Su console d’ultima generazione la rimasterizzazione di Diablo II e dell’espansione Lord of Destruction
Non è mai facile fare una remastered. Soprattutto se il titolo in questione ha una nutrita schiera di proseliti. C’è sempre chi è pronto a dire che non è stato fatto abbastanza, che il lavoro svolto è piuttosto pigro, e chi accuserà che si è andati oltre, profanando lo spirito originario. Abbiamo atteso a lungo prima di scrivere la recensione di Diablo 2 Resurrected per lasciare che le ore di gioco si sedimentassero e che fossimo sufficientemente lucidi da dirvi com’è stato il lavoro di restauro dei ragazzi di Vicarious Vision che hanno avuto l’onere-onore di recuperare dalla polvere Diablo II e l’espansione Lord of Destruction.
Capita spesso che, quando un gioco ti prende, si tenda a ricordarlo bellissimo, perfetto, quasi cinematografico. Non c’è un solo titolo, invece, che possa definirsi sempreverde per gameplay e, peggio ancora, grafica. Perché la tecnologia è inarrestabile, come il progresso. I giochi di 21 anni fa (Diablo 2 è uscito nel 2000, anche se c’è ancora gente che lo gioca adesso) sono invecchiati malamente dal punto di vista visivo e spesso si poggiano su regole astruse. Il nostro cervello si rifiuta di capacitarsene, perché ci sono rimaste impresse tutte quelle ore trascorse in allegria assieme a questo o a quel titolo, dunque tutto doveva essere perfetto, ma non è così. E ovviamente nemmeno Diablo fa eccezione.
Ma qui, appunto, si vede quando una remastered è fatta bene, come quella oggetto della nostra recensione di Diablo 2 Resurrected. Accesa la vostra console (è disponibile su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S e Switch), vi sembrerà infatti di non aver mai lasciato il Monte Arreat per fermare Baal, il Signore della Distruzione.
Tutto sembra essere esattamente al suo posto, come lo avevamo lasciato, invece tutto è stato rivisto e rifatto da zero. Basta premere il pulsante per ritornare alla grafica originale per rendersi conto del balzo qualitativo, inferiore su Switch (Diablo 2 è scurissimo: se prendete la versione per console Nintendo non giocatelo in mobilità), ma di gran classe su console maggiori.
Ma il lavoro di restauro non si è fermato alla grafica, o alle musiche, bensì ha coinvolto perfino i menu, adesso un po’ più pratici e adatti alle esigenze dei giocatori del 2021, anche se si vede che le migliorie maggiori sono state riservate ai piciisti, cui da sempre la saga di Activision Blizzard attinge le sue fortune. Dal punto di vista della difficoltà, anche Diablo 2 Resurrected, oggetto dell’odierna recensione, è irsuto esattamente come il Diablo II originale.
Ritrovare nell’iconica schermata del falò i sette campioni (Amazzone, Assassina, Barbaro, Druido, Negromante, Paladino e Incantatrice) che potremo impersonare e personalizzare, condurli ancora una volta nei meandri della Torre Dimenticata, attraverso la giungla di Kurast, fino alle profondità degli Inferi, è emozionante e commovente al tempo stesso. Una ghiotta occasione, per noi non più giovanissimi, di ritornare giovincelli e per i ragazzi di scoprire una pietra miliare del passato.