Vittoria Paradisi, docente dell’IC Leopardi spiega il concetto di “Scuola del Benessere”, le caratteristiche e i punti chiave per realizzarla
Istituzioni, docenti, editoria: sono questi i tre mondi principalmente coinvolti nel cambiamento della scuola italiana. Se ne è parlato anche lo scorso 4 ottobre durante il convegno “La scuola del benessere” al Museo del Balì di Saltara (PU). Una delle partecipanti, Vittoria Paradisi, docente, formatrice e coordinatrice della prima classe digitale dell’I.C. “Leopardi” ci spiega il significato e le caratteristiche della scuola del benessere, raccontando l’esperienza vissuta nelle sue classi, tra le difficoltà ed i risultati positivi raggiunti in due anni di sperimentazione.
Cos’è la scuola del benessere?
Riprendendo le parole di Paolo Olivieri, dirigente scolastico dell’I.C. “G. Leopardi” Saltara (PU), le caratteristiche di una vera scuola del benessere, sono principalmente sei: dotare gli Istituti di infrastrutture adeguate, fornire soluzioni tecnologiche avanzate, promuovere il cambiamento, favorire la cultura dell’innovazione sfidando le resistenze (talora anche pretestuose), introdurre la formazione sistematica nella professione docente, valorizzazione dei docenti e delle migliori pratiche presenti nella scuola.
E’ necessario un nuovo approccio psicologico e valutativo nella scuola, insieme ad un nuovo setting di classe e d’Istituto, ispirato ai più efficaci modelli europei, con particolare riferimento alla Finlandia. “La scuola del benessere” non è soltanto un’utopia ma un progetto che sta iniziando a prendere forma e che porterà ad unun miglioramento progressivo e costante della qualità della scuola.
Che ruolo ha la tecnologia?
Per questa domanda mi ispiro invece ad Ivana Matteucci dell’Università di Urbino e del suo collaboratore Michele Ciliberti per i quali le nuove tecnologie hanno un ruolo fondamentale nella produzione del benessere nella scuola e nell’apprendimento. Non è però un processo scontato. Per far sì che ciò accada è necessario un cambiamento del modello tradizionale e l’assunzione di un nuovo approccio in cui l’apprendimento è un’attività condivisa e la comunicazione si fonda sulla relazione interattiva, reticolare, simmetrica e collaborativa.
Qual è la responsabilità della scuola?
E’ già iniziata una vera rivoluzione sociale, soprattutto da quando l’avvento del web 2.0 ha reso tutti, anche i giovanissimi, in grado di interagire con il mondo virtuale: ciò comporta una grande responsabilità per la scuola, quella di formare cittadini consapevoli, che sappiano usare il digitale in modo sicuro e critico. I docenti sono chiamati non solo a cambiare strumenti (passando dal cartaceo al digitale) ma anche a cambiare metodo ovvero “scendere dalla cattedra” per incentivare il lavoro di gruppo, promuovere l’apprendimento per scoperta, assecondare la voglia e il gusto della ricerca, preparare i ragazzi alla complessità del presente e del futuro.
Qual è l’obiettivo?
Obiettivo primario di tale lavoro è il raggiungimento delle otto competenze chiave indicate dall’Europa, tra le quali la competenza digitale. Uno dei modi concreti per farlo è assegnare agli alunni compiti significativi, come l’uso di strumenti digitali per organizzare una lezione, la creazione di un sito web, la realizzazione di un articolo di giornale. Fondamentale è però anche formare i docenti e renderli più che mai consapevoli della loro responsabilità verso la società. “Torniamo ad essere orgogliosi del nostro ruolo di docenti e del sistema educativo pubblico italiano“.
Quale potrebbe essere il contributo dell’editoria?
Per il mondo dell’editoria vorrei partire da una riflessione di Paolo Maschietti, consulente per l’innovazione digitale Mondadori Education. Un editore può contribuire a realizzare la scuola del benessere realizzando e fornendo strumenti, prodotti e servizi che siano efficaci, motivanti e inclusivi per docenti e studenti, ispirati alle indicazioni nazionali ma anche al Framework Unesco, per le competenze digitali didattiche dei docenti, e all’European e-Competence Framework 3.0 per gli studenti.
- Efficaci significa mettere lo studente in condizione di raggiungere gli obiettivi di apprendimento rispettando la personalizzazione del percorso e degli strumenti; per il docente non solo far raggiungere i traguardi competenza ma supportarlo concretamente nel percorso per raggiungerli, in tutti i momenti della sua attività quotidiana;
- Motivanti cioè adatti al linguaggio degli studenti della generazione Z, che li rendano protagonisti del processo di apprendimento, che permettano al docente di realizzare la propria metodologia didattica (laboratoriale, collaborativa, partecipata o ribaltata);
- Inclusivi non solo nel rispetto e nella personalizzazione di percorsi per bisogni educativi speciali, ma anche rispetto alle situazioni infrastrutturali e di contesto, usabili in condizioni di banda larga insufficiente, nel rispetto delle competenze digitali dell’utente e dei device disponibili (byod). Con questo spirito e con tali obiettivi sono stati realizzati il Mebook, il libro digitale interattivo, ora anche “liquido”, e la piattaforma di apprendimento Libropiuweb: per accompagnare docenti e studenti in un effettiva e proficua integrazione dei contenuti digitali e autoriali nel loro percorso formativo.
Una proposta per i libri digitali?
Per questo vorrei citare Paola Ricci, esperta di editoria digitale che durante il convegno “Scuola del benessere” ha lanciato agli editori una proposta concreta: invece di libri cartacei con estensioni digitali, perché non invertire la logica, provando a realizzare ebook, sia online che offline, con la possibilità di stampare alcune parti. Gli editori potrebbero realizzare libri digitali e poi inserirli in piattaforme, con verifiche autocorrettive, dotarli di tools e apps, arricchirli con applicazioni e contenuti digitali selezionati e recensiti, innestarli in ambienti cloud, collaborativi e aperti (in grado di favorire l’interazione), affiancarli a social-network protetti.