Ogni anno imbottigliamo oltre 14 miliardi di litri d’acqua. Il consumo è in crescita e la plastica sta diventando sempre più un problema
L’acqua dei nostri acquedotti è tra le più controllate al mondo. Eppure il nostro Paese “beve” non meno di otto miliardi di bottiglie di plastica l’anno. Cifra astronomica che ci rende i primi consumatori di acqua minerale in Europa.
I numeri dell’acqua minerale
Secondo il report di Legambiente e Altraeconomia “Acque in bottiglia 2018“, nel nostro Paese si consumano annualmente, pro-capite, circa 206 litri di acqua minerale. Dato astronomico, che non solo ci posiziona al primo posto in Europa ma persino al secondo posto al mondo dietro solo al Messico (244 litri annui). Che, però, ha ben altri acquedotti: mal messi e meno controllati dei nostri. E, soprattutto, ha tutt’altro clima: siccitoso, che certo non agevola la sussistenza di fonti e corsi d’acqua.
Il giro d’affari dell’oro blu: tra i 7 e i 10 miliardi
Con quasi 140 stabilimenti e oltre 260 marchi presenti sul nostro territorio – si legge nello studio di Legambiente e Altraeconomia – sono 14 miliardi i litri di acqua minerale imbottigliati nel 2016 (erano 12 miliardi nel 2010), di cui oltre il 90% destinato al consumo nel nostro Paese.
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“L’imbottigliamento di acque minerali è un vero e proprio business. Un giro d’affari che oscilla almeno tra i 7 e i 10 miliardi euro e che fa fatturare circa 2,8 miliardi all’anno alle aziende concessionarie a fronte di un corrispettivo che entra alle Regioni di appena 18 milioni (lo 0,6% del fatturato delle aziende imbottigliatrici)”.
Ci guadagnano tutti, tranne lo Stato
Infatti, nonostante il mercato sia tanto florido e l’acqua un bene in mano allo Stato, le Regioni non riescono a guadagnarci. “L’85% delle Regioni – si legge nel rapporto – applica un canone in funzione degli ettari dati in concessione alle diverse società; il 29% invece applica anche un canone in funzione dei volumi emunti mentre l’86% delle Regioni applica il canone relativo ai volumi di acqua imbottigliati dalle compagnie detentrici del titolo”.
I concessionari pagano 2 millesimi al litro
Per quanto riguarda i prezzi applicati ai canoni di concessione si passa da un minimo di 21,38 euro per ettaro previsto in Emilia Romagna ai 130 euro/ettaro previsti in Puglia o in Veneto, con una media generale di 51,90 euro/ettaro.
I canoni applicati invece per le acque emunte e imbottigliate hanno un prezzo medio di 1,15 euro/metro cubo. La situazione – concludono gli analisti di Legambiente – rimane ancora molto eterogenea, con un fattore comune: ancora oggi tutte le aziende che hanno una concessione per imbottigliare l’acqua possono contare su costi da corrispondere alle regioni del tutto irrisori.
“Nel migliore dei casi – si legge – si arriva al pagamento di 2 millesimi di euro al litro. Una cifra impalpabile di ben 250 volte inferiore ai 50 centesimi al litro del supermercato (che pagano i cittadini quindi). Che può arrivare a rappresentare un costo 1.000 volte inferiore rispetto i 2-3 euro al litro dei bar”.
Fiumi di plastica
I risultati? Sono quelli ripresi proprio in questi giorni dal nostro Alessandro Di Stefano, che ha fatto un giro lungo gli argini del Po riprendendo ciò che la recente siccità ha portato a galla: fiumi di plastica. Naturalmente, non stiamo attribuendo le responsabilità agli attori del mercato dell’acqua minerale.
Il solo responsabile di simili scenari è, esclusivamente, la maleducazione dei cittadini. Certo è che meno plastica in circolazione vorrebbe dire meno rifiuti non biodegradabili in giro. Ma, come abbiamo visto, nemmeno il bando europeo fermerà la diffusione dei prodotti plastici. Dove non arriva la legge è allora auspicabile arrivi il senso civico.