplo Factory, l’hub della Fondazione dedicato a progetti di open innovation, ci ha permesso di entrare ancora di più nel vivo della competizione. La qualità e l’originalità delle idee di business è cresciuta molto da un’edizione all’altra e questo è fondamentale in quanto la ricerca ha sempre bisogno di essere sostenuta dall’innovazione perché le scoperte scientifiche possano trasformarsi in prodotti e servizi utili alla collettività».
La mission
Lo scopo di BioUpper è di formare e finanziare nuove idee di impresa nel campo delle scienze della vita. L’obiettivo è favorire il trasferimento tecnologico e di competenze per consentire a progetti biotech e lifescience di strutturarsi e rendersi appetibili sul mercato. Valorizzare i contenuti e la qualità delle idee, avendo sempre come riferimento le loro effettive concrete potenzialità di business. Una formula riconosciuta anche dal mercato, che ha premiato diversi progetti della prima edizione.
Le candidature
Quest’anno l’iniziativa, che per la tappa finale ha ricevuto il patrocinio del Ministero della Salute e del Ministero dello Sviluppo Economico, ha raccolto 151 candidature, il 30% in più rispetto al 2015, a conferma della validità della sua formula innovativa. La seconda edizione di BioUpper ha beneficiato anche del contributo di Cariplo Factory che, in una logica di open innovation, si propone come punto di riferimento per le startup finaliste nella fase di go-to-market e di scale.
Dal 2015, il 60% dei progetti è impresa
BioUpper è stato lanciato nel 2015 ed ha rappresentato un’opportunità per tutti i partecipanti. Il 60% dei team della prima edizione si è costituito in impresa, mentre il 40% sta continuando la fase di sviluppo del proprio progetto. Il 70% dei team, inoltre, ha stretto delle partnership commerciali e il 50% di questi ha già chiuso contratti con i primi clienti. L’80% dei progetti, poi, ha raccolto investimenti per oltre 2.000.000 di euro, provenienti in particolare da investitori privati e venture capitalist.
Gli altri team in gara
BTeam. Lavora sul bromotimolo, nuovo potente antibatterico, sviluppato grazie a un processo di produzione a basso costo ed ecosostenibile, che ha dimostrato di essere un efficace principio attivo sia per l’igiene personale sia per la disinfezione di tutte le superfici.
Golgi. La prima stampante 3D che permette a centri di ricerca di stampare tessuti biologici tridimensionali, da impiegare nell’ambito della ricerca farmacologica, biomedica e cosmetica, consentendo di personalizzare la fase di sperimentazione in vitro e abbatterne i costi.
Holey. La piattaforma permette alle strutture sanitarie di stampare in 3D tutori ortopedici, assicurando una forte riduzione dei costi rispetto ai tutori commerciali e riducendo le complicazioni rispetto al gesso tradizionale. I pazienti utilizzano così dispositivi personalizzabili, antiallergici e resistenti all’acqua.
Newrosparks. Sistema che aiuta a smettere di fumare mediante un dispositivo indossabile che aumenta la capacità di controllo sulla dipendenza da nicotina.
PD-Watch. Offre un monitoraggio continuativo e non invasivo del tremore causato dalla malattia di Parkinson, che permette allo specialista di supportare la diagnosi precoce e controllare al meglio l’evoluzione della malattia da remoto.
Woundviewer. Sistema 3D per il monitoraggio e la valutazione automatica delle ulcere cutanee, che colpiscono il 2% della popolazione mondiale. Un algoritmo di intelligenza artificiale elabora autonomamente i dati provenienti dal dispositivo e ne restituisce i parametri oggettivi necessari a supportare lo specialista nella scelta terapeutica appropriata. L’utilizzo di WoundViewer riduce dunque sensibilmente i tempi di guarigione e di conseguenza i tempi e i costi di ospedalizzazione.
Watchme. Dispositivo per la cura dei bambini con ritardo cognitivo che consente di supportare l’intervento riabilitativo a casa coinvolgendo in modo attivo i genitori.