Secondo l’Osservatorio Innovazione Digitale per la Cultura, nel 2023 il 54% dei musei ha investito in innovazione, mentre il 74% ha digitalizzato almeno parte della collezione e il 29% ha adottato strumenti di intelligenza artificiale. Ma, al lato pratico, l’arte in Italia quanto è digitale? E che cosa manca per renderla accessibile davvero a tutti? In questa prima puntata di art startup, un nuovo appuntamento che vi accompagnerà nei prossimi martedì estivi su StartupItalia ne abbiamo parlato con un ospite d’eccezione: Vittorio Sgarbi. Ma prima di raccontarvi che cosa ci ha detto, scopriamo un po’ di dati sullo stato dell’arte digitale nel nostro Paese.
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I numeri dell’arte digitale italiana
Sempre secondo i dati forniti dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, lo scorso anno il numero di visitatori di musei, monumenti e aree archeologiche italiani è cresciuto del 16% e le entrate hanno raggiunto un +27% sullo stesso periodo. Anche per i teatri l’andamento è stato positivo, sebbene con tassi di crescita più contenuti (+6% degli spettatori e +5% delle entrate). E nonostante le istituzioni culturali negli ultimi anni abbiano fatto passi in avanti in termini di attenzione alle performance economiche, da quanto emerge dalla ricerca, il 44% dei musei italiani, così come il 31% dei teatri, presenta ancora barriere architettoniche per l’accesso e la mobilità.
Quanto si investe in tecnologia
Il digitale continua a rappresentare un volano di innovazione per molte istituzioni culturali, anche se non per tutte: il 54% dei musei ha investito in questo campo solo nell’ultimo anno, concentrandosi su servizi di supporto alla visita e di catalogazione e digitalizzazione della collezione. Puntando l’attenzione su questo fronte, grazie anche a un impulso da parte dei finanziamenti pubblici, il 74% dei musei ha digitalizzato almeno parte della collezione e circa la metà di questi ha pubblicato sul proprio sito web le opere digitali. Sebbene l’esigenza di digitalizzare il patrimonio sia molto sentita, si riscontra ancora poca chiarezza sugli scopi per cui farlo. Il 68% del campione dichiara, infatti, di non avere una chiara strategia.
Mentre negli anni della pandemia si è assistito a un potenziamento dell’offerta di biglietteria online sui siti dei musei, la distribuzione indiretta su canali digitali rimane ancora poco valorizzata. Solo l’1% delle vendite deriva, infatti, da intermediari come le Online Travel Agency (OTA) e il 6% dai siti dei concessionari. Nei teatri i valori sono maggiori (rispettivamente 2% e 20%), ma in entrambi i comparti il potenziale di crescita è molto alto e può costituire un’opportunità di visibilità. La distribuzione online è anche una fonte preziosa di dati. Tanti teatri usano le informazioni provenienti dalla biglietteria per migliorare la gestione operativa (57%), ma anche la pianificazione strategica e culturale; ad esempio, per rivedere il palinsesto degli spettacoli (39%).
Intelligenza artificiale e altri trend
Sempre dai dati che emergono dall’Osservatorio, il 14% dei musei, monumenti e aree archeologiche già fa uso dell’AI per creare contenuti come testi per la newsletter o immagini per i post social. Vi sono, poi, applicazioni con un maggiore livello di complessità, che comportano la necessità di istruire l’algoritmo con informazioni specifiche detenute dalla singola istituzione, sia per quanto riguarda l’offerta di servizi al pubblico (ad esempio tramite i chatbot di cui il 3% dei musei italiani dichiara l’utilizzo) sia per la gestione archivistica o l’analisi dei dati. Un ulteriore livello di complessità è quello della creazione di servizi o prodotti che afferiscono ad attività curatoriali, di ricerca e restauro, ma anche alla creazione di veri e propri contenuti culturali.
Le implicazioni dell’uso dell’AI generativa sono utili anche in termini di accessibilità, principalmente a livello linguistico (con la possibilità di tradurre contenuti testuali e audio immediatamente e simultaneamente in varie lingue). Altre soluzioni digitali interconnesse all’accessibilità sono la realtà aumentata, virtuale e mista, offerte a supporto dell’esperienza di visita dal 29% dei musei con una maggiore penetrazione nei musei più grandi.
La parola a Vittorio Sgarbi
Del tema musei, arte e digitalizzazione, ne abbiamo parlato con Vittorio Sgarbi, che ci ha svelato la sua opinione su come sarà l’arte italiana del futuro.
Oggi quanto è digitale l’arte secondo lei?
Credo che in Italia siamo abbastanza avanti sul tema della tecnologia applicata al comparto artistico e c’è molta esperienza anche da parte degli artisti stessi.
Per contro, la perdita delle attività legate all’artigianato è sempre più forte. Qualche consiglio?
Credo che sia un dovere preservare il nostro grande patrimonio artistico. Tutto questo si dovrebbe fare a partire dalle scuole, che devono abituare i ragazzi ad averne rispetto e conservarlo nel migliore dei modi, con l’idea di incentivare sempre di più la pratica artistica. Non possiamo perdere la nostra eccellenza nell’artigianalità.
Secondo le ultime stime, sono stati oltre 57 milioni i visitatori dei musei italiani nel 2023. Si può fare di più?
Sicuramente, si può sempre fare di più, ma già questo è un ottimo risultato rispetto al passato. Questo è un settore che, indubbiamente, ha bisogno di innovazione, ma credo che oggi si stia avanzando in questa direzione in modo convinto e determinato. Il potere innovativo è molto legato alla capacità di coloro che insegnano, alla passione e alla convinzione: questi sono elementi che devono essere sempre presenti.
Secondo lei quali sono i musei più tecnologicamente avanzati in Italia?
Beh, direi che sono diversi. Così a primo impatto mi vengono in mente quelli di Parma, gli Uffizi di Firenze, la Galleria Borghese. Devo ammettere che nel corso degli ultimi anni, gli impegni economici verso la digitalizzazione da parte dei direttori museali sono sempre più in crescita.
Secondo lei come si possono avvicinare i più giovani al mondo dell’arte?
Io credo che per avvicinare i giovani all’arte sicuramente la chiave siano i social network. E sulle piattaforme alcuni enti museali dovrebbero essere sempre più presenti.
Di recente ha affermato che i musei italiani dovrebbero essere gratis per i cittadini. È ancora di questa opinione?
Si, e lo ribadisco. I musei in Italia dovrebbero essere gratis per tutti gli italiani. L’idea di far pagare un biglietto a chi ci vive è una sciocchezza.
Secondo lei, come si evolverà il panorama artistico italiano?
Credo che le prossime evoluzioni saranno, senza dubbio, legate a come si evolverà la tecnologia, ma è fondamentale preservare il patrimonio artistico. Senza quello, non si va da nessuna parte. Personalmente non ho niente in contrario sull’utilizzo di intelligenza artificiale, anzi i virtual tour credo che siano una grande invenzione, ma non dimentichiamoci che anche l’intelligenza naturale può essere utile!