Per il suo titolo di debutto, la startup dei videogiochi Stubby Games si è ispirata a un grande classico dei puzzle in prima persona: Portal
A una prima occhiata The Entropy Centre può sembrare un Half Life, alcune ambientazioni paiono invece tratte da un Doom o da un Quake. Ma la verità è che la startup Stubby Games, al suo debutto nel mondo dei videogiochi, ha preso palesemente ispirazione dal titolo dei Valve: Portal.
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The Entropy Centre, dimmi che sei Portal senza dirmi che sei Portal
Sviluppato da un solo artista residente a Brighton, città britannica dell’East Sussex, The Entropy Centre ci porta all’interno di un laboratorio tecnologico all’avanguardia mentre un evento apocalittico ha distrutto il mondo. L’eroina di cui prenderemo il controllo non ha la minima idea di come sia finita lì ma, per sua fortuna, mette presto le sue mani su ASTRA, un dispositivo comandato da un’IA piuttosto impertinente che può scansionare la cronologia spazio-temporale di un oggetto e spostarlo nel passato.
In parole povere, è un fucilozzo che, anziché sparare pallettoni, può spostare le cose avanti e indietro nel tempo. Vista la quasi totale assenza di nemici (in realtà qua e là ci sono alcuni robot di guardia divenuti aggressivi) e data la presenza di un’infinità varietà di enigmi, inutile dire che quest’arma molto particolare sarà utilissima. Di più, sarà la chiave di volta di ogni rompicapo presente in The Entropy Centre.
Alcuni enigmi sono elementari: sparando il raggio di ASTRA su un pannello comandi eroso dalla ruggine e avviluppato dalla vegetazione, per esempio, lo riporteremo al tempo in cui era perfettamente funzionante; puntando l’arma sulle macerie di una scala le vedremo ricomporsi nella struttura che fu. Altri, per fortuna, sono invece più ricercati e chiederanno di ricorrere a stratagemmi meno ovvi, rendendo la sfida più piacevole.
Come se tutto ciò non bastasse, in alcuni frangenti la presenza di nemici o lo sbriciolarsi della struttura in cui siamo imprigionati richiederanno di riflettere molto velocemente. Talvolta è possibile morire per aver commesso un solo errore: frustrante, è vero, ma in fondo abbiamo sempre a che fare con un puzzle game che ha come ossatura il try and error.
Davvero piacevoli, invece, gli scambi di battute tra le due co-protagoniste: Aria, la nostra alter-ego e ASTRA, caratterizzati da un umorismo tipicamente britannico, ma resi per l’occasione con un soddisfacente doppiaggio in italiano. Allo stesso modo, anche le ambientazioni sono in grado di strappare qualche sorriso, proponendo contesti inusuali che esulano dai canoni di riferimento.
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Se è vero che qua e là si ha l’impressione che il gioco prenda anche troppa ispirazione da Portal 2, è anche vero che è doveroso usare come modelli i titoli migliori. In più, questa produzione britannica riesce comunque a farsi strada tra i mille cloni del gioco Valve con idee proprietarie, senza essere mai davvero derivativa. Insomma, con le dovute proporzioni, rappresenta senz’altro il miglior episodio apocrifo visto nell’ultimo periodo, sicuramente l’antipasto più gustoso in attesa di Portal 3.