Lanciata con il manager Gianrico Cuppari e l’esperta di comunicazione Nina Selvini, storico team della band bergamasca, l’etichetta musicale supporta giovani talenti e artisti emergenti. “Il pop ha un linguaggio semplice, non superficiale”. L’intervista ai fondatori
Dai primi viaggi in furgoncino nei locali fuori Bergamo a un tour da quasi trenta date sold out, tra i più grandi palazzetti e alcuni dei maggiori festival estivi. La storia dei Pinguini Tattici Nucleari è quella che Riccardo Zanotti, Gianrico Cuppari e Nina Selvini vorrebbero far vivere anche a tanti giovani talenti, grazie a Nigiri. Etichetta musicale 2.0, il progetto fondato dal frontman e dai manager della band bergamasca è un acceleratore dedicato agli artisti emergenti. “Mettiamo a disposizione la nostra esperienza, i nostri contatti e, se tutto funziona, ne può uscire qualcosa di bello”, sottolinea Cuppari a StartupItalia.
Nigiri segue i musicisti in tutte le fasi del loro lavoro. Dalla produzione artistica, mettendo a loro disposizione uno studio di registrazione e l’apparecchiatura necessaria, le fasi di mix e master, fino a una consulenza nell’ambito della comunicazione: foto, video, ufficio stampa e social. “Cerco di unire i trattini che portano la musica a uscire dai club e dalle piattaforme, per incontrare altre arti e farne tesoro“, racconta Selvini, responsabile della comunicazione di tuttomoltobenegrazie, società che cura, tra gli altri, il management di Pinguini Tattici Nucleari, Rovere, chiamamifaro, Cmqmartina e Ministri.
“Quello che si cuce intorno a un artista è un vestito quanto più confortevole possibile. E, se il contenuto funziona, funzionerà anche la comunicazione“, spiega Selvini. “Per quanto non sembri, l’aspetto musicale la fa ancora da padrone e non è soltanto il marketing a creare un artista, anzi. Certo, sono cambiati i gusti e il panorama si è diversificato, ma è cresciuto anche il livello. Tutto parte dalla musica. E lì, prima o poi, ritorna“.
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“Totale libertà d’espressione per musica e testi”: l’approccio di Nigiri
Un’esperta di comunicazione, Nina, Ni, un manager, Gianrico, Gi, un direttore artistico, Riccardo, Ri. Già dal nome del progetto si può intuire come i profili dei tre fondatori di Nigiri si completino a vicenda e offrano uno spettro quasi totale delle attività che i giovani talenti devono affrontare ogni giorno. Ma senza costrizioni o limiti posti a priori. O, perlomeno, questa è l’intenzione della nuova etichetta. “Gli artisti hanno totale libertà d’espressione. Sia per quanto riguarda la scrittura dei testi sia negli arrangiamenti e nella scelta di suoni, collaboratori dal vivo e in studio”, specifica Cuppari.
“A volte si discutono i dettagli di un percorso di crescita, nel quale, in alcuni casi, gli artisti partono da zero. Ma questo fa parte del gioco e nessuno vuole imporre nulla. Cerchiamo di trasformare le potenzialità in fatti“, prosegue il manager. Anche Selvini è dello stesso parere. “Tanto più l’artista è e resta se stesso, con meno forzature possibili”, evidenzia, “più potrà avere successo sul lungo periodo”.
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Le stesse modalità sono applicate nella scelta dei musicisti da portare all’interno dell’etichetta, spiegano gli ideatori di Nigiri. “Cerchiamo in primo luogo qualcosa che ci colpisca. Resta quello il distinguo principale”, dice Cuppari. “Personalmente, sono molto istintivo nei miei ascolti. Anche per questo, non ci sono limiti di genere: siamo autonomi e liberi di muoverci dal recinto se l’idea ci attira. La libertà di movimento è un valore aggiunto e non bisogna mai rinunciarvi”.
Ciò detto, l’atmosfera, nei primi due artisti pubblicati, è riconducibile all’indie e al pop-rock italiani. La prima cantautrice prodotta è stata Angelica Gori, in arte Chiamamifaro, musicista originaria di Bergamo, che ha pubblicato lo scorso giugno il suo primo album, Post Nostalgia. Nigiri ha scritturato anche il cantautore bresciano Ytam. Matteo Marini, nome dell’artista, ha debuttato quest’anno con “Drama Compilation”.
