Chairman di Roma Startup, il suo contributo per commentare i dati sul paper di StartupItalia. «La frenata della Borsa e della liquidità delle Banche Centrali sta colpendo esclusivamente soggetti che non erano più startup in percorso di valorizzazione»
Nel rilanciare il nostro paper sui primi sei mesi 2022 delle startup italiane – con round, operazioni, crowdfunding e molto altro – ci siamo rivolti a esperti del settore, investitori e profondi conoscitori dell’ecosistema. Per commentare insieme i dati in un momento davvero complesso per l’economia nazionale ed europea. La crisi geopolitica si porta dietro quella economica, con una sfiducia generale verso il futuro. Abbiamo intervistato Gianmarco Carnovale, Chairman di Roma Startup, per capire come le aziende innovative stanno reagendo di fronte a quello che molti hanno definito l’inverno dei capitali. Scoprite di più nell’intervista in attesa dell’inizio dello StartupItalia Open Summit Summer Edition.
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Nel primo semestre del 2022 abbiamo sfiorato il miliardo di euro di finanziamenti. In tutto il 2021 ne erano stati investiti complessivamente quasi 1,4 miliardi. Come vede in questo momento l’ecosistema startup italiano?
Gianmarco Carnovale: «Guardando ai dati, l’ecosistema continua a crescere. La frenata della Borsa e della liquidità delle Banche Centrali sta colpendo esclusivamente soggetti che non erano più startup in percorso di valorizzazione. È un inverno dei capitali, come viene chiamato, ma in realtà è una frenata finanziaria che pesa solo su chi è in prossimità di andare in Borsa. Non riguarda noi, dal momento che non abbiamo prossimi unicorni».
Cosa serve per attrarre capitali e rendere l’Italia ancora più competitiva?
Gianmarco Carnovale: «Serve concentrare tutte le misure di incentivi fiscali e quelle di CDP Venture Capital per creare fondi seed e pre-seed. Negli ultimi anni, soprattutto dopo lo scoppio della pandemia, i grandi player globali investono in tutto il mondo. non richiedono più che si vada in Silicon Valley. C’è una condizione, però: le startup devono aver raccolto localmente in modo adeguato. Tutti i VC italiani dovrebbero concentrarsi su fasi pre-seed e seed, per cucinare opportunità di investimenti ai fondi globali».
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Su quali comparti merceologici si punterà maggiormente nei prossimi anni?
Gianmarco Carnovale: «I temi caldi globali su cui oggi c’è attenzione sono deeptech, life science; oltre a tutto quel che riguarda decarbonizzazione, sostenibilità, climate tech; da non dimenticare poi il filone importantissimo sulla adozione delle blockchain. Oggi i nuovi fondi globali che stanno raccogliendo cifre importanti sono in ambito blockchain. È vista come la nuova internet».
Parliamo di equity crowdfunding. Nella prima parte del 2021 la raccolta complessiva era stata di 48 milioni di euro con 72 operazioni, quest’anno le campagne di equity chiuse per le startup innovative sono state 38 per un ammontare di 18,6 milioni di euro. Come interpreta questo dato?
Gianmarco Carnovale: «Io penso che ci sia una grande crisi di fiducia nel crowdfunding, profondamente motivata. Di crowdfunding si è abusato, un po’ perché le piattaforme si sono voltate dall’altra parte e hanno lasciato svolgere campagne che raccontavano il falso con soggetti che si proponevano come scaleup. Dall’altra parte si è creato un abuso fortissimo intorno alla figura dell’investitore professionale. Ci sono un sacco di soggetti che hanno la qualifica e la vendono come servizio: mettono il 5% e lo richiedono tramite consulenza».
In Italia bisogna portare le PMI a fare innovazione, a investire nelle startup per poi magari acquisirle. Come incentivare questo circolo virtuoso?
Gianmarco Carnovale: «Il Governo dovrebbe dare un mega incentivo per aggregazioni e fusioni: a questo appello risponderebbe chi vuole crescere. Se spingi su M&A (Mergers and Acquisitions, ndr) consolidi il tessuto. Per quanto riguarda l’open innovation bisogna stare attenti: non serve l’open innnovation tra startup e aziende che non hanno cultura adeguata. Perché in quel caso stai uccidendo le prime».