C’era davvero di tutto nel profilo social di Marko Elez, fedelissimo di Elon Musk che l’imprenditore ha voluto al Dipartimento dell’efficienza governativa – DOGE, scovato dal Wall Street Journal: post razzisti, commenti sessisti e persino interventi a favore dell’eugenetica che, com’è noto, è il deprecabile pensiero alla base della Soluzione finale perseguita dalla Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Il 25enne aveva continuato a scrivere sul profilo premunendosi di cambiare soltanto nickname dopo l’incarico governativo.
Anche il DOGE perde pezzi
Ma ai giornalisti del quotidiano newyorkese è bastato seguire le tracce che quel vecchio account @marko_elez aveva lasciato dietro di sé fino a diventare un più anonimo – ma sempre molto attivo – @nullllptr. La polemica che ne è seguita è stata tale che Musk ha dovuto accettare le dimissioni del suo pupillo, su cui peraltro si sa ben poco, salvo il fatto che fosse il membro più giovane del team e che avesse seguito l’ex startupper più o meno in ciascuna realtà che ha fondato o sulla quale ha messo le mani, da SpaceX a Starlink passando per X.
![DOGE, tra le teste cadute anche quella di un fedelissimo di Musk (per ciò che scriveva sui social) dazi abp](https://cdn-magazine.startupitalia.eu/wp-content/uploads/2024/02/04112803/elon-musk-660_082518070444_092818121022.jpg)
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I suoi post peraltro hanno rinfocolato il dibattito sul fatto che non si conoscano questi privati che da settimane hanno accesso a numeri, dati, nomi e informazioni sensibili afferenti a migliaia e migliaia di persone che lavorano a tutti i livelli per il governo degli Stati Uniti.