Stando ai dati forniti dall’azienda, il medico avrebbe un tasso di errore dello 0,3%. Dunque, su carta, ci si dovrebbe fidare. Nella pratica sarà tutto da vedere, ma intanto l’esperimento avviato in Arabia Saudita mostra una possibile evoluzione dell’AI in corsia. La startup cinese Synyi AI ha avviato una sperimentazione in collaborazione con Almoosa Health Group per effettuare diagnosi a pazienti. Questi ultimi non dialogheranno con un dottore in carne e ossa bensì interagiranno con un tablet su cui è installato Dr.Hua, il software capace di dialogare con i pazienti a cui bisogna fare una diagnosi.
«In passato l’AI ha assistito i medici, ma ora stiamo compiendo l’ultimo passo per consentire all’Intelligenza artificiale di diagnosticare e curare direttamente i pazienti», ha dichiarato in un’intervista Zhang Shaodian, il Ceo della startup. Al momento solo alcune dozzine di pazienti hanno utilizzato questo servizio sanitario, sempre sotto la supervisione di un dottore umano. Soltanto dopo questi test l’azienda si attende un eventuale via libera, che potrebbe arrivare in meno di due anni.
Come funziona il dottore AI in Arabia Saudita?
Nella clinica attiva in Arabia Saudita dove opera Dr.Hua al momento l’AI medica può effettuare diagnosi su 30 malattie, come asma e faringite. Nel corso del 2026 il numero potrebbe salire a 50 malattie e comprendere malattie respiratorie, gastroenterologiche e dermatologiche. Fondata nel 2016 la startup è stata finanziata anche da Tencent e collabora con 800 strutture ospedaliere in Cina, ma finora non aveva mai esportato la propria tecnologia.
In Cina l’Intelligenza artificiale viene utilizzata molto per quanto riguarda i lavori in ambito sanitario, ma soltanto in compiti ausiliari. Il percorso tracciato da questa startup suggerisce una maggiore autonomia dei sistemi nella presa in carico dei pazienti. In Europa, anche a seguito della approvazione dell’AI Act, simili impieghi in ambito sanitario rischierebbero di violare norme sulla tutela della privacy. Questo però non toglie che anche nel Vecchio continente ci siano startup in ambito healthcare che stanno raccogliendo capitali sulla base di progetti innovativi: il Ceo di Spotify, ad esempio, sta aprendo cliniche per scannerizzare il corpo umano con la sua Neko Health.