Associando all’articolo un certificato digitale, la startup, selezionata per partecipare, il prossimo 30 giugno, al Bootstrap di SIOS 22 Summer Edition a Firenze, è in grado di tracciare gli scambi e le transazioni fra gli utenti della piattaforma, risalire al primo venditore e riconoscergli una commissione. “Così il second-hand diventerà un’opportunità e non più una minaccia per l’intero settore”
“A differenza degli altri marketplace, nel nostro caso il protagonista è chi compra, non chi vende”. Mentre racconta la storia della sua startup, Enrico Pietrelli, ceo e cofondatore di Dresso, selezionata a gennaio dal programma di accelerazione di Nana Bianca, rimarca come uno degli obiettivi alla base del progetto sia proprio il rovesciamento del rapporto tra aziende e clienti, comune in qualsiasi negozio o piattaforma ecommerce.
“Di solito”, sottolinea Pietrelli, “è il venditore a decidere il prezzo e il momento in cui mettere un prodotto sul mercato”. In Dresso l’approccio è opposto. Gli utenti, dopo aver scelto un articolo, comunicano sull’applicazione quanto sono disposti a spendere per acquistarlo. “Attraverso il nostro database, inviamo questa informazione a tutte le persone della nostra community che hanno a disposizione quel capo di abbigliamento. Con l’obiettivo di arrivare a stabilire un prezzo basato più sulle esigenze del compratore rispetto a colui che sceglie di vendere”.
La storia di Dresso dalle origini al Bootstrap di SIOS22 Summer Edition
Fondata a Firenze a giugno del 2020, Dresso è stata inserita a gennaio del 2022 nel percorso di accelerazione di Nana Bianca ed è stata selezionata per partecipare al bootstrap in occasione di SIOS22 Summer Edition, in programma a Firenze il prossimo 30 giugno negli spazi dell’Innovation Center di Fondazione CR Firenze, che ospita l’headquarter di Nana Bianca.
Oltre ai tre soci fondatori – il ceo, Enrico Pietrelli, il cto, Albano Scavo, e l’imprenditore Matteo Tugliani -, la startup può contare al momento su una squadra di 14 persone. “La moda è il secondo settore più inquinante del mondo e, con l’arrivo del fast fashion, si è passati da avere due collezioni all’anno a 52. Il nostro scopo è offrire un’alternativa sostenibile a livello ambientale ed economico a un comparto che costituisce l’8% del Pil italiano”, afferma Pietrelli.
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Blockchain e tracciabilità degli scambi, la formula di Dresso
La ricetta della startup toscana si basa sull’applicazione di tecnologie esistenti al mercato del second-hand. Un modello di business a oggi unico in Italia, in cui vengono utilizzati i tag Nfc e, soprattutto, la tecnologia blockchain, per controllare gli scambi di prodotti all’interno del database di Dresso. “Associamo a ciascun articolo un suo certificato digitale”, spiega Pietrelli. “In questo modo, ogni volta che si effettua uno scambio di merce e la relativa transazione nella nostra piattaforma, possiamo tracciare il certificato digitale a essa abbinato, tramite blockchain”.
Così facendo, il marketplace è in grado di assicurare la trasparenza di ogni passaggio del prodotto e, aspetto più importante, risalire al venditore originale, riconoscendogli una commissione prestabilita. “Il second-hand può quindi diventare un’alternativa reale anche per i marchi del fashion”, evidenzia il ceo di Dresso. “Pur senza produrre nuovi capi, le aziende possono comunque continuare a guadagnare per l’intero ciclo di vita del prodotto. Esistono accessori che vengono scambiati più di 30 volte o che acquisiscono valore dopo la prima vendita”.
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Collaborazioni che hanno aiutato Dresso a raggiungere i primi obiettivi finanziari. Dopo aver concluso lo scorso aprile un finanziamento seed di 500mila euro, i tre soci puntano ora a ottenere un round di finanziamento dal valore di 1,5 milioni di euro entro la fine dell’anno. Intanto, il valore della società continua a salire, rispettando le buone premesse: la valutazione precedente all’ultimo investimento era infatti già pari a quattro milioni di euro.
Dalla condivisione al metaverso: ogni prodotto ha la sua identità digitale
Un ulteriore salto di qualità dipenderà dal destino delle nuove opportunità offerte dal Web3, in base alle quali potrebbero nascere nuove funzionalità all’interno dell’app. “Ognuno all’interno della nostra community potrà mostrare il suo outfit preferito agli altri iscritti alla piattaforma, taggando i vari articoli”.
Secondo Albano Scavo, cpo e cofondatore di Dresso, l’aspetto della condivisione è centrale anche per le nuove frontiere del settore della moda. “Basti pensare alle prime sfilate nel metaverso, in cui si potevano indossare gli Nft dei vari marchi del fashion. Oltre alla tracciabilità, chiedere agli utenti di caricare il certificato digitale dei propri prodotti contribuisce a dotarli di una nuova identità, in aggiunta a quella fisica: appunto, quella digitale”.
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L’influencer propone l’abbigliamento, l’utente il prezzo
In un sistema posto a metà fra nuove tecnologie e social media, l’influencer marketing è una componente fondamentale. “Stiamo studiando come realizzare degli Nft per poter arrivare un domani a vendere fisicamente dei capi di abbigliamento sponsorizzati da personalità note nell’ambito del fashion. Si tratterebbe comunque di servizi premium dell’applicazione, che al momento è totalmente gratuita”, precisa il cpo di Dresso.
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Tuttavia, già oggi, seppure in modo indiretto, il ruolo degli influencer è molto importante per il modello di business lanciato dalla startup toscana. “Gli utenti scelgono quale prodotto vogliono comprare anche in base ai contenuti pubblicati dai personaggi famosi”, sostiene Pietrelli. “Formulano poi un’offerta unica a tutti i venditori presenti sulla piattaforma, che hanno quel tipo di prodotto. Rovesciando di fatto il rapporto uno a uno tra azienda e compratore, applicato in qualsiasi rivenditore online e fisico”. All’insegna di un’alternativa circolare e sostenibile, tanto necessaria quanto difficile da trovare nel vario e complesso mondo della moda.