Attiva dal 2013, l’associazione nata da Ferrario e De Vecchi dà lavoro anche a disoccupati, migranti e disabili ma, finora, non ha ricevuto finanziamenti
Dare una seconda vita a oggetti che non si usano più è il processo di riciclo che avviene nella Casa del Riuso, associazione nata nel 2013 a Rozzano (Milano) con il patrocinio di Banca Popolare Etica, il sostegno di Fondazione I Care Ancòra, CAV Rozzano, Laboratorio Archimede e A.Ge Ha, in collaborazione con Casa di Betania e Agesci Gruppo Scout Rozzano.
Una realtà che garantisce una nuova possibilità non solo agli oggetti, ma anche alle persone, coinvolgendo nel proprio lavoro anche disoccupati, migranti e persone con disabilità.
“Il nostro cammino è iniziato nel 2013, insieme al socio Guido De Vecchi – racconta Massimo Ferrario, rappresentante legale e presidente della Casa del Riuso – con l’idea di creare valore condiviso attraverso l’upcycling, dando nuova vita alle cose e sostenendo il lavoro e la dignità delle persone“.
Da allora, nonostante le difficoltà economiche a cui l’associazione deve far fronte, le attività svolte nella Casa del Riuso non si fermano, anzi.
“Negli anni abbiamo seguito 37 persone e 20 ragazzi che hanno conosciuto la nostra realtà grazie al progetto di alternanza scuola-lavoro. Oggi il nostro team è composto da 5 assunti, di cui un ragazzo del Mali e un giovane iraniano provenienti dai centri SPRAR, due italiani e un ragazzo marocchino che ci dà una mano saltuariamente, e almeno 7 volontari, che spesso sono persone di mezza età del luogo o pensionati. Oltre a loro, ogni tanto arriva qualche tirocinante, dato che collaboriamo anche con Arimo, comunità educativa per minori che li accompagna verso l’autonomia economica, educativa e sociale e Arcò, cooperativa impegnata nella progettazione architettonica e urbana attenta alla sostenibilità ambientale“.
Upcycling e riciclo, cosa fa la Casa del Riuso
Upcycling e riciclo sono le parole d’ordine per chi opera e lavora in questa realtà e, non a caso, lo stesso presidente è un appassionato di bricolage.
“Raccogliamo oggetti e arredi in buono stato dagli sgomberi che effettuiamo, da donazioni di privati o aziende, oppure li recuperiamo dalle piattaforme ecologiche – afferma il presidente – Una volta messi a nuovo, li rivendiamo a prezzi molto bassi, garantendo potere d’acquisto anche ai ceti meno abbienti della società. Eseguiamo anche consegne a domicilio, a patto che i destinatari si trovino in zone limitrofe alla nostra sede, in via Ariosto a Rozzano”.
Nella Casa del Riuso si può trovare qualsiasi cosa: da lampadari a mobili; da abiti a libri; da elettrodomestici a dischi, poltrone, posate, orologi, macchine fotografiche, cineprese e proiettori.
I lavoretti che i ragazzi dell’associazione effettuano consistono in piccole riparazioni su oggetti non perfetti oppure in restauri solo su richiesta dello stesso cliente.
“In media, eseguiamo 2/3 sgomberi alla settimana, durante i quali vuotiamo non solo case ma anche box e cantine – afferma Massimo – I nostri clienti, che inizialmente ci hanno conosciuto per passaparola, spesso ci fanno visita al negozio all’interno del nostro capannone in via Ariosto. Tutti i pomeriggi dalle 14,30 alle 18 e il sabato dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18, è possibile venire qua a guardare, comperare o donare qualcosa. Entro (ci auguriamo) fine febbraio, tutti i nostri oggetti saranno visibili anche online, in una sezione del sito appositamente dedicata, che fungerà da vetrina”.
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Finanziamenti? Per adesso, nessuno
“Devo affermare, a malincuore, che in questi anni nessuno ha finanziato il nostro progetto e che sostenere questa attività ha un costo. Recentemente abbiamo anche acquistato un furgone in leasing per entrare anche nell’Area C di Milano – racconta Massimo – Inizialmente, avevamo stipulato una convenzione con il comune di Locate Triulzi, il quale, però, ad oggi è debitore nei nostri confronti. E questo mi dispiace molto, anche alla luce del trend, in crescita costante. Per adesso, grazie ai nostri ingressi, riusciamo a sostenerci e il nostro fatturato supera i 100.000 euro annui, ma non abbiamo guadagni. Tutti coloro che, quindi, volessero aiutarci, sono i benvenuti”.