Yooka-Laylee and the Impossible Lair dimostra che i platform 2D godono di ottima salute. Così come gli ex sviluppatori della storica software house Rare
Chi segue le vicende che ruotano attorno al mondo dei videogiochi, conoscerà senz’altro quelle legate alla software house britannica Rare (Rareware). Fondata ormai 34 anni fa dai fratelli Stamper, fu una delle aziende più talentuose degli anni ’90, con all’attivo capolavori per console Nintendo del calibro di Donkey Kong Country (la serie), Banjo – Kazooie e Perfect Dark. Anche chi non segue così da vicino il settore avrà giocato almeno una volta a 007 GoldenEye, uno sparattutto in prima persona entrato nell’Olimpo dei videogames. Poi, per farla breve, la software house fu acquisita da Microsoft nel 2002 e da allora è entrata in una sorta di crisi creativa. Un gruppetto di ex Rare ha provato però a recuperare la magia di un tempo, fondando la startup indie Playtonic Games che ora presenta al mondo il suo secondo titolo: Yooka-Laylee and the Impossible Lair. La domanda è: saranno all’altezza del loro illustre passato?
Yooka-Laylee o Banjo-Kazooie?
Più di una semplice software house – qui ci sono in ballo i ricordi di una intera generazione, quella nata tra gli anni 80 e 90 e cresciuta a pane, SNES e Nintendo64 – la Rare ha consegnato alla storia soprattutto due serie: quella di Donkey Kong Country (che oggi vive grazie al lavoro dei texani di Retro Studios) e quella di Banjo Kazooie.
Playtonic Games non è al suo primo videogioco: nel 2017 (dopo un parto piuttosto travagliato) ha fatto uscire Yoka-Laylee. Un prodotto che – fin dal titolo – gridava di ispirarsi platealmente a Banjo-Kazooie, di cui gli sviluppatori britannici avevano perso i diritti (andati a Microsoft, come tutta la Rare), ma di cui conservava gli artisti che ci lavorarono. Un nome su tanti: Steve Mayles, babbo di Banjo, oggi lavora proprio in Playtonic.
In un artwork di Steve Mayles, oggi Playtonic, Banjo-Kazooie e Donkey Kong. La storia dei Rare
Il primo Yoka-Laylee era un platform tridimensionale vecchia scuola, vale a dire clone di Super Mario 64, che si sviluppava lungo mondi più o meno aperti ed estesi, zeppi di oggetti da recuperare e raccogliere. Difficile far digerire un concept simile, a tratti dispersivo, ai ragazzi nati dal 2000 in poi, ma l’effetto nostalgia per tutti quelli un po’ più anzianotti era senza dubbio riuscito.
Il primo Yooka-Laylee, uscito l’11 aprile 2017
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Yooka-Laylee and the Impossible Lair
Ora, dopo due anni, da Playtonic Games arriva un nuovo prodotto, Yooka-Laylee and the Impossible Lair che cambia le regole del gioco e anche bersaglio da imitare: non più Banjo-Kazooie ma Donkey Kong Country. Una imitazione tutto sommato legittima visto che la maggior parte di quegli sviluppatori ha lavorato al progetto originale.
Yooka-Laylee and the Impossible Lair
Abbiamo dunque per le mani un platform bidimensionale con la particolarità che due personaggi, come spiegheremo meglio tra poco, coesistono contemporaneamente su schermo. Al posto di Donkey e Diddy (dove Diddy aveva le funzioni del Super Fungo nella serie di Super Mario e, quindi, di proteggere il personaggio da un colpo assestato dai nemici), qui troviamo il camaleonte Yooka e la pipistrellina un po’ sboccata Laylee (lo humor è lo stesso, molto “british”, dei giochi Rare). Ma, di fatto, il gameplay è inalterato: si controlla solo il primo, perché la seconda serve a non morire immediatamente nel caso un mostriciattolo ci tocchi. In quel caso, volerà via e starà a noi tentare di riacchiapparla.
Yooka e Laylee
E se non ci si riesce? Meglio procedere con molta cautela, perché si pagherà il nuovo errore con la vita. E in Yooka-Laylee and the Impossible Lair si muore davvero spesso. Ma per fortuna i check-point sono altrettanto frequenti e dividono ciascun livelli in sotto-porzioni.
Impossible Lair, impossible mission?
Anche per la difficoltà media piuttosto elevata, Yooka-Laylee and the Impossible Lair strizza l’occhio ai “recenti” Donkey Kong Country Returns e a Donkey Kong Country: Tropical Freeze, firmati con successo da Retro Studios. Per uno studio indipendente come Playtonic competere con simili titoli tripla A equivale a voler rivivere la favola calcistica vissuta dal Leicester City di Claudio Ranieri quando fu incoronato campione d’Inghilterra.
Yooka-Laylee and the Impossible Lair
E Yooka-Laylee and the Impossible Lair, lo diciamo subito, gareggia alla grande. Una startup come Playtonic Games dimostra dunque di poter guardare negli occhi le software house più note e blasonate. La scelta di cambiare genere e dire addio alla terza dimensione da un lato velocizza il gioco rendendolo fruibile anche ai giocatori più giovani (i platform à la Super Mario 64 hanno fatto il loro tempo, a eccezione di Super Mario Odyssey che però ha dietro quel carrarmato di Nintendo), dall’altro evita agli sviluppatori di ricadere in alcuni errori che avevano sporcato la passata avventura legati principalmente a una gestione non ottimale della telecamera negli spazi 3D.
Sintetizzando il gameplay, in livelli bidimensionali a scorrimento (il video qui sopra illustra più che egregiamente) si raccolgono oggetti utili poi a sbloccare, in un hub 3D con visuale dall’alto (come nei “vecchi” Zelda) i nuovi stage. Qui e là, inoltre, le regole del platform bidimensionale vengono ravvivate da piacevoli (e piccole) variazioni sul tema: principalmente facili puzzle o veloci stage con sfide ad hoc.
Particolarmente gradita e utile ad allungare la longevità del prodotto la trovata di chiedere al giocatore di affrontare in seconda battuta stage già superati mutati però più o meno radicalmente da decisi interventi ambientali (fiumi ghiacciati nella stagione invernale possono essere navigati in estate, ripidi pendii di alcuni livelli possono essere scalati inondando il quadro di appiccicosissimo miele…).
Non solo: l’asticella della longevità è spinta in alto anche dalla possibilità di scovare nell’overworld tantissimi tonici (la software house si chiama Playtonic, umorismo british, appunto…) che il dinamico duo potrà ingollare per sbloccare le features più disparate (alcuni faranno assomigliare la grafica a un gioco del vecchissimo GameBoy, altre persino aumentare in modo infingardo la difficoltà).
David Wise, storico compositore dei titoli Rare, oggi collabora con Playtonic
Insomma, la carne al fuoco è davvero molta. E se, soprattutto all’inizio dell’avventura, la gestione dei due personaggi appare un po’ troppo ingessata, basta avere la pazienza di entrare in confidenza con i controlli per trovarsi immersi in un ottimo platform bidimensionale, anche se la curva della difficoltà si impenna fin da subito. Non avrà la fluidità delle produzioni Nintendo – e anche i già citati Donkey Kong di Retro Studios restano almeno mezza spanna sopra -, ma parliamo di produzioni realizzate con ben altri budget e team assai più numerosi e strutturati. Particolare non secondario, in più, è anche che Yooka-Laylee and the Impossible Lair viene venduto a 30 euro rispetto ai 60 dei titoli con cui si confronta. Insomma, almeno nei videogiochi, il Leicester City di Claudio Ranieri, alias Playtonic Games, continua a vivere la sua incredibile favola.