L’intervista al fondatore Andrea Depalo. Il messaggio alle persone con disabilità: «Non lasciatevi dominare dalla vostra situazione e provate a mettervi in gioco»
«Come nei fumetti della Marvel ci siamo inventati un superpotere: essere più liberi». Andrea Depalo presenta così la sedia a ruote a seduta mobile che ha prima pensato e poi sviluppato. Un paio di anni fa ha fondato Avanchair, startup innovativa – qui il sito e qui la pagina Facebook – che ha raccolto un team complessivo di sei persone. «La seduta si muove verso l’alto, il basso, a sinistra e a destra – spiega a StartupItalia – Questo consente alle persone con disabilità di avvicinarsi il più possibile alla superficie da raggiungere e di avere un piano unico con la seduta, senza più sbalzi. Avanchair non è fatta soltanto per muoversi in città, ma anche per non restare schiavi del nostro amico-nemico quotidiano».
Avanchair, come nasce l’idea
Al momento la startup ha ultimato il dimostratore tecnologico, con cui è riuscita a validare la teoria iniziale, ovvero «integrare in una sedia a ruote un trasferimento verticale e laterale della persona con disabilità verso la superficie da raggiungere». La fase successiva è partita con il crowdfunding sulla piattaforma Eppela (qui il link), dove la startup ha l’obiettivo di raccolta di 130 mila euro. «I fondi – commenta Andrea – ci serviranno per arrivare al prototipo ready to market e attrarre così nuovi potenziali partner e investitori».
In questa avventura imprenditoriale il fondatore di Avanchair, impiegato presso un primario istituto di credito, è riuscito a coinvolgere imprenditori, professionisti e grandi aziende, proponendo loro una soluzione a un suo bisogno di autonomia quotidiana, che donasse a lui e ai suoi cari più libertà. «Quando avevo già il brevetto della sedia a ruote ho incontrato Emilio Rigolio (fondatore dell’omonima ditta di Busto Arsizio, ndr), una persona stupenda con 40 anni di esperienza nel campo della robotica e dell’automazione».
La fondazione della startup
Sul cammino di Andrea Depalo è stato decisivo anche l’incontro con Ernesto Ciorra, Chief Innovability Officer di Enel. «Mi ha dato la scintilla per dare vita alla startup. Dal momento che Avanchair va ricaricata, mi piaceva l’idea di utilizzare le colonnine delle auto elettriche nel caso mi spostassi in città. Ernesto mi ha fatto notare che la mia idea avrebbe potuto risolvere un problema a tante altre persone. E così ci siamo messi in gioco». Perché le smart city non si definiscono soltanto nella loro capacità di accogliere tecnologie all’avanguardia, ma anche nell’inclusione che riescono a facilitare. Secondo le prospettive di mercato dell’azienda innovativa il mercato di riferimento di dispositivi simili è di quasi 10 milioni di persone tra Europa, Stati Uniti e Russia.
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Una volta chiuso il crowdfunding su Eppela l’obiettivo di Avanchair è quello di avviare la produzione entro la fine del 2022. «Non escludiamo l’idea di licenziare questa fase a un fornitore esterno per rimanere focalizzati sull’innovazione nel campo degli ausili». Sul tavolo ci sono tante idee e possibilità di collaborazioni, come quella con il Centro veterani della Difesa dell’Esercito Italiano, che ha apprezzato il lavoro fatto finora con il dimostratore tecnologico. «Se non ci fosse stata la disabilità non ci sarebbe stato Avanchair. Non so se dirmi grato o meno per la mia condizione, ma vorrei comunque trasmettere un messaggio a tutte le persone con disabilità: non lasciatevi dominare dalla vostra situazione e provate a mettervi in gioco».
Avanchair: il centro di un ecosistema di servizi
La visione di Andrea è quella di utilizzare Avanchair come uno strumento tech che faciliti e inneschi altri cambiamenti per il mondo della disabilità. «Ad esempio ci sarebbero tante questioni da affrontare col settore automotive; c’è tutto il capitolo dei servizi di assicurazione, geolocalizzazione e assistenza da integrare in una sedia a ruote; senza dimenticarsi del trasporto pubblico locale: il pendolarismo delle persone con disabilità è un tema a cui in pochi pensano; infine vorrei collaborare con startup che lavorano con la guida autonoma. Insomma, Avanchair è una vera fonte di ispirazione».