Dai Pinguini Tattici Nucleari a Nigiri, un modello da replicare: parola a Riccardo Zanotti
StartupItalia: Come nasce l’idea di Nigiri e com’è strutturato il progetto?
Riccardo Zanotti: «L’idea nasce in maniera quasi naturale, dopo molti anni di collaborazione fra me, Gianrico Cuppari e Nina Selvini. Quando ci siamo resi conto che il nostro team funzionava molto bene sul progetto Pinguini Tattici Nucleari, abbiamo capito che c’era la possibilità di esportarlo e farlo funzionare anche su altri artisti e progetti con idee e storie totalmente diverse. Era una sfida a cui abbiamo applicato un modello che sapevamo essere funzionale ad altre realtà. Nigiri nasce semplicemente dal trovarsi bene insieme e lavorare in sintonia».
SI: In un vostro brano, canti “vorrei che il pop capisse che esistono quattro accordi diversi da questi”. Ascoltando una certa parte della musica prodotta oggi in Italia, sembra che non l’abbia ancora capito e anzi, a volte, che la musica non ci sia più.
«La preparazione e la bravura artistica sono parametri complessi da analizzare. Per quanto possano essere oggettivi, quando si parla di una cosa soggettiva come la musica pop, i giudizi traballano. Perché la musica pop ha bisogno di un linguaggio semplice, che però non significa superficiale. La semplicità può avere anche diversi layers. Un primo livello di comprensione serve a farti capire da un certo tipo di pubblico disattento, un secondo livello avvicina un pubblico che sta ad ascoltare più volte la tua canzone e la capisce fin nei piccoli dettagli, trovando le chicche. Il terzo livello è quello di chi coglie le citazioni musicali, le influenze, il sostrato, per così dire».
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RZ: «In Nigiri siamo per la crescita dell’artista come individuo. Tendiamo a convincerlo o convincerli, in caso di band, a intraprendere dei percorsi formativi perché questi ci devono essere, a priori. Parlo di scuole di formazione musicale e lirica: si interviene dove c’è più bisogno. Se qualcuno ha velleità di cantautore ma non sa ancora scrivere in modo completo i testi, posso intervenire e aiutarlo in prima persona: l’ho fatto molte volte in passato. È un tema molto importante nel nostro progetto perché, in un mondo in cui ci sono diverse nuove realtà che non sempre puntano sulla qualità, cerchiamo di essere dei buoni confezionatori di musica».
SI: Dalla musica alle parole. In oltre dieci anni di carriera, hai sperimentato molto nei testi: in generale per scrivere una canzone, occorre sentirne il bisogno.
RZ: «Ricordo un’intervista bellissima rilasciata da Gianni Rodari, in cui gli si chiedeva se consiglierebbe a un ragazzo di scrivere. Lui ha risposto così: si deve scrivere solo quando, se non lo fai, la mano ti fa così male che un tremore ti prende tutto il corpo. A quel punto, se con la febbre e i brividi non riesci ad alzarti e tutti ti vengono a trovare perché pensano che non ce la farai, allora lì scrivi. Il punto è avere fame, bisogno e necessità. Quasi una forza newtoniana, una gravità che ti spinge verso lo strumento musicale o verso il foglio, a seconda dei casi. Ognuno a suo modo, chi scrive d’amore o chi preferisce temi sociali, ha quel motivo che lo smuove. Devi avere un po’ quella forza lì».
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SI: È una forza che percepite anche nei giovani artisti in Nigiri?
RZ: «Devo dire che siamo molto soddisfatti. Non è vero che i giovani sono pigri e non hanno voglia di fare niente, anzi. Quando lavori con dei ragazzi di vent’anni che pensano alla musica da quando si svegliano la mattina a quando vanno a dormire la sera, acquisisci una forte fiducia nel futuro. Nigiri è fatta soprattutto per i giovani, per incanalare e proseguire ma anche e soprattutto per lanciare nuove tendenze e nuovi modi di fare musica